Parola all'editore: L'accento

Accento questo sconosciuto? Nessun problema ce ne parla Annalisa - di Panesi Edizioni -  nella sua rubrica Parola all'Editore.  Affrontiamo qualche piccola regola di scrittura, fondamentale per presentarsi  e per lavorare al meglio.


#25  L’accento 


Quest’oggi parleremo dell’uso corretto dell’accento.

Nella lingua italiana contemporanea possiamo distinguere tra due tipologie di accento, acuto (´) e grave (`), mentre fino ai primi del Novecento veniva usato anche l’accento circonflesso (^), ormai in disuso.

Lo scopo dell’accento è quello di dare intensità ad una parola, o meglio, ad una sillaba. Non tutti gli accenti, però, sono resi anche nell’italiano scritto.

Quando si scrive, allora, l’accento?

Quando scriviamo una parola accentata stiamo apponendo un accento grafico. Nell’italiano contemporaneo, l’accento grafico è obbligatorio soltanto in alcuni casi. Vediamoli.

- In parole tronche con più di una sillaba (carità , però, virtù*)

- Alcune parole composte (ventitré, nontiscordardimé)

- In monosillabi che devono essere distinti da omonimi (dà verbo dare / da preposizione, è verbo essere / e congiunzione, là e lì avverbi di luogo / la e li articolo e pronome, né congiunzione / ne avverbio o pronome, sé pronome / se congiunzione, sì avverbio / si pronome, tè bevanda / te pronome)

L’accento grafico è invece facoltativo quando vogliamo distinguere parole scritte nello stesso modo ma pronunciate diversamente (ambito/ambìto, prìncipi/princìpi, séguito/seguìto, sùbito/subìto).

L’accento non va utilizzato al posto dell’apostrofo! Ad esempio, si scrive un po’ e non un pò, oppure, la seconda persona singola dell’imperativo del verbo dire è di’ e non dì (che significa giorno).

Quando l’accento è acuto e quando è grave?

Si usa l’accento acuto quando la vocale accentata si pronuncia chiusa (né, sé e nei composti di che, come perché, affinché, benché, nei composti di tre, come ventitré, trentatré, nella terza persona singolare del passato remoto di alcuni verbi in -ere, poté, ripeté, ecc.)

Si usa l’accento grave quando la vocale si pronuncia aperta (è, cioè, tè, caffè, bebè, karatè, ecc.)

Si potrà notare che tutti gli esempi citati terminano con la vocale e, questo perché per convenzione nella nostra lingua tutte le altre vocali possono avere solamente accento grave.

Come sempre, un buon programma di videoscrittura ci aiuterà a correggere gli errori là dove non ricorderemo se il nostro accento dovrà essere acuto o grave.

Buona scrittura!

* Esempi tratti da http://www.treccani.it

- Annalisa - 

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