La recensione di Dress code rosso sangue di Marina Di Guardo, Mondadori. Ringrazio la casa editrice per la copia del romanzo.
Autore: Marina Di Guardo
Editore: Mondadori
Editore: Mondadori
TRAMA
Cecilia Carboni ha venticinque anni e per buona parte della vita si è ritrovata a seguire, suo malgrado, i diktat imposti dal padre Alberto, uno dei più quotati avvocati milanesi. Proprio per volere suo, si è laureata in Giurisprudenza e ha iniziato il praticantato nello studio legale di famiglia. Il suo futuro sembra già delineato, quando un giorno le viene rivolta una proposta allettante: lavorare nel prestigioso showroom di Franco Sartori, uno degli stilisti più celebri al mondo. Lei, da sempre appassionata di moda, per una volta non ha esitazioni, e sceglie di darsi finalmente la possibilità di decidere da sola della propria vita, senza tener conto del parere degli altri, compreso quello del fidanzato Andrea, avvocato a sua volta e collaboratore di Alberto. La scelta si rivela azzeccata: Cecilia è brava, chiude contratti importanti, tanto che brucia le tappe, fino ad assumere un ruolo di rilievo alla Maison Sartori, nonostante Georgette Lazare, direttrice dello showroom, le remi contro. Ma il destino ha in serbo per lei amare sorprese. Franco Sartori viene trovato assassinato in un cascinale in rovina. È chiuso in una custodia di seta dei suoi abiti da sera, ha una croce rovesciata incisa sul petto e, circostanza ancora più sconvolgente, il suo corpo è collocato dietro una sorta di altare allestito con gli inconfondibili elementi di una messa nera. Per Cecilia è l'inizio di una caduta verticale agli inferi. Sono le convulse settimane delle vendite primaverili, e lo showroom si popola non solo di clienti, ma anche di poliziotti, misteri, segreti insospettabili e purtroppo anche di nuove vittime, ancora in contesti inquietanti. Chi c'è dietro gli omicidi? E se fosse proprio Cecilia la prossima nella lista? L'abisso è pronto a inghiottirla, svelando verità che mai avrebbe immaginato. Con il suo nuovo thriller, Marina Di Guardo questa volta ci porta tra le mille luci (e ombre) del jet set milanese, dentro ai locali più esclusivi e ambigui della città della moda e giù in fondo al cuore, a volte nerissimo, dei suoi protagonisti.
RECENSIONE
Una serie di omicidi efferati e sconvolgenti, che ricordano veri e propri sacrifici, il mondo scintillante della moda con le sue luci e le sue ombre, una serie di bugie e di segreti che verranno piano piano alla luce. Dress code rosso sangue di Marina Di Guardo ci porta a Milano, nelle settimane tra le più importanti per chi lavora in uno showroom.
Ed è lì che incontriamo Cecilia, protagonista indiscussa di questo romanzo. Una giovanissima donna preparata e capace, che per seguire i propri sogni e talenti, ha perso molto. Come il rapporto con il padre, non contento della strada intrapresa dalla figlia. Una famiglia distante e disfunzionale, un fidanzato affascinante ma che tenta troppo di controllare la sua vita, un lavoro che Cecilia vuole tenersi stretto.
Ma anche una fitta rete di misteri e di terribili segreti che è decisa a svelare. Per questo - insieme al suo più caro amico - conduce indagini private convinta di poter arrivare alla verità. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
La famiglia in cui cresciamo e diventiamo adulti può darci le ali per volare altissimo o, al contrario, farci precipitare nel più oscuro dei baratri.
Dress code rosso sangue è un romanzo scorrevole e intrignate, che ci porta pagina dopo pagina a far luce sui segreti che hanno portato all'omicidio, brutale e sconvolgente, del famoso stilista Franco Sartori e alla scia di sangue che parte da quel primo cadavere per arrivare a tutti gli altri.
Colpi di scena, segreti e misteri che ci accompagnano fino alla fine e a una inaspettata verità.
Cecilia è la narratrice di questa storia, una donna metodica, attenta sul lavoro, con un piglio deciso e un cuore grande. Cerca con tutta se stessa di fare le scelte giuste per la propria vita privata, e al tempo stesso cerca anche di stare vicino alle persone più coinvolte nella spirale di sangue, rischiando lei stessa in prima persona.
Vicino a lei c'è Andrea, il suo compagno, perfetto, affascinante, di successo, ma caratterialmente scostante. E poi Fabio, l'amico fidato, che la accompagna nelle imprese più rischiose alla scoperta della verità. A gestire le indagini, infine, un intrigante ispettore siciliano.
Piano piano le indagini porteranno alla luce verità nascoste e una situazione potenzialmente pericolosa e piena di insidie.
Alla fine non era poi così difficile entrare in ambienti equivoci e pericolosi, bastava che qualcuno mettesse la sostanza giusta nel tuo aperitivo e il gioco era fatto. Il giorno dopo, nessun ricordo e una sensazione sorda di dolore, fuori e dentro di te. Si ripropose di interpellare le indossatrici e le colleghe, di sicuro il fotografo ci aveva provato anche con loro.
Marina Di Guardo ci accompagna per mano - pagina dopo pagina - in un mondo pericoloso e senza freni. Un modo dove i soldi, il potere, il sesso e la droga sono i "valori" più importanti e in cui le persone più deboli sono merce di scambio.
Lo fa con un linguaggio diretto, che non gira intorno alle situazioni, ma ce le mostra come se fossero riprese da una telecamera. Questo crea molta partecipazione del lettore alla storia, che scorre veloce e senza intoppi fino alle ultime concitate pagine che lasciano con il desiderio di averne ancora per sapere cosa accadrà.
È la prima volta che leggo un romanzo di questa autrice e devo dire che mi ha piacevolmente colpita la sua capacità di intrigare il lettore, di lasciare intendere e al tempo stesso riuscire a stupire, di seminare indizi ma senza che questi tolgano la voglia di andare avanti con la lettura del romanzo.
Uno stile fluido e una scrittura che ci tiene incollati alle pagine, fanno il resto.
Un’ondata nera la travolse. La sentì, compatta, vischiosa, circondarla e trascinarla in un baratro di cui era impossibile vedere la fine.
Leggendo Dress code rosso sangue mi sono concentrata anche molto sulla narrazione del mondo della moda, che Marina Di Guardo ci restituisce con le sue luci e le sue ombre.
Se da una parte viene sottolineata la bellezza di lavorare in un ambiente creativo e stimolante, e in questo la passione della protagonista Cecilia per il suo lavoro è d'esempio, dall'altra l'autrice non manca di sottolineare anche aspetti più difficili.
Credo che la premessa sia che nessun ambiente di lavoro sia esente da aspetti positivi e negativi, ma quando si parla della moda i secondi fanno indubbiamente un maggiore effetto. Forse perché la dicotomia tra luci e ombre, in questo settore, appare in maniera molto più marcata.
Riporto alcune citazioni interessanti in merito, sottolineando che - naturalmente - il romanzo è fiction.
Le prime mostrano la passione che muove la protagonista a lavorare in questo modo:
Le modelle si avvicendarono sulla passerella, interpretando, come attrici silenziose, i temi della nuova collezione. La musica, le luci, il passo indolente, carismatico delle ragazze: ogni dettaglio non solo contribuiva a dare risalto agli abiti, ma suggeriva atmosfere, struggimenti, suggestioni del passato e del presente. Come fotogrammi di una pellicola d’autore, dove ogni dettaglio è curato e non lascia spazio alla minima, trascurabile imperfezione.
Si era innamorata di quel mondo quando era ancora bambina . A nove anni aveva accompagnato sua madre a una sfilata di Armani e non aveva più dimenticato le emozioni che si erano avvicendate dentro di lei. Come fosse stata colpita da un sortilegio che l’aveva stregata e trasportata in un mondo ideale. Un richiamo che, puntuale, si rinnovava ogni volta che assisteva a una sfilata , alla creazione di un abito, a un servizio fotografico. Una fascinazione cui non riusciva a sottrarsi.
Le seconde, invece, ci mostrano le ombre.
Spesso osservava le indossatrici pranzare solo con verdure scondite e sentirsi in colpa anche per un cioccolatino. Si ricordò di una ragazza giovanissima, passata in showroom per il casting della precedente campagna vendite. Si reggeva a malapena in piedi, aveva un colorito grigiastro che traspariva nonostante il trucco accentuato. Franco, che non amava l’eccessiva magrezza, l’aveva subito scartata perché troppo filiforme e si era lamentato con i responsabili della sua agenzia . Cecilia ricordava bene le sue parole: “Non si rovinano così delle bambine ”. Ancora più del solito, l’aveva ammirato ed era stata orgogliosa di lavorare con lui.
«Non lo escluderei per niente. Spesso le modelle vengono coinvolte in giri di droga e di sesso. Le più deboli ci cascano, di solito sono le ragazze più vulnerabili, con storie familiari difficili, proprio come Aline.»
Quello che emerge da questa storia (che alla fine ci fa chiedere a gran voce il seguito) è un mondo creativo, bellissimo e stimolante, ma che - come tanti altri ambienti - nasconde anche delle storpiature e degli eccessi.
Perché leggerlo → Perché sarà un viaggio lungo e faticoso, ma che merita ogni parola, virgola, pausa.
Buona lettura!
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