Recensione: La forza della natura di Antonio Leotti


Un'atmosfera bucolica, una vita da ridisegnare: oggi Annalisa recensisce La forza della natura di Antonio Leotti - Marsilio.
Ecco la sua opinione.

La forza della natura 
Antonio Leotti
Marsilio 

Trama
Quando Anna rimane vedova di Euclide è ancora giovane, bella e, all'indomani del funerale, incredibilmente decisa a non rimettere mai più piede nel paesino della Toscana dove per anni il marito ha tenuto le redini dell'azienda di famiglia. Anna vuole restare a Roma, ai Parioli, ripensare all'uomo che ha amato, bere Martini in terrazza e dimenticare i contadini con i quali Euclide lavorava e che lei disprezza, considerandoli un inutile retaggio medievale. E quale modo migliore per dimenticare di vendere tutto, castello, terre e poderi? Tuttavia, tra Anna e la libertà si frappone la famiglia Rencinai, contadini da duecento anni su un podere del quale, morto Euclide, reclamano la proprietà. Comincia così, per una lite che finisce in tribunale, la nuova vita di Anna che, costretta alla campagna, se ne innamora tanto da prendere in mano l'azienda di famiglia e avvicinarsi ai detestati contadini. In questo percorso di riconquista delle radici (non solo metaforiche), Anna si troverà a essere oggetto del corteggiamento di diversi uomini: un vecchio amico d'infanzia, il figlio ribelle della famiglia Rencinai, un ricco aristocratico piemontese e addirittura un piccolo malvivente romano. Chi sposerà Anna? E quanto tempo impiegherà a lasciar andare il suo Euclide? Quello di Antonio Leotti è un romanzo inglese ambientato in Toscana, ma più comico che tragico. Una commedia che avanza per coincidenze ed equivoci, raccontando quanto le gioie della campagna e quelle della città - così come i disagi dell'una e dell'altra - non siano in fondo che luoghi comuni dei quali si può ridere insieme.



Era questa la vita? Sacrificarsi per anni per raggiungere una posizione, essere costretto costantemente ad apparire sereno e tranquillo con l’inferno che ci si porta dentro. E adesso? Stava finendo tutto. Nel peggiore dei modi

Un amore interrotto bruscamente, un’eredità da gestire, un’attività di famiglia da portare avanti o da vendere. Non è facile trovarsi a trent’anni vedova e con sulle spalle un’azienda di cui non si vuol nemmeno sentir parlare, soprattutto se quell’azienda è in Toscana e se si è cresciuti tra i fasti dei Parioli romani.

Dal babbo Annina aveva ereditato il carattere sanguigno e allegro, la soave pigrizia di chi sa amare la noia, la perfezione del motu proprio, estremo privilegio delle figlie uniche e ricche delle nostre società decadenti, il capriccio come forma di potere, il miracolo dell’arbitrio trasformato in buonsenso, e alle amiche che le chiedevano cosa ci trovasse nel grigio Euclide, lei rispondeva che non era questione di trovare, si era innamorata, punto e basta.

Anna Neri è una giovane donna che troppo presto ha visto spezzarsi il suo sogno d’amore. Euclide l’ha lasciata prematuramente e ora tocca a lei occuparsi di tutto: dagli affari alle proprietà di famiglia. Ma lei è abituata alle vacanze a St. Moritz piuttosto che agli aperitivi con le amiche nei migliori locali di lusso di Roma. Perché mai dovrebbe andare a fare “la contadina”?

Che una donna sola, per quanto giovane, potesse trasformarsi in un bersaglio della libidine di tutti era una scoperta davvero sconvolgente. E poi dove aveva vissuto finora? [...] Stava forse buttando via la vita?

A Castelmemmo Anna scopre tante cose: che la terra ha una sua anima, che la vita campestre è più dura di quello che immaginasse, che la soddisfazione che si prova dopo una giornata di lavoro sui campi non è nemmeno paragonabile a una giornata di shopping; che i trattori possono diventare amici e che una donna carismatica come lei, in un paese così piccolo, può far ribollire un mucchio di cuori!

Paolino pensò che la cosa migliore per morire era provare a addormentarsi, cercò di regolarizzare il respiro, di rilassare i muscoli [...], era tutto quello che rimaneva della sua vita: una testa pensante.

Paolo Goracci è un geologo-fisioterapista. O meglio, dopo essere rimasto dentro ad una miniera crollata per tre giorni, e per molti di più in ospedale, cambia vita e diventa fisioterapista. Conosce Anna da tempo, e da tempo è innamorato di lei. La vede crescere, cambiare vita, avvicinarsi e improvvisamente sposarsi con un altro. Vede passare davanti agli occhi la vita che vorrebbe, per dieci, venti, quarant’anni.

Era la prima volta che vedeva il mare. Faceva paura, non tanto per la sua estensione, chiunque abbia lavorato la terra sa quanto possa essere infinito un campo e quanto le zolle assomiglino alle onde.

E poi c’è la famiglia Rencinai, quella con cui Anna si trova a dover dibattere per quei sessanta ettari di terra, la Banditaccia, che il vecchio Raniero reclama come suoi di diritto, dopo una vita di lavoro. Una famiglia patriarcale, in cui a comandare è il vecchio, anche a cent’anni. Una famiglia in cui non si può fare altro, essere altro. In cui non ci si può innamorare della nemica. È per questo che Remilio decide di scappare e di far perdere le sue tracce, e si imbarca su un traghetto per la Sardegna. Finalmente libero, almeno dal potere del padre.

Che spreco di energie il rancore. Poteva capire l’odio, perché l’odio almeno aspira alla perfezione, pretende l’annichilimento del suo oggetto con l’ambizione di farsi opera d’arte, rimedio universale del mondo infetto, al contrario, le guerricciole piccolo borghesi alimentate dalle schermaglie dei puntigli, dal falso splendore dell’orgoglio [...] erano squallore pure oltre che un’inutile, colossale perdita di tempo.

I temi affrontati in questo libro sono diversi: dall’attaccamento alla famiglia alla passione per la terra, dalle dinamiche che governano un piccolo paese di campagna ai rapporti tra proprietari e lavoratori, dalla fatica che porta amore alla dissolutezza che porta solo noia. Antonio Leotti affronta la storia in modo spesso ironico, non celando però le difficoltà che la vita dei campi comporta.

La forza della natura usa uno stile quasi di altri tempi, per una lettura che non scorre in modo fluido ma che permette al lettore di andare al di là della semplice narrazione, per riflettere su quanto si sta leggendo.

Perché leggerlo → per perdersi con ironia in un’atmosfera bucolica.

Ah, che miracoli fa il tempo quando non è consumato, quando è messo da parte nel cuore, quando vive con te come un figlio.

- Annalisa - 

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