Editore: Sonzogno
Questa ero io, Soraya Mantovani. Ventinove anni, scrittrice da trecentomila copie, idolo dei social, protagonista di una storia d’amore come ne esistono solo nei libri, icona di eleganze e cultura, al centro di una vita che rasentava la perfezione.
Soraya Mantovani è una giovane donna alle prese con il suo riscatto nei confronti di una vita non troppo generosa: una madre mai presente, un corpo che non le piaceva, una goffaggine innata. Per fortuna ha un grande talento: la scrittura, e questo le permette di scrivere uno dei libri più venduti dell’anno. Questo, tanto allenamento fisico e la sua storia-non storia con Gabriele Sabatini. Ora è una donna di successo, icona di stile su Instagram “bella e brava”.
Pur di trovare conferme del mio valore, avevo cercato la conferma suprema: Gabriele. Confondendo passato e presente, realtà e desiderio, sogno e finzione. Ne era uscito un delirio.
Gabriele Sabatini, trentadue anni, ex compagno di università di Soraya, nonché il ragazzo più desiderato di tutto l’Ateneo. Fisico da urlo, una famiglia facoltosa alle spalle, tanto ricca quando opprimente. È arrogante, strafottente, pieno di sé. La sua vita è sempre scorsa liscia. Ma sarà davvero così come si mostra? Non avrà anche lui un sogno nel cassetto?
Ogni notte mi addormentavo sentendomi in difetto. Bella , acclamata, emulata, ma sbagliata. C’era sempre quel gradino in più da scalare, il chilo in più da perdere, l’obiettivo da raggiungere. Per Sandro on era mai abbastanza, io non ero mai abbastanza.
Sandro Parisi, agente letterario e futuro marito di Soraya, nonché suo consulente d’immagine. È anche grazie a lui se lei è diventata bella e famosa. Che la veda più come “la gallina dalle uova d’oro” che come la donna della sua vita lo si capisce fin dalle prima pagine, nonostante il suo tentativo di mostrarsi preoccupato per la piega che stanno prendendo gli appuntamenti tra la sua fidanzata e Gabriele.
Era il mio trionfo. La mia rivincita sulla sofferenza che mi aveva arrecato all’università. Sei anni prima io non gli interessavo abbastanza, sei anni dopo lui non mi interessava abbastanza. Eravamo pari, almeno all’apparenza, perché in realtà l’interesse per lui non era mai davvero scemato.
La vita di Soraya scorre sull’onda del successo. Il suo libro ha stravolto tutte le classifiche ed è record di vendite per un’opera prima. Ha un fidanzato bello e affermato e il loro futuro sembra sulla via dell’affermazione totale. Unico neo: il successo si deve coltivare e la casa editrice le ha chiesto un nuovo manoscritto, ma le idee e l’ispirazione mancano. Per fortuna, o forse no, arriva Gabriele a scompigliare la sua vita con una proposta (poco) indecente: siccome il primo libro si rifà chiaramente a lui e alla loro “storia” universitaria, perché non trarre di nuovo ispirazione da una loro frequentazione?
“Tu che ne sai dell’amore, mamma?”
“Tanto, Soraya. L’ho sprecato, ma l’ho conosciuto.”
Nemmeno il rapporto con i genitori è facile per la protagonista, con un padre “normale”, ma di cui è portata a vergognarsi, dall’alto della sua fama, e una madre che ha preferito seguire la sua strada invece che crescere la figlia. Rimettersi in gioco, per Soraya, significa anche ripensare il rapporto con i suoi genitori e osservarli da un punto di vista diverso, più maturo.
Avrei scritto di quell’inesistente “noi” senza sensi di colpa, perché nei libri era concesso, nei libri potevo amare le cose sbagliate senza pagarne le conseguenze.
Si può rimanere indifferenti a chi abbiamo amato e desiderato anni prima, soprattutto se l’altro gioca sul filo della seduzione, nemmeno troppo velatamente?
Dove c’è provocazione c’è acquisto. Dove c’è amore c’è anche noia. [...] Per questo motivo i libri finiscono sul “vissero tutti felici e contenti”. Nessuno vuole sapere quello che c’è dopo. Le bollette, l’alito pesante la mattina [...]. Io do ai lettori quello che chiedono, il resto lo hanno già e non gli piace.
Qui vale davvero la formula “Galeotto fu il
libro...”. Tutto la storia si basa sul rapporto con i libri: i libri letti ai
tempi dell’università, che legano Soraya a Gabriele, il libro che l’ha fatta
diventare famosa, che la lega sia a Sandro che a Gabriele, il libro che deve
scrivere, che deve segnare la sua conferma, ma che le farà rivedere la sua vita
dalla prima all’ultima pagina.
Ogni libro che parla di noi si può leggere come un classico romance, ma
in fondo è un inno alla potenza dei libri, alla loro capacità di legare le
persone ma anche di leggere dentro ognuno di noi. Con una scrittura fluida,
tipica del genere, Noemi Antonelli ci trasporta nella vita dei suoi
protagonisti, con i quali condividiamo ansie, felicità e tormenti.
È obiettivamente difficile immergersi nei
panni di Soraya, e a tratti può anche risultare antipatica, ma è questo il
bello della letteratura: ti mette di fronte personaggi ogni volta diversi e per
i quali puoi provare affinità o avversione; l’importate è che smuovano qualcosa
dentro di noi. E i personaggi di Noemi lo fanno.
Perché leggerlo → Perché “ogni libro parla di noi”.
I libri danno voce a ciò che custodiamo dentro, che non sappiamo tirare fuori. I libri parlano per noi.
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