Editore: Salani
A essere sincero, non rimarrei sorpreso se qualcuno mi facesse notare che negli altri commissariati ci considerano strani, da Guinness dei primati. Come dargli torto? Un po’ matti lo sono sul serio i miei uomini, ciascuno a modo suo. Ma diciamoci la verità, hanno una grande fonte di ispirazione: il sottoscritto, Biagio Maria Ansaldi.
Una cinquina perfetta, una squadra di calcetto, si potrebbe dire, visto anche il settore in cui i Cinque di Monteverde andranno a investigare in questo (primo) episodio. Due uomini e due donne capitanati da un commissario sui generis. Cinque personalità diverse che, unite, formano un gruppo affiatato e in gamba.
Da quando si erano incontrati e scelti, la notte di Capodanno, Chagall era diventato il suo antidepressivo vivente.
Ansaldi è un uomo irrisolto, con un grande rimpianto e una altrettanto grande depressione che lo costringe a vivere con il Lorazepam in tasca e a salire le scale di casa tre volte per verificare di aver chiuso la porta. Per non parlare del suo rapporto con la tecnologia. Meglio sorvolare. È un uomo buono, però, sensibile e un capo giusto e umano. Molto colto e amante della letteratura francese, Proust in primis, grazie al suo nuovo compagno di vita, il cagnolino Chagall, intravvede una via di guarigione o, perlomeno, di serenità.
Mi spalleggia il vice ispettore Eugénie Loy, una poliziotta integerrima con evidenti disturbi di socialità [...]. Eliana Alerami, l’ultima arrivata, bella, molto ambiziosa e altrettanto inesperta.
Le due donne della squadra sono una più complessa dell’altra. Dura e glaciale la prima, sensibile e dedita alla professione la seconda. Hanno caratteri forti, forgiati dal loro passato e dal presente, rispettate dai colleghi e soprattutto da Ansaldi, che le stima profondamente. A parte per le loro doti alla guida.
William Leoncini, un ragazzo di colore con la passione per il nazismo. Roberto Di Chiara, un bambacione, per dirla alla romana, che passa le serate a gustarsi film coreani sottotitolati.
La parte maschile della squadra invece è formata dai Ringo Boys, soprannominati così per il connubio bianco/nero della loro pelle, e per l’affiatamento che nel tempo si è creato tra i due. Leoncini ha una profonda passione per la storia del nazismo e per la sua Esthella, mentre Di Chiara ama solo la Roma e il calcetto (e forse anche una collega...). Vivono in una continua gara a suon di battute e prese in giro.
“Il signor Gordi mi disse martedì scorso di non recarmi venerdì da lui al solito orario.”
[...]
“Era solito annullare o spostare gli appuntamenti all’ultimo?”“No, non capitava mai. Anche perché aveva un ritmo ben preciso della giornata e odiava i contrattempi.”
Il caso si accende quando Giancarlo Gordi, pensionato con un passato da dirigente della società calcistica del Tor di Quinto, viene trovato impiccato nel suo appartamento. Parrebbe un suicidio, ma l’intuizione infallibile di Loy rimette tutto in gioco e apre un calderone che solo con molto lavoro e tanta esperienza i Cinque di Monteverde potranno affrontare.
Era inutile girarci attorno, ogni volta, prima di entrare in ufficio, nel loro intimo, i poliziotti di Monteverde continuavano a sperare di non dover indagare su degli omicidi. Nessuno di loro ci teneva ad assaporare uno dei veri e peggiori aspetti della natura umana.
Quello che rende Ansaldi e i suoi uomini e donne così amati dal lettore è il loro essere persone normali, fallibili ma che nonostante i problemi, più o meno pesanti di ognuno di loro, ogni giorno entrano in commissariato e danno il 100% per il loro lavoro e per chi devono difendere.
Soltanto in un Paese come l’Italia, dove tutto andava a rilento, un trentacinquenne era ancora considerato giovane. Nel resto del mondo i suoi coetanei gestivano imprese, dirigevano uffici e avevano prole numerosa. In Italina invece la maggior parte ancora dormiva dai genitori.
Come delfini tra pescecani non è un semplice giallo ambientato nella Capitale – con le sue buche, le code, i parcheggi in doppia e tripla fila –, ma un vero e proprio sguardo su diversi argomenti di rilevanza sociale: dalla difficoltà per i giovani di affermarsi in campo professionale all’abbandono progressivo dei più anziani quando non sono più “utili”.
Il calcio, soprattutto a livello giovanile, è diventato un oceano di pescecani. Girano troppi soldi e si è totalmente perso il senso della misura. Per colpa di tutti, genitori inclusi. [...] Una partita di calcio si trasforma in una gara di riscatto, contro la società e la vita in generale.
Tema trattato in modo approfondito è il contesto attorno a cui ruotano le società sportive, calcistiche in particolar modo, partendo dalle più piccole dei settori giovanili. Un ambiente rovinato sì dai troppi soldi che vi circolano, ma anche da chi approfitta dei sogni e, perché no, del talento dei ragazzi per il proprio tornaconto o per vedere realizzate aspirazioni del passato.
Perché leggerlo → Perché amerete i suoi protagonisti, rifletterete su diversi argomenti importanti e leggerete un giallo coinvolgente e complicato al punto giusto.
Buona lettura!
Incredibile ma vero, i delfini possono uscire vittoriosi: anche da uno scontro con i pescecani
Annalisa
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