Recensione: La meccanica delle vite possibili di Maria Pia Michelini


La recensione di La meccanica delle vite possibili di Maria Pia Michelini edito da Nati per scrivere
Ecco l'opinione di Annalisa.



Titolo: 
La meccanica delle vite possibili
Autore: Maria Pia Michelini
Editore: Nati per scrivere
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TRAMA
Dearborn (Michigan), 1966. Lilly torna a casa, in occasione del funerale di sua madre. Non ci metteva piede da quando aveva lasciato la famiglia, a quindici anni, per seguire il padre a Las Vegas. Per essere felice, per farsi una vita, quella che lì, in quella grigia cittadina di provincia, le pareva impossibile. I suoi fratelli sono rimasti gli stessi, la gente è rimasta la stessa, chiusa in una gabbia di restrizioni, che impedisce a tutti di vivere a pieno le proprie esistenze. Ma Lilly, da Las Vegas, porta con sé la vita e il calore di altre vite entrate nella sua, che l'hanno resa unica e incisiva ovunque metta piede. Una donna "pop art", uscita dalle tele di Warhol, per stravolgere il mondo con i suoi colori, la sua esuberanza, la sua continua battaglia per la felicità. Per sé e per gli altri. Riusciranno gli abitanti di Dearborn a tenere il passo?



RECENSIONE
 
Era nata nella famiglia sbagliata, lo seppe subito. Ma prima di superare quel cancello per prendere il volo, ne dovettero passare di anni, almeno una quindicina.


Eulalia, Stecco per i fratelli, Crazy horse per il padre,Lilly per tutti. Tanti soprannomi quante le donne che si racchiudono in lei: la ragazzina che non si è mai uniformata ad una famiglia rigida e ligia alle credenze religiose, quella stessa ragazzina che a quindici anni decide di seguire il padre a Las Vegas, cominciando una nuova vita, una donna, poi, che farà di indipendenza e intelligenza i punti cardine della sua esistenza.

Si dice che chi muore, parola assolutamente inadatta a ciò che accade veramente, rimanga per un po’ nei dintorni della dimensione terrena. E Lilly lo sapeva. Lo sapeva e basta, senza prove ed esperimenti.

Sino a oggi non ha avuto una vita semplice, Lilly, ha visto i diversi aspetti della morte: quella del padre, scomparso prematuramente quando la vita aveva ridato a quella parte di famiglia un po’ di serenità; quella della sua anima, quando ha dovuto fare i conti con gli effetti della sua femminilità sugli uomini; quella della madre, che ha abbandonato prima che potesse adattarla ai precetti cristiani che imperavano nella loro comunità.

Ted era il capofamiglia, si sentiva addosso questo ruolo da quando suo padre si era tirato la porta alle spalle; se ora avesse mollato, che sarebbe accaduto, chi avrebbe tutelato il senso dell’ordine e del dovere? E il quartiere cosa avrebbe detto di lui, di loro?

Si può essere fuori dal coro quando si vive in una piccola cittadina un po’ bigotta, nella quale si sa tutto di tutti ma e il giudizio è pronto a sbucare dietro a ogni porta? Per Lilly la risposta è “no”, ma per suo fratello Ted è stata l’unica possibile. Una vita mediocre, con un lavoro mediocre e una moglie che mediocre non è, ma non lo sa, non sa di poter essere donna oltre che moglie, plasmata dalle mani della suocera a sua immagine e somiglianza. E Adam, il terzo fratello, semplice nel suo essere “altro”, nella sua passione per le piante, nel coraggio che gli infonderà questa sorella tornata da un lungo viaggio.

“Lilly, ricordatelo sempre, piantati nella testa queste parole: non discostare mai la mira dalla meta. Se vuoi raggiungere un obiettivo, guardalo dritto negli occhi. Tutto il resto attraversalo piano, non calpestarlo, non rovinarlo. Ma tu procedi. Non ti fermare e arriva dove hai deciso di arrivare.”


Lilly, con i suoi capelli rosa, torna nella vita dei suoi fratelli e della piccola cittadina di Dearborn e ha la stessa potenza di un arcobaleno in mezzo alla pioggia: riporta il colore dopo il grigio della tempesta. Con il suo essere semplicemente se stessa, forse un po’ fuori delle righe per gli anni Sessanta, porta nuova luce in chi incontra. E non è una luce scontata perché nasce dalla fatica, dal dolore, dall’umiliazione. Nasce dalla forza di una donna che non ha voluto uniformarsi per piacere, né agli altri né alla propria famiglia. È una pennellata di colore che dà coraggio a chi non ne ha.

La penna di Maria Pia dà ancora una volta vita a una storia delicata e ricca di spunti di riflessione. Mai banale, ritroviamo anche in questo libro una donna forte, pur con tutti i difetti umani e le difficoltà che ognuno di noi prima o poi incontra.

Un libro che fa riflettere e al tempo stesso dà al lettore la speranza che, con il giusto impegno e la giusta perseveranza, i desideri si possono avverare.

Perché leggerlo → perché ognuno di noi ha diritto a un po’ di colore nella propria vita, così come ha il compito di donarne a chi ama. 

“Non voglio smettere di festeggiare, io festeggio la vita ogni giorno, vada come vada. Hai una minima idea di tutto quello che ci sta dentro un giorno regalato da Dio? Ti sei mai guardato intorno? Hai mai considerato tutto il bello che ti è dato da chi hai intorno?”

- Annalisa -  

 

1 commento :

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