La recensione di The end di Francesco Grandis, La Corte editore. Ringrazio la casa editrice per la copia del romanzo.
Autore: Francesco Grandis
Editore: La Corte
Editore: La Corte
TRAMA
Da più di un secolo l’umanità ha raggiunto l’era della Pace, grazie a uno sviluppo estremo della tecnologia e della robotica che consente a chiunque di condurre una vita agiata e appagante e di sapere persino la data della propria morte fin dalla nascita Superare il secolo di vita è dunque la normalità, per tutti, ma non per Matt Freeman. Lui è un corto e la sua aspettativa di vita è di soli 38 anni, non abbastanza per trovare un senso all’esistenza, o per essere amato come chiunque altro. Ma quando questo giorno arriva, qualcosa non va come tutti si aspetterebbero. Matt si trova così coinvolto in una feroce caccia all’uomo che lo porta a fuggire assieme alla veggente Nayana e agli amici Akira e Wallace. Inseguito per tutto il pianeta da forze sconosciute, mostrerà una capacità di adattamento inaspettata, che metterà in crisi la squadra incaricata di eliminarlo guidata dal Risolutore Hoffman. Chi si nasconde realmente dietro i suoi inseguitori? E perché è così importante che nessuno superi la propria data di morte? Nella sua lotta per la sopravvivenza Freeman si troverà alla fine a dover rispondere a un’unica grande domanda: potrà la scoperta della verità renderlo davvero libero?
RECENSIONE
E se tutti noi conoscessimo la nostra "data di scadenza"? Quanto questo potrebbe influire sulla nostra vita?
Sono state proprio queste le prime domande che mi sono posta leggendo "The end" di Francesco Grandis.
Le prime di molte.
Perché questo libro è un crescendo di eventi, ma anche di riflessioni, e sono queste ultime a spingerci in continuazione a metterci nei panni del protagonista e misurare noi stessi.
Immaginiamoci in un futuro di Pace: la tecnologia ha migliorato la nostra vita, non ci sono guerre, ma tutti noi (o quasi) conosciamo la data in cui moriremo. La longevità è una caratteristica abbastanza normale, ma non per tutti: perché esistono i corti, persone cioè destinate a vivere molto meno. Così è Freeman, il protagonista di "The end".
Francesco Grandis ci catapulta in un mondo apparentemente perfetto, in cui le emozioni sono scannerizzate con cura, così come ogni aspetto della vita. È difficile essere fuori dal sistema, ma qualcuno ci riesce: chi decide di vivere come un nostalgico, senza sapere quindi quando la propria vita finirà.
Ma può davvero tutto funzionare così? Alla perfezione?
No, perché le eccezioni esistono. E Freeman è una eccezione.
Matt Freeman ha cercato di essere qualcuno, ma non ci è riuscito. Non importa più. Mi arrendo e scendo da questa corsa insensata, che tanto non mi ha portato da nessuna parte. C'è solo una cosa che voglio, adesso: vivere i miei prossimi giorni senza sapere che sono gli ultimi. Voglio smettere di sentirmi continuamente in ritardo per qualcosa
Matt Freeman, corto, aspettativa di vita 38 anni. Una vita solitaria, una propensione alla durezza e grande apprezzamento per l'ironia. Un carattere non sempre facile.
Di lui l'autore ci fa conoscere spigoli e debolezze, affetti e paure; più che immaginarlo riusciamo a capirlo, ne sentiamo e viviamo i momenti di profonda difficoltà, quando i giorni che lo separano dalla fine si fanno sempre meno. Lo vediamo felice, quando decide di farsi resettare quello che sa della sua data di morte e si concede il lusso di vivere senza sapere cosa accadrà. Lo ritroviamo combattivo quando deve fare i conti con segreti che - se svelati - sono in grado di spezzare per sempre gli equilibri.
Bravissimo Francesco Grandis a creare un personaggio così ricco di sfaccettature e così umano. Freeman colpisce il lettore perché è poco personaggio di carta, ma molto reale: potrebbe essere simile a qualcuno che possiamo avere incontrato nella nostra vita.
E poi c'è Nayana, la bruja, la strega. Qualcosa che la scienza non può controllare, perché con le sue intuizioni e il suo amore è in grado di cambiare le sorti, di modificare la posizione delle pedine sulla scacchiera. Straordinari anche Akira e Wallace che mostrano a noi lettori due facce della stessa medaglia: chi vive bene nel sistema e chi invece lo fugge.
Dall'altra parte ci sono altri personaggi molto complessi, perché a ognuno di loro Francesco Grandis ha dato emozioni, spirito, travaglio interiore. E non sono molti i romanzi in cui anche i secondari (e così tanti) sono così ben delineati.
Tra tutti il Risolutore Hoffman: dedito da sempre alla sua missione, capace però anche di mettersi in discussione. Sicuramente è uno dei secondari che ho apprezzato di più nella sua complessità.
Curioso come, dopo più di un secolo di pace, l'uomo ancora non riesca a liberarsi dall'idea che il potere altrui sia qualcosa da temere. Dev'essere qualcosa di profondamente radicato nel pensiero umano
Colpi di scena, stratagemmi, segreti e bugie sono solo alcuni dei tanti elementi che caratterizzano la struttura incalzante di "The end". La scrittura è scorrevole, pulita, ma al tempo stessa ricca di intuizioni per il lettore: un aspetto che mi piace molto e che - quando lo incontro - mi lascia spesso con la voglia di ripercorrere alcune parti del romanzo per cogliere dettagli che mi sono sfuggiti nella foga di una prima lettura. Perché sì: so che a molti questa locuzione non piace, perché viene considerata banale, ma un buon libro lo è nella misura in cui è difficile smettere di leggerlo. "The end" - e ora uso la famosa frase - ci tiene incollati alle pagine.
Ma non solo perché la struttura narrativa si presta al coinvolgimento del lettore. Anche - e forse soprattutto - perché ci fa fermare a riflettere su concetti importanti come bene comune, pace, sviluppo delle tecnologie, scelte.
Francesco Grandis non è quel tipo di narratore che ci vuole a tutti i costi dare la sua chiave di lettura, magari semina qualche sua idea, ma alla fine sta a noi lettori trarre le nostre conclusioni.
Non ho letto "Sulla strada giusta", eppure ho avuto la sensazione che ci sia un filo rosso a unire il primo libro di Francesco con questo e che questo fil rouge sia la ricerca di libertà.
Sicuramente "The end" si presta tantissimo alla trasposizione cinematografica, chissà...
Perché leggerlo → Perché è una storia che ci offre più chiavi di lettura: è un romanzo di fantascienza, è un libro riflessivo, è un thriller.
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