La recensione di La carezza di Elena Loewenthal pubblicato da La nave di teseo, che ringrazio per la copia digitale.
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TRAMA
Lea è una ricercatrice universitaria di paleografia, moglie di un uomo distratto e madre di un bambino piccolo e due gemelli adolescenti insofferenti; Pietro un professore di filologia affascinante e riservato, sposato a sua volta. Si incontrano a un convegno in Calabria dedicato al Codex Purpureus Rossanensis, un antico manoscritto bizantino, e subito tra loro scatta una fortissima attrazione che li porta a passare una travolgente notte di passione. Forse questo desiderio inaspettato nasconde la scintilla di un sentimento più forte, un'esigenza di abbandonarsi l'uno nell'altro che si approssima all'amore. Pietro e Lea si perdono di vista, si scrivono, cercano indizi l'uno dell'altra nelle tesi dei rispettivi studenti, negli incontri accademici, nelle righe dei testi antichi, ma per una serie di coincidenze fortuite non riescono mai a rivedersi. Solo nel 2019, dopo vent'anni di occasioni mancate, finalmente si ritrovano. Ed è come se il tempo non fosse passato e tutto fosse rimasto solo in sospeso, nello spazio bianco della vita. Il loro legame, pur a distanza di anni e con l'età che avanza, non si è mai spezzato. Eppure, il destino li separa ancora, e Lea dovrà affrontare questa nuova, improvvisa, assenza nel ricordo dell'ultimo gesto che le è rimasto addosso, una carezza. Elena Loewenthal racconta la storia di un amore perfetto - delicato come le pagine di un antico manoscritto - che accompagna, senza mai spegnersi, gli inciampi della vita dei due protagonisti. Due anime che si sono scelte, e continuano a farlo.
RECENSIONE
Incontrare qualcuno, scoprire un’affinità, una intesa immediata che tiene fuori tutto il resto del mondo. E la gioia della complicità, pure. Sbalordimento. Spensieratezza. Tutto senza neanche un pensiero, solo vita.
Due anime che si incontrano, si attraggono, si riconoscono all’infinito. Due anime che per tutta la vita rimarranno legate al di là del luogo e del tempo.
“Non sento più differenza tra la mia pelle e la tua.”
Un continuo mischiarsi di odori, mani, labbra, corpi, quello che Lea e Pietro portano avanti ogni volta che si incontrano, per caso, oppure no, da quella prima sera durante un convegno in quel Sud che lei tanto ama. Lontani da casa entrambi, dalla vita di tutti i giorni, possono essere donna e uomo, possono essere (e far essere) solo semplicemente vivi.
Tutto è tornato di colpo. O forse no, forse c’era sempre stato, da qualche parte in fondo alla carne, sotto il cuore, dietro i reni.
Si cercano, ma solo sulle carte, nei discorsi dei colleghi o degli studenti. Non riescono mai a incrociarsi, vuoi il destino, vuoi la lontananza. Passano vent’anni, durante i quali le loro vite proseguono senza contatti, ma sempre con il pensiero legato ai loro incontri. Fino al giorno in cui tutto è di nuovo un turbinio di emozioni, fuori e dentro. Come un film messo in pausa, che ricomincia dopo aver premuto nuovamente il tasto play.
Dopo tanto tempo di vita passata nell’assenza l’uno dell’altra, anche i silenzi fra loro sono pieni di senso, di amore.
Non hanno mai avuto bisogno di parole, Lea e Pietro, neanche della luce, per la verità. La loro parte di vita in comune si è sempre consumata di notte, mentre di giorno, come in un tacito accordo, apparivano semplicemente come due colleghi. Una famiglia impegnativa per Lea, nessun figlio e la pensione per Pietro. Due studiosi che si incontrano per lavoro, nulla più. Ma solo per chi non sa guardare negli occhi delle persone, perché è lì che la loro attrazione non può mentire.
“Preferisci la mancanza, Lea?”
“Preferisco l’imperfezione. Di lì passa la luce.”
Il legame tra Lea e Pietro li accompagna per tutta la vita. Sentiamo chiaramente quello che vivono, che provano, l’eccitazione dell’attesa, la passione del presente, la malinconia di un arrivederci. Tutto il libro è percorso dal concetto di lacuna, materiale (il salto du même au mêmedei testi antichi) e umana, del loro rapporto. Un rapporto che esiste solo nella sfera delle ore passate insieme, e niente più. La vita dei protagonisti è raccontata solo in funzione l’una dell’altra: non ci importa di sapere nulla delle loro giornate “normali”, vogliamo solo sapere quando riusciranno a incontrarsi di nuovo.
Possono due persone conoscersi così profondamente, ma non sapere nulla (o quai) delle rispettive vite? Sì, è la risposta che nasce da questo romanzo, ed è la risposta più bella che poteva uscirne.
La carezza è un romanzo ricco di amore, ma non di quello romantico e del “vissero per sempre felici e contenti”. No, quello che descrive Elena Loewenthal è l’amore dei corpi, della pelle, delle labbra, di due persone che trovano l’una nell’altro la loro dimensione fisica perfetta, per le quali nemmeno il tempo è riuscito a spegnere l’attrazione. Due anime che conoscono ogni centimetro della pelle altrui, ogni spasmo, ogni singolo respiro. E non è, anche questo, amore?
Perché leggerlo → Per provare emozioni profonde.
Buona lettura!Lei aveva sperato che non andasse più via, come fanno certi ricordi che magari cambiano colore, che diventano sogni e speranze e magari l’ansia di un arrivederci sospeso nel tempo, ma che restano lì e non spariscono mai più del tutto.
- Annalisa -
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