Review party: In una scala da 1 a 10 di Ceylan Scott



La recensione di In una scala da 1 a 10 di Ceylan Scott - Rizzoli, che ringrazio per la copia cartacea. La recensione fa parte di un evento: nel banner qui sopra i nomi dei blog dove trovate le altre opinioni. 




Titolo: In una scala da 1 a 10
Autore: Ceylan Scott
Editore: Rizzoli
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TRAMA


Come ti senti oggi in una scala da 1 a 10? Questa è la domanda che Tamar si sente rivolgere ogni giorno dai propri dottori al centro di cura psichiatrica per adolescenti Lime Grove. Sedici anni, ex atleta di corsa campestre, è andata in crisi dopo un evento terribile di cui si crede colpevole, la morte della sua amica Iris, ma non riesce a comunicare ciò che prova alla famiglia, agli amici e persino al personale medico. Sente solo un vuoto disperato dentro di sé che la porta a farsi male e a tentare il suicidio: non merita di vivere e non può smettere di desiderare di sparire dal mondo. E anche a Lime Grove, la “casa sicura” dove incontra Jasper, Elle, Alice, Will e altri ragazzi come lei, affetti da disordini alimentari, disturbo bipolare, paranoia, non trova la forza di combattere il mostro che si porta dentro. Fino a quando a quel mostro viene dato un nome: disturbo borderline della personalità. Attraverso l'alternarsi di flashback della sua vita precedente, con i compagni di sempre, e il racconto del ricovero, tra farmaci, amicizie, moti di ribellione e avventure, il libro svela pagina dopo pagina l'abisso della malattia mentale e il processo di progressiva consapevolezza che permette alla protagonista di liberarsi dal suo segreto, accettare l'aiuto di chi le sta accanto e combattere, passo dopo passo, con i fantasmi della sua angoscia. Il risultato è un racconto scioccante, commovente e sarcastico della vita in un ospedale psichiatrico. E del potere redentore della verità per intraprendere il cammino della guarigione..



RECENSIONE

Un libro duro, reale, senza filtri: In una scala da 1 a 10 di Ceylan Scott è un romanzo profondo e doloroso, come può esserlo solamente un libro che ci parla di problemi mentali, di depressione, di disordini alimentari. Come ti senti in una scala da 1 a 10? È questa una delle domande che viene più spesso posta alla protagonista del romanzo Tamar, giovanissima, che porta addosso le cicatrici visibili e invisibili del suo dolore. Un evento traumatico ha portato alla luce un malessere che probabilmente era già latente e lo ha trasformato in un mostro, nel suo mostro personale, che troppo spesso la protagonista identifica con se stessa. 

Nelle vene mi scorre il rimorso di ogni singolo maledetto errore che ho commesso nella vita, perché adesso sono finita qui

Attacchi di panico, grida di aiuto, che l'hanno trascinata in  una spirale discendente di dolore, di dipendenza dal dolore stesso, di paura, di solitudine e di paranoia. Come si può vivere così?
Ed è per questo che l'ultima spiaggia per Tamar, l'ultimo luogo in cui cercare di stare bene, è quello che le sembra inizialmente così distante, così impossibile: una casa di cura, dove sono ospitati altri ragazzi come lei, giovani le cui fragilità sono ferite aperte, che rischiano di portarli a gesti estremi.
E qui sta uno degli aspetti più affascinanti e spaventosi del romanzo: la giovane età dei suoi protagonisti che sono spezzati, se non distrutti, ma al tempo stesso cercano con disperazione la loro gioventù nelle piccole cose.

Guarire è un concetto buffo, perché in realtà tutti stiamo guarendo da qualcosa: un brutto raffreddore, , la fine di una relazione, sesso droga e rock'n'roll.

Non posso nascondere che In una scala da 1 a 10 sia un romanzo profondamente doloroso, perché mentirei. Immaginatevi voi di vivere in un buco nero di paranoia e colpa, di dolore e disprezzo verso se stessi. Ecco quella è la vita di Tamar. 
La vediamo soffrire, ricordare, inciampare molte volte e cadere, anche, con tonfi da cui cui sembra difficile potersi riprendere. La vediamo anche speranzosa, però, grazie al recupero, grazie a quello che fanno i professionisti accanto a lei, grazie a piccoli passi, ma che si rivelano essere straordinariamente importanti. 
Mi sono affezionata non solo a Tamar, ma anche a tutti i personaggi che le girano attorno, giovani le cui vite sono state in qualche modo segnate da sofferenze precoci. Avrei voluto stringerli in un abbraccio uno a uno a dirgli che non sono soli, lo avrei voluto dire soprattutto a quelli la cui solitudine mi ha fatto male al petto. 

Essere vivi è una sensazione pura e così spaventosa che a volte ripenso a come stavo prima e l'oscurità mi invita a strisciare di nuovo nel suo grembo e prostrarmi ai suoi piedi come facevo un tempo, e a volte, in preda alla tentazione, faccio un passo indietro. 

La domanda è si può guarire? La risposta che mi sono data io è sì e no. Sì perché si può tornare a vivere, no perché l'insidia resta, magari latente, ma è comunque un mostro con cui si deve fare i conti per sempre.
Una penna diretta, senza fronzoli, a volte cruenta ma al tempo stesso incisiva, ci accompagna attraverso le vicende narrate nel romanzo. Un libro che io consiglio ai giovani, ma anche agli adulti. Ai primi per capire, ai secondi per non lasciarsi sfuggire segnali di allarme.
Sicuramente un romanzo da leggere, con le dovute precauzioni.

Perché leggerlo → Perché è un romanzo molto doloroso ma che insegna moltissimo.
Buona lettura!

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