Editore: Rizzoli
Dicono che quando stai per morire l’intera vita ti passa, come un film riavvolto rapidissimamente, davanti agli occhi. Ma Lauro negli occhi ha un solo obiettivo: Roma.Un giovane uomo pronto a sacrificarsi per la libertà. Una donna che non lo abbandonerà mai. Un’Italia alle prese con gli anni più bui della sua storia recente. Un romanzo difficile da dimenticare.
“S’intitola Icaro e sostanzialmente tratta delle scelte di libertà e di conoscenza dell’essere umano, l’essere umano dotato di senso morale, che antepone la libertà a tutto il resto, sino al sacrificio della vita.”Adolfo Lauro de Bosis è nato a Roma nel 1901, da famiglia marchigiana. È difficile raccontarlo in poche righe: è un poeta, un intellettuale, un traduttore, ha insegnato negli Stati Uniti, ha abitato a Londra e Parigi; è affascinante, quasi un dongiovanni, pieno, pienissimo di vita. Ed è per questa sua voglia di vita che ritiene che il valore più grande che si possa riconoscere alle persone sia la libertà. Libertà di parola, di pensiero, di vivere. Dopo un’iniziale simpatia per il fascismo, dopo il delitto Matteotti fonda una società segreta – Alleanza Nazionale – che ha il compito di distribuire segretamente volantini contro il Regime.
“I quechua non vogliono essere fotografati: hanno paura che la loro anima rimanga prigioniera nella foto. Ecco, io sono come loro. Anche la mia anima non vuole essere imprigionata in una pellicola. Morirebbe prematuramente, e io con lei, altro che eternità!”
Ruth Draper è una delle più grandi attrici di teatro di inizio secolo, crea e mette in scena i suoi monologhi sui teatri più importanti di tutto il mondo. Con l’uso sapiente della voce e solo pochi oggetti, fa parlare e vivere i suoi personaggi. È una donna forte, indipendente, che si è impegnata a fondo per arrivare alla vetta, che ama il teatro e rifugge il nascente cinema, troppo caduco e lontano dal pubblico. Nel 1928 viene invitata a Roma a recitare per il Duce. È il suo lavoro, non rifiuta l’ingaggio. E proprio a Roma, durante una movimentata serata a teatro, conosce Lauro. Ruth è sempre stata accanto agli esuli italiani, aiutandoli economicamente anche dopo i fatti del 1931. Tra le altre cose, ha istituito una cattedra all’Università di Harvard di Civiltà Italiana intitolata al suo Lauro, che esiste tuttora.
Liborio Porro dimostrava più anni di quelli che aveva. [...] Tutto l’insieme – il modo di gesticolare, di parlare, di camminare e, soprattutto, quegli occhi torvi e, all’apparenza, un po’ assonnati – gli conferivano un aspetto temibile e autoritario.
Porro è un membro dell’OVRA, la famosa polizia segreta creata da Mussolini, e, nonostante gli anni giovanili passati insieme alla famiglia de Bosis, diventa il più acerrimo nemico di Lauro. Il suo compito è quello di dare la caccia agli antifascisti tra artisti, giornalisti e uomini di cultura in generale. Lauro è la sua ossessione. Lo insegue fino in America e poi in Costa Azzurra. Non si darà pace fino a che non lo avrà tra le sue mani. È la personificazione dell’odio fascista.
“Signora, lei è impietosa e crudele. Qualunque cosa dico la ritorce contro di me. Io capisco la sua rabbia, però la prego di credermi: il fascismo è una malattia dell’anima e non tutti ne siamo affetti.”
Il primo incontro tra Ruth e Lauro è a dir poco rocambolesco. Ma fin dai primi sguardi e dalle prime parole si crea tra loro un legame che non troverà mai fine. Legati non solo dall’amore e dalla passione, ma anche dagli ideali antifascisti e dalla voglia di combattere per un mondo diverso, i due, nonostante la grande differenza di età, creeranno un sodalizio sentimentale e umano che durerà fino alla fine dei loro giorni, e oltre.
E che cos’era, se non l’assenza di libertà, la scarsa consapevolezza dei propri diritti, la condizione d’inferiorità della donna, il perbenismo ipocrita, il rifiuto del confronto e la paura della diversità, a tenere lo spirito italiano imprigionato nella gabbia della dittatura, lontano anni luce dalla modernità e dal progresso?
Lauro è partito con il suo piccolo Messerschmitt BFW M.23 b per lanciare quattrocentomila volantini contro il Regime su Roma, su Palazzo Venezia, sui luoghi del fascismo. È stata un’ossessione, la sua, che lo ha portato a prendere il brevetto di volo per poter compiere quel volo che aspettava da anni. E lo ha fatto con la consapevolezza che sarebbe stato difficile, se non quasi impossibile, tornare. Si è inabissato nel Tirreno dopo aver raggiunto il suo scopo.
Icaro, il volo su Roma racchiude in sé tante storie: quella di una vita tra Ruth e Lauro, quella del fascismo agli inizi del suo potere, quella del popolo italiano tra le due grandi guerre, ancora ignaro di ciò a cui stava andando incontro. È un romanzo di grande amore, tra le persone ma soprattutto per la vita e la libertà. Libertà non individuale, ma di un popolo intero. Ed è solo con questo grande desiderio nel cuore che si può accettare di svolgere il proprio dovere andando incontro alla morte.
C’è la Storia, con la S maiuscola, in questo libro. Ci sono i grandi nomi dell’antifascismo oltreconfine, tra cui don Sturzo e Gaetano Salvemini. C’è tanto mondo: dalla Roma buia e in discesa rapida alla moderna e rinvigorita New York dei fantastici anni Venti. La Parigi degli esuli e la Londra della speranza. C’è arte, letteratura, cultura, un mondo in fermento, una pentola in ebollizione.
La vicenda di Lauro de Bosis mi aveva affascinata tempo fa, quando ne lessi per la prima volta. E forse, ogni volta, spero sempre che riesca a raggiungere la Corsica e ad atterrare in sicurezza. Non sapevo della storia con la Draper, ma tra queste pagine ho “visto” il loro amore, il loro legame, l’essere l’uno per l’altra, sempre, anche se non pianamente d’accordo con le decisioni altrui. E informandomi ancora più su di loro, ho scoperto che Ruth, alla sua morte avvenuta venticinque anni dopo, ha chiesto di essere cremata e lasciata cadere in quel tratto di mare che ha tenuto per sé il corpo e il futuro di Lauro.
Ci sarebbe da parlare per ore (o per pagine e pagine) di questo libro. Vi basti sapere che in queste quasi 400 pagine sono racchiusi un’infinità di spunti di riflessione, sulla storia, sui legami, sulla libertà, sulle scelte. È un libro, questo, che non vi può lasciare indifferenti, nemmeno se lo voleste. Una scrittura semplice ma diretta, quella di Giovanni Grasso, che ho molto apprezzato, che non cerca la suspense (del resto, quella di de Bosi è una storia nota) o la parola difficile. Ma una scrittura che punta dritta al cuore, all’anima e alla mente del lettore.
Perché leggerlo → Perché è importante conoscere le storie dei grandi uomini e delle grandi donne che hanno contribuito a ridarci la libertà, e capire che non sono mai state solo le “loro” guerre, ma sono le guerre di tutti, ora come allora.
“Cosa ho io di speciale?”
“La fortuna degli audaci... Auguri per la tua guerra! Morte ai fascisti!”
“Non è la mia guerra. È la guerra di tutti.”
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