Editore: Newton Compton
Una rilettura interessante di quella che è, in parte, la storia narrata nell'Illiade con quella guerra di Troia che ha visto fronteggiarsi con violenza eroi e re.
Ma il legame che si instaura tra Briseide e Achille e Patroclo è basato su altro. A partire dal rispetto. Quello che i due guerrieri provano per quella principessa divenuta schiava dignitosa e forte.
E poi sull'amore, quello che già univa i due e che entrambi iniziano a provare per la donna.
Non poteva amare Achille senza amare Patroclo e non poteva amare Patroclo senza amare Achille; quella era la verità. L’unica che conosceva. L’unica che non avrebbe preteso di giustificare. Così era, se lo era ripetuta più volte, più volte si era data della stolta. Si era persino chiesta se tutto quell’amore non fosse frutto della prigionia. Ma no, non era prigionia: era sentimento. Lo viveva, lo sentiva, lo sceglieva. Erano amori diversi. Uno letale, quello per Achille, la cui privazione improvvisa l’avrebbe quasi certamente uccisa; l’altro avvolgente, rasserenante, fatto di carezze quotidiane.
Mentre si legge si conosce già l'epilogo della loro storia, ma tant'è si spera comunque che le cose possano andare diversamente.
Si percepisce il profondo legame basato su amicizia e amore che sin da piccoli caratterizza il rapporto tra Achille e Patroclo.
Si comprende il perché si vogliano proteggere vicendevolmente.
Sì ha la sensazione di capire perché l'amore sia al tempo stesso ferita e cura. E perché non lo sia solo per loro, ma per tutti noi. Rendendo questo libro uno specchio che ci rimanda l'immagine riflessa del nostro io.
«Ecco il perché, principessa», mormorò Achille tutto a un tratto. «Ecco perché inseguo la gloria. Perché Achille muoia e resti la sua idea, così Achille non morirà: se sarò l’idea stessa della gloria, nemmeno Ade potrà reclamarmi. Tu e io non siamo così diversi».
E tra loro arriva Briseide che non diventa motivo di rottura ma di ulteriore amore, di ancora maggiore protezione.
Leggendo La schiava ribelle si percepisce la violenza della guerra, la perdita di umanità, ma anche la sua riscoperta perché ogni personaggio si fa portavoce di un messaggio: dignità, perdono, riconoscenza, rispetto.
E pagina dopo pagina il cuore si spezzerà un pochino nel leggere questa storia che ha il sapore agrodolce delle cose belle e che al tempo stesso causano sofferenza.
Una scrittura vivida, potente, coinvolgente rendono La schiava ribelle una storia da leggere e capace di lasciare il segno.
«Shh. Amore mio, niente lacrime». Lui gliele asciugò con una carezza. «Andarsene da questa vita avendo imparato ad amarla non è crudele, è prodigioso. Quando fra molto tempo anche tu la lascerai, sono certo che ci ritroveremo».
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