Dire Antonio Mariani è quasi come dire un nome di famiglia, Maria Masella nel corso dei romanzi ha tratteggiato un personaggio che ormai è entrato nelle case dei suoi lettori.
Oggi Annalisa ci parla di Mariani e le giuste scelte, Fratelli Frilli editori che ringrazio per la copia del romanzo.
Mariani e le giuste scelte
di Maria Masella
L’ennesima alluvione autunnale ha sconvolto la città lasciando vittime e danni. Sotto un arco della massicciata a pochi metri dallo scoglio dei Mille, viene ritrovato un corpo mutilato dai gabbiani. Per il commissario Antonio Mariani sarà difficile stabilire l’identità della vittima che non ha documenti e non corrisponde a persona di cui sia stata denunciata la scomparsa. L’autopsia stabilisce che si tratta di un uomo impegnato nel transito per cambiare sesso, ma neppure questa informazione permette di stabilirne l’identità. Non sono giorni facili per Mariani: da poco ha concluso l’indagine a quattro mani con Crema, un collega torinese, ma soprattutto da un anno non ha notizie dell’ispettore Iachino. Sì, sa che il suo incidente era una messa in scena per permettergli di portare a termine un incarico pericoloso, ma il non sapere gli logora i nervi. Antonio si sente strano, oppresso dalla sensazione che qualcosa stia per accadere, forse troppe persone del suo passato stanno ritornando e lo rendono consapevole del tempo che passa. Ma forse tutto dipende dalla continua pioggia.
Forse la morte, che cerchiamo di allontanare, è solo la gran pace rincorsa vivendo.
Genova e la Liguria tutta di nuovo alle prese con il maltempo e i suoi strascichi. Condizioni esterne che incidono sull’animo dei loro abitanti. Un omicidio che, se già brutale, è reso anche più atroce dall’aria di paura mista ad attesa (a cui i liguri sono purtroppo abituati ogni anno nei mesi autunnali) che si respira in città.
Si cerca di tornare alla normalità, ci rialzeremo ancora una volta, ma la pioggia che ha flagellato la città facendo esondare Bisagno, Sturla e Fereggiano ci ha lasciato con danni. E con vittime.
In attesa di conoscere l’identità della vittima, ne ho scelta una fittizia: Gabbiano. In realtà avrei preferito “Öcchinni de mâ”, ma la trascrizione avrebbe dato inutili problemi.
“Gabbiano” è il soprannome che il commissario ha dato alla sua ultima vittima, Renato Tommei, tecnico informatico amante della musica classica e operistica, ritrovato a due passi dal mare orrendamente mutilato, appunto, dai gabbiani. Una storia tormentata la sua, una storia di dolore e tentato riscatto nei confronti di una vita che non sentiva di star affrontando appieno del suo sentire.
Sono stato superficiale. Peggio, peggio! Ho permesso che un pregiudizio mi accecasse. Ed è una vecchia storia: se una prostituta viene uccisa, è immediato che sia a causa della sua attività. Uccidono un ladro, uguale conclusione. Ma una prostituta non è soltanto una prostituta e un ladro non è soltanto un ladro.
Etichette, più andiamo avanti e più ci soffocano... Mettere un’etichetta su un essere umano è la volontà di annullarlo.
I romanzi di Maria Masella dedicati al commissario Mariani hanno ormai un che di famigliare (questo è il ventunesimo della serie) e di volta in volta vediamo crescere letterariamente i personaggi cardine e i loro rapporti. Le sue storie vanno sempre al di là della sola investigazione e sondano l’animo dei protagonisti, che altro non sono che persone qualsiasi come tutti noi.
Un paio di note dolenti: ho trovato molto sbrigativa la conclusione, a tratti confusionaria, forse in un tentativo di rendere la frenesia che coglie al momento della scoperta del colpevole. Avrei anche voluto leggere il racconto dei giorni a Strasburgo, dove Mariani finalmente rincontra dopo vario tempo il collega Iachino, ufficialmente morto per motivi di sicurezza. Visto che in tutto il romanzo il pensiero del commissario corre spesso all’amico, creando aspettativa, avrei letto volentieri almeno la descrizione del momento dell’incontro.
Perché leggerlo → perché l’atmosfera genovese è sempre affascinante e protagonista dei romanzi di cui fa parte.
«Vedo Fran, sento la sua voce. Scelgo di lottare: prendo un respiro profondo, apro la portiera facendo forza e mi lancio verso l’alto. Sono sempre stato un ottimo nuotatore. E ho motivi per vivere ancora.»
- Annalisa -
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