Recensione: L'anno dei nuovi inizi di Bea Buozzi


La recensione di  "L'anno dei nuovi inizi", il romanzo firmato da Bea Buozzi - Morellini Editore. Ringraziamo la casa editrice per la copia del romanzo.
Ecco la recensione di Annalisa



Titolo: L'anno dei nuovi inizi
Autore: Bea Buozzi
Editore: Morellini Editore



TRAMA

Cosa accade quando una comitiva di amici si incontra la notte di San Silvestro per fare il bilancio dell'anno prossimo alla chiusura? È quello che succede ai protagonisti di questa storia. Il futuro non sappiamo cosa riservi ma anche quando sembra che sia il buio a prendere il sopravvento, poi qualcosa di meraviglioso accade. Entrerete negli appartamenti e nei diari dei personaggi che hanno vissuto in presa diretta giorni di ritrovata libertà. Sullo sfondo di una nazione che rinasce tra cinema e teatri, olimpiadi, musica e gossip. Dopo essersi abbracciati nella lontananza, imparando che una videochiamata accorcia le distanze si daranno appuntamento per un finale che è un inizio. Perché la vita trova sempre la strada giusta. Un romanzo corale di resilienza e speranza, ambientato in una Milano da scoprire fatta di scorci e di storie da raccontare.




RECENSIONE

Anno II della pandemia da Covid-19, 2021. Un anno in cui si riassapora a sprazzi un po’ di libertà, tra decreti, aperture, chiusure, restrizioni, allentamenti. Un anno intero insieme a un gruppo di amici che riscoprono l’importanza della vicinanza, fisica o virtuale, dei rapporti umani e della condivisione.

Milano si sveglia in un’alba di tinte tenui. La nebbia della notte si è dissolta sulle auto parcheggiate in via Melzo, cosparse di uno strato sottile di galaverna [...]. Persone d’improvviso accomunate da esperienze che ignoravano di condividere, ma che, nei mesi, lunghi come anni, si sono guardate dietro le tende, attraverso i balconi, in tuta o in leggings, divise universali come le canzoni e gli striscioni inneggianti a un futuro risolto.

Bea abita in un classico condominio milanese, con il marito Buk e il chihuahua Rimbaud. Ma la sua “famiglia” racchiude anche Sofia, Diana, Regina, Agnes e i ragazzi del Macondo, il loro locale di riferimento. È una donna ironica, paziente e molto legata ai suoi affetti. Tutta la storia è vista con i suoi occhi, che rendono divertenti anche le situazioni più difficili a cui abbiamo dovuto tener testa in questi anni.

Sofia è persona senza mezzi termini, caratteristica che si traduce in irregolarità e spigoli sul suo volto. L’ovale allungato, gli occhi stretti a fessura, fondi di bottiglia verdi che si incendiano di pagliuzze dorate nelle giornate in cui la luce prende forza.

Tra i diversi personaggi, a emergere è Sofia, la migliore amica di Bea. Testarda, va dritta per la sua strada e se decide una cosa, quella deve essere. Alla soglia dei quarant’anni tutto si sarebbe aspettata tranne di trovare l’amore della sua vita (oltre che di vivere una pandemia mondiale). È talmente cocciuta che o la si ama o la si prende quasi in antipatia.

È uno dei pochi aspetti positivi della pandemia, riattribuire valore ai gesti perduti.

Co-protagonista di tutta la storia è la pandemia che stiamo attraversando da un paio di anni. È in riferimento a essa che le nostre vite sono state riformulate, rimodellate, riadeguate alla quotidianità, alla socialità. Ogni situazione, seppur tragica e negativa, porta con sé la capacità di metterci davanti alla nostra vita con occhi diversi. In questi due anni abbiamo tutti dovuto imparare a convivere con noi stessi, a cambiare abitudini e a modificare quelle insite in noi. Abbiamo messo a fuoco rapporti umani e situazioni lavorative. Abbiamo imparato a dare un valore ai piccoli gesti e alle parole.

Non c’è notte a Milano in cui le luci non siano stelle cadenti sulla città. Le trovi intermittenti, a segnalare baluardi aperti; farmacie, alimentari, zone di ristoro per gli insonni. Una mappatura di lucciole che, insieme ai semafori, illumina di storie le vie del centro
E poi c’è la città, in questo caso Milano, ma una Milano che potrebbe essere ognuna delle città in cui viviamo, che abbiamo imparato a conoscere in modo diverso. Una città fatta e vissuta nelle case, nei condomini, nei pochi esercizi a cui era consentito alzare la saracinesca. Una città che misuravamo nei suoi suoni e nelle sue luci.

“Che poi era normalità quella di prima o era una vita all’interno di una ruota?”

Quella di Bea Buozzi riesce a essere una scrittura ricca di piacevole ironia anche quando si parla di momenti particolari e difficili. Gli stessi personaggi sembrano quasi delle caricature di loro stessi. Una lettura leggera da cui possono nascere molti spunti di riflessione.

 Perché leggerlo → Per assaporare una dose di utile ironia, anche in un periodo poco felice.

Buona lettura!
Annalisa

Di una cosa sono certa: c’è qualcosa di speciale in serbo per tutti e saprà dove trovarci.

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