Review party: Per le strade di Tokyo di Nick Bradley



La recensione di Per le strade di Tokyo  di  Nick Bradley - Casa Editrice Nord. Ringrazio la casa editrice per la copia. La recensione fa parte di un review party, potete leggere le altre nei blog citati nel banner qua sopra.



Titolo: Per le strade di Tokyi
Autore: Nick Bradley
Editore: Casa Editrice Nord
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TRAMA


Tokyo è una metropoli proiettata sul futuro, in cui tutto cambia rapidamente. Ora che si sta preparando a ospitare le Olimpiadi, le gru dei cantieri punteggiano il cielo, interi palazzi vengono rasi al suolo e ricostruiti, nuove strade si aprono tra i grattacieli. Eppure, nel quartiere di Asakusa, accanto al tempio più antico della città, c’è una piccola bottega rimasta identica da secoli. È il laboratorio di un tatuatore, forse l’ultimo a usare aghi e inchiostri tradizionali. In pochi lo conoscono, e ancor meno sono disposti a sottoporsi a quella tecnica che rende i colori estremamente vivi, ma così dolorosa da spaventare persino gli uomini della yakuza. Eppure, un giorno, in quella bottega entra una ragazza a chiedere un tatuaggio che le copra tutta la schiena: una rappresentazione fedele di Tokyo, senza nessuna presenza umana. Sebbene un po’ sorpreso da quell’insolita richiesta, che necessiterà di mesi di lavoro, il tatuatore accetta. Ma dopo qualche tempo, mentre sta disegnando l’incrocio di Shibuya, non resiste alla tentazione d’inserire una gattina calico proprio davanti alla statua di Hachiko. Tuttavia, durante la sessione successiva, il tatuatore si accorge che la gatta è sparita. Incredulo, la cerca nel disegno e la vede nascosta dietro un palazzo di Ginza. E ancora eccola svanire di nuovo, per rispuntare sul tetto della stazione di Shinjuku. Come se avesse preso vita. Ciò che lui non sa è che, da quando ha inserito la piccola intrusa nel tatuaggio, una gatta calico ha iniziato a girare per le strade di Tokyo, incontrando di volta in volta persone diverse: da un senzatetto cui le ruspe hanno distrutto il rifugio a una traduttrice in cerca di fortuna; da un tassista appena rimasto vedovo a un ragazzino bullizzato che ha il disperato bisogno di un amico. Per tutti questi individui, la gatta è un’apparizione fugace, un dettaglio sullo sfondo presto dimenticato. Nessuno si accorge che è proprio lei la molla che li spinge a deviare la traiettoria del loro cammino, a incontrarsi in qualche modo, a tirare il filo che lega il destino di tutti loro.



RECENSIONE

Una città alle prese con gli enormi cambiamenti, quelli per prepararsi a un evento storico come le Olimpiadi, tante storie che si intrecciano e si perdono tra quelle strade partendo dallo studio di un tatuatore, passando per le aree dove vivono alcuni senza tetto, fino a un taxi o a una serata fuori con i colleghi.
Storie che si parlano tra loro, che a volte sembrano strettamente correlate, mentre altre si incrociano solo per attimi brevissimi. A fare da filo conduttore una gatta misteriosa, dai suggestivi e magnetici occhi verdi, che è come un'accompagnatrice per noi lettori, una sorta di Virgilio che ci aiuta a districarci nelle storie, in questi brevi attimi di vita. Li chiamerei flash, che ci regala l'autore e durante i quali conosciamo alcune delle tante storie che può raccontare una metropoli come Tokyo
Vite perdute, recuperate, vite lasciate scorrere, vite fatte di segreti e di passioni, in cui molto resta nascosto dietro a un velo. Non sappiamo mai tutto dei protagonisti di Per le strade di Tokyo di Nick Bradley, non conosciamo tutti gli aspetti della loro vita, ma solo quegli attimi fugaci che l'autore ci permette di osservare.

Certe volte ho l'impressione che questa città sia un unico, immenso organismo. È come un essere umano di cui tutti facciamo parte. Ma dobbiamo muoverci entro i limiti delle strade, dei canali, delle gallerie, delle linee ferroviarie. È come se i nostri percorsi fossero già stati tracciati e noi non avessimo modo di deviare.

Lo sfondo è suggestivo: Tokyo è una città dai mille volti, un luogo che a tratti appare come una contraddizione, un posto dove passato e presente si mescolano e diventano un mix perfetto, irresistibile e al tempo stesso qualcosa con cui misurarsi. E lo stesso fanno i protagonisti di questo romanzo, di questo intreccio di vite: sono personaggi che si muovono  tra tradizioni e modernità, in un costante equilibrio. Il risultato è affascinante, quello che resta al lettore è la sensazione di un mondo lontano, stupefacente, condito da un pizzico di magia che ci spinge a guardare oltre. E a vedere la vita vera, vissuta, fatta di inciampi, di perdono, di rinascita, di scoperte. Come quella che la solitudine non è liberatoria, oppure che per provare a perdonare prima bisogna dire bentornato a casa.
Quella orientale è una cultura da cui imparare molto e che mi affascina da sempre.

Quell'onda di nostalgia che ti ricorda che non potrai mai tornare a casa. Che quei due bambini seduti per terra, così giovani e felici, sono morti e sepolti per sempre. Non esistono più.

Lo stile narrativo dell'autore è molto poetico e scorrevole. Ci introduce ogni personaggio in quelle che appare come un affascinante danza da una storia all'altra, un continuo passaggio in vite diverse, talmente tanto una dall'altra, che si ha la sensazione talvolta di cercare il filo rosso, di volere un appiglio. Alla fine quello che resta è la sensazione di aver conosciuto, di aver capito, di essere arrivati non a un punto, ma a una tappa per ognuno di quei personaggi. Quale sarà il cammino dopo non lo possiamo sapere ma abbiamo respirato vita.

Perché leggerlo → Perché è il romanzo che fa per voi se amate l'oriente e le storie di vita. 
Buona lettura!

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