Non è un atto d’amore essere felici della felicità dell’altro?Amore e felicità, sacrificio e annullamento di sé, dolore e bisogno. Questi i grandi temi su cui si interrogano Giulia Arnetoli e la sua Violante.
Siamo sempre troppo giovani davanti alla morte. Troppo puri davanti alle sopraffazioni. Violante quel giorno pensò anche che siamo sempre in ritardo davanti alla vita.
Violante è una giovane mamma, titolare di una libreria nel centro di Firenze, che a 38 anni ha già subito un forte trauma fisico e psicologico. Nonostante questo, ha dovuto rimettere insieme i cocci di se stessa e ci sta riuscendo, grazie all’aiuto di un terapeuta. Chi le è vicino, invece, non capisce, non ci prova, non vede (o non vuole vedere). Trova però la forza di andare avanti da sola, andando incontro a decisioni difficili e non sempre capite da chi le sta accanto.
Si sentiva in colpa lei. Di tutto. Era lei che ingigantiva, lei che drammatizzava, lei sbagliata e pesante e troppo piena di tutte quelle parole a cui dava così peso.
Luigi, un marito assente, presente solo per quello che gli interessa, sempre pronto a farla sentire in difetto, come madre e come donna. Preferisce una partita a poker alla moglie. Quando può, usa i figli, in particolare il piccolo Orlando, per cercare di rientrare in famiglia e, soprattutto, per farla sentire sempre sbagliata e colpevole. Virginia no, lei è più grande, lei vede la sofferenza negli occhi della madre ogni volta che il padre entra in casa, lei la vuole rivedere serena, se non felice.
Era fantastico che i libri li unissero ancora, che intrecciassero le loro vite, i loro pensieri, le loro emozioni, forse ancor più intensamente di quanto era avvenuto in passato. Era una specie di stregoneria. Ma di quelle buone.
Cesare riappare casualmente nella sua vita. Andavano a scuola insieme, ma non erano nella stessa classe. Condividevano l’ora di ginnastica e tante chiacchiere, soprattutto su libri e letteratura. Anche Cesare è un sopravvissuto. Anche con lui la vita ha esagerato. E ora si sono ritrovati. È un uomo buono, Cesare, che la ascolta, la sorregge, sa starle accanto senza chiedere nulla e rispettando i suoi tempi e le sue paure. È quel filo che la può aiutare a ritornare a galla.
Se muori e basta suppongo sia semplice. Se muori ma continui a vivere... beh, è un guaio. Ti tocca ricominciare tutto da capo e capire che la vita c’è ancora, anche se ha esagerato. [...] La vita non dovrebbe contemplare la morte. Fino a che non finisce per davvero.
La morte fa da sottofondo a tutto questo libro. Ma non è una morte fisica, no. È la morte dell’anima, della mente, del cuore. È la morte peggiore di tutte perché tu sei lì, sei viva, provi tutto il dolore, e questo dolore, incompreso, sottovalutato, ti può portare a due passi dal fiume, in pigiama.
Aveva capito che il dolore è contagioso e che si trasmette per via aerea come un germe e che è maledettamente virulento quando si abbatte sugli altri.
Quando ci capita qualcosa di brutto, crediamo che il dolore sia solo nostro. E spesso è così. Ma non contempliamo l’effetto che fa su chi ci sta accanto, su chi ha a cuore la nostra esistenza. Così Violante non si è accorta che il suo, di dolore, è penetrato anche nelle vite dei suoi figli, che ora chiedono indietro, in maniera differente, quei giorni persi, quei sorrisi andati.
C’è un amore giusto per tutti e se lo si riconosce si diventa le persone più ricche del mondo.
Non c’è solo sofferenza, in questo libro, ma anche tanto amore declinato nelle sue varie sfaccettature. E tanta speranza, nonostante tutto, nonostante gli ostacoli, nonostante gli altri.
Esagera, la vita è un libro che scorre fluido come le acque dell’Arno, ma che, ogni tanto, ti costringe bruscamente a fermarti a riflettere, e tu allora ti fermi, pensi, e vorresti urlare a Violante di scappare, vorresti scuoterla e dirle che la felicità esiste, che non è lei sbagliata, che deve perseverare nella sua convinzione perché solo così potrà sentirsi di nuovo viva e rivedere felici i suoi figli.
Con una scrittura semplice e scorrevole, Giulia Arnetoli ci porta dentro le mura di una casa come tante, nella vita di una famiglia come tante, con le sue difficoltà, le sue decisioni, i rapporti difficili, che però nascondo tanto amore. È un libro che parla di dolore, ma dal quale trasuda una grande speranza che la vita, nonostante esageri (spesso), è lì per essere vissuta al meglio.
Bella recensione!
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