Recensione: Sul filo dell'acqua di Sara Rattaro



La recensione di Annalisa al romanzo Sul filo dell'acqua di Sara Rattaro pubblicato da Solferino



Titolo: Sul filo dell'acqua
Autore: Sara Rattaro
Editore: Solferino
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TRAMA


Chiara era in auto, bloccata dalla piena. Giulia era nel negozio dei suoi genitori, ne sono usciti vivi per miracolo. Anna era a casa, ma suo marito era fuori con i soccorritori, purtroppo. Angela non era in città e non sapeva che anche a lei quel devastante diluvio avrebbe portato via qualcosa. Dal terribile 4 novembre in cui ogni argine ha ceduto e Genova è stata travolta dall’acqua è passato un anno. La sera in cui Chiara si scontra con Anna al ristorante, e Anna deve correre via perché Giulia sta per partorire, ognuna delle protagoniste si trova davanti alle conseguenze delle proprie scelte di quei mesi, e dei propri incontri. C’è Andrea che ha perso un amico, Enea che ha rinunciato a un amore, Marco che ha consumato un addio e Carlo che ha trovato… Giulia. E il cerchio si chiude. Otto vite si rincorrono, si mescolano, si scambiano come piccoli vortici, sul filo dell’acqua. Il nuovo libro di Sara Rattaro, in un originale e avvincente intreccio di trame e sentimenti, rende omaggio a una città, Genova, e a una grande dote umana, la resilienza. Un romanzo luminoso e profondo che ha la qualità del mare e della pioggia: porta in sé il senso della vita, della morte e della rinascita.




RECENSIONE

Nelle acque limpide la luce si propaga luminosa fino al fondale, nelle acque melmose la luce perde la sua funzione di orientamento, a pochi centimetri dalla superficie e senza visibilità il fondo e l’esterno presto si confondono.

 

Otto vite legate da un filo trasparente. Otto vite che si incrociano, camminano insieme, si dividono. Una sola giornata per mandarle tutte all’aria, con i loro disideri, i loro progetti, i loro sentimenti. Perché la vita è come l’acqua: quando irrompe nelle nostre esistenze, può mandarci a fondo, oppure far trapelare uno spiraglio di luce a cui aggrapparci per non affogare.

 

Restammo abbracciati. Entrambi sentivamo la sua mancanza come se dovesse ancora diventare un fatto concreto, come se il peggio del nostro dolore dovesse ancora farsi vivo. Entrambi consapevoli che una parte di noi era stata portata via da tutta quell’acqua.

 

Chiara, che si è salvata per miracolo dall’annegamento, ma ha portato con sé per tanto tempo la paura di rimettersi in auto. Anna, a cui l’alluvione ha portato via un pezzo di vita. Giulia, che da quel giorno ha deciso che doveva essere pronta ad affrontare l’acqua, ma che non era pronta ad affrontare i giochi della vita. Angela, che tutto vuole analizzare, ma l’amore non è materia da manuale d’istruzioni.

 

Rassegnarsi alla morte di chi amiamo è uno degli aspetti più paradossali della vita. Gli animali ci riescono, noi no. Quelli di alcune specie vagano per la natura soffrendo in modo anche intenso, per poi smettere semplicemente di farlo e guardare avanti.

 

Enea, che ha impegnato tutte le sue forze per stare accanto alla figlia, ma per il quale non è detta ancora la parola “fine”. Carlo, che credeva di aver tutto sotto controllo. Andrea, a cui l’acqua ha sottratto molto più di un collega, ma gli ha ridonato una madre. Marco, che il destino ha portato nel posto giusto al momento giusto.

 

Dove lo trovi il coraggio?”

[...]

“Credevo me lo avesse insegnato mio padre, ma per lui essere coraggiosi significava essere intrepidi. [...] Ma questo non è coraggio, è incapacità di accettare la paura. Per questo, alla tua domanda, oggi rispondo che è stato Enrico, il mio collega. Lui non aveva bisogno di istruzioni per sapere cosa fare. Ecco, cos’è il coraggio...”

 

Persone normali, con vite normali e normalmente scombussolate dalle scelte, proprie e altrui. Quanto basta perché un’esistenza per lo più tranquilla venga messa sottosopra e non torni più ad essere la stessa? Pochi attimi, il tempo della rottura di un argine, con l’acqua che porta via tutto, macchine, sassi, pali della luce, persone.

 

La memoria ha il potere di capovolgere i fatti. Quello che abbiamo vissuto e quello che siamo stati per anni si riduce a una manciata di briciole che si accumula in un angolo, mentre gli eventi eccezionali si allargano come macchie d’olio sul pavimento appena lavato.

 

Sul filo dell’acqua è un libro che non può lasciare immobili. Va a toccare corde profonde, soprattutto in chi certe situazioni le ha vissute da vicino. Non si può rimanere insensibili a morti così improvvise, davanti al dolore che invade così prepotentemente la quotidianità di una comunità intera. Quelle raccontate da Sara Rattaro sono storie di gente comune, gente come noi.

In questo libro ho trovato tanto dolore, ma anche tanta speranza. Per chi, nonostante tutto, riesce ad andare avanti, per chi trova la forza, dentro di sé o negli affetti, di ricominciare o di rimettere in gioco tutto. Per chi, con il ricordo forte di chi non c’è più nel cuore, sceglie la vita.

Perché leggerlo →  Perché abbiamo bisogno di storie che smuovano le nostre corde, a costo di far scendere qualche lacrima e bagnare le pagine.

Buona lettura!

- Annalisa -  

P.s. Ogni autunno a Genova, ma in realtà in tutta la Liguria, siamo ormai abituati ad attendere un disastro ambientale. Ma ogni volta che accade sembra che non siamo pronti ad affrontarlo. Forse perché arriva in fretta e non attende che rientriamo a casa, o forse perché è il modo che la Natura ha di dirci che, alla fine, chi governa il mondo è sempre e solo lei. Quello che è successo il 4 novembre 2011 ha lasciato segni indelebili in tutta la regione, visibili e non, ma soprattutto ha portato via il futuro di sei persone.

Ci sono cose così fantastiche, così inaspettate che quando accadono hanno in mente una cosa sola.
Stupirci.

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