Recensione: Gotico Americano di Arianna Farinelli


Gotico americano di Arianna Farinelli edito da Bompiani è il romanzo protagonista della recensione di oggi, firmata da Annalisa.
Ecco la sua opinione.


Gotico Americano
Arianna Farinelli

Bompiani

Trama

È la notte delle elezioni. Bruna – che insegna Scienze politiche in un college di New York – è stata in tv per commentarne i risultati, ma l’angoscia che prova rientrando a casa non è dovuta alla vittoria del candidato repubblicano bensì al segreto che sa di dover confessare a suo marito Tom. Da tempo intorno al loro matrimonio si affollano lunghe ombre: quella dei genitori di Tom, italoamericani perbenisti e conservatori; l’ombra del tormento del figlio Mario, che manifesta un precoce disagio verso il suo corpo maschile; quella dell’alien number attribuito a Bruna dalla burocrazia statunitense.
Yunus, il giovane studente afroamericano con il quale Bruna ha intrecciato una relazione, le lascia un memoriale che è al tempo stesso una requisitoria contro l’ipocrisia delle nostre democrazie occidentali, un romanzo nel romanzo – la storia di un ragazzo per il quale l’estremismo religioso è la sola via per sentirsi fedele a qualcosa di grande – e una lettera d’amore.
Questo libro è la storia di una famiglia, dei suoi segreti, delle sfide a cui è chiamata, ma è anche un appello rivolto a tutti noi.



Io sono entrato davvero nel ventre della balena. Solo chi ci è entrato può dire di aver vissuto veramente.

L’America del duemila, quella prima e dopo le Torri Gemelle, quella di Trump, quella degli emigrati che fanno fatica a sentirsi a casa. Quella di una donna che ha faticato per trovare il suo posto, per andare oltre il suo alien number, e solo dopo vent’anni e un amore forse sbagliato vede la vera faccia del suo Paese.

Fu [...] in quei giorni che Bruna cominciò a interrogarsi sulla società americana. L’America non era quella terra di libertà ed emancipazione che si era immaginata.

Bruna Bianchi è emigrata negli States dall’Italia vent’anni prima per seguire il suo sogno americano, lavorativo e d’amore. Si è creata una carriera come docente universitaria, anche se deve continuamente combattere tra l’essere madre, con le sue difficoltà, e l’essere donna lavoratrice, che l’ambiente universitario e di ricerca non sempre perdona; ha formato una famiglia con Tom Bene, figlio di emigrati anch’essi italiani – Sal e Amanda -, dando la vita a Mario e Minerva e combattendo ogni giorno, per vent’anni, con dei suoceri che non la ritenevano abbastanza.


Le lusinghe di Amanda erano il latte materno dal quale Tom non si era mai svezzato.

Tom Bene è un marito e padre che non ha mai smesso di essere figlio. Sempre in balia delle tempeste tra la madre e la moglie, non ha mai preso una vera e propria posizione. Passa le sue giornate al lavoro – è medico – e tarda sempre più il rientro a casa per non dover affrontare quella vita famigliare a cui non si è mai abituato e che non si è mai sentito cucita addosso.


Da Yunus [...] ha imparato più che da ogni altro. Lui solo le ha insegnato che per capire ciò che sta fuori è necessario guardarsi dentro.

Yunus, James Brown, è suo studente all’università. “Le è piovuto addosso all’improvviso, insieme al temporale che due mesi fa lo ha portato bagnato fradicio davanti alla porta di casa”, così nel testo e non potrebbe esserci descrizione migliore per l’effetto che questo giovane ragazzo afroamericano ha avuto sulla sua vita. Un’adolescenza difficile, in un’America che da un lato si dichiarava aperta e libera, mentre dall’altro oscurava il “diverso”. È stato fortunato però, Yunus, perché ha trovato una famiglia che lo ha accolto e un vicino di casa, Mohammad, che è diventato un fratello.

“Yunus Brown e Mohammad Saiid hanno lasciato tre giorni fa New York per la Turchia. Hanno attraversato il confine sud del Paese e sono entrati in Siria. Abbiamo ragione di credere che i due siano diretti a Mosul per difendere la città sotto assedio.

Yunus se ne va, da un giorno all’altro, per seguire quel fratello con cui ha condiviso tutto e che non lascerebbe morire da solo. Si sono uniti all’Isis e sono partiti per andare a combattere una guerra nemmeno loro. Yunus lascia uno scritto, intitolato Gotico Americano, dove racconta di sé, della sua vita, delle sue idee. Della sua scelta di unirsi ai combattenti. Questo un tratto molto intenso che vale la pena riprendere nella sua completezza:

Erano stati tanti in quegli anni i giovani che si erano uniti all’Isis. Il Califfato prometteva protezione e stabilità economica ma anche la possibilità di combattere per una grande causa comune, quella di ristabilire l’unità dell’Islam e abbattere le frontiere create dal colonialismo. L’Isis era più di ogni altra cosa movimento di giovani. C’erano anche tanti occidentali come noi attratti dall’idea di sentirsi parte di una comunità, quella che non erano riusciti ad avere nei paesi di origine. Erano francesi, bosniaci, ceceni, belgi, canadesi, australiani, scandinavi e americani. A un certo punto a Raqqa c’erano più combattenti stranieri che locali. Come Mohammad anche loro avevano visto i video del Califfato su YouTube, le foto su Instagram, i post su Facebook. L’Isis parla agli esclusi, agli alienati, ai musulmani confusi, a quelli persi, sopraffatti dalla vita come noi. I messaggi sono tagliati per i giovani. Rappresentano i jihadisti come supereroi ed esaltano il sangue, il sacrificio, il martirio.

Sono tanti i temi che Arianna Farinelli tratta in questo libro con una voce “dall’interno”: il razzismo, la guerra all’Islam, i diritti dell’Uomo, la democrazia, la libertà, il terrorismo... ma anche l’amore oltre tutto. Sono tematiche di cui non è semplice parlare e che in questa sede si devono solo interiorizzare e lasciar macerare, perché i punti di vista di ognuno di noi sono diversi. Gotico Americano ha la capacità di mettere sul piatto tante questioni difficili senza voler, però, imporre alcuna visione.


Perché abbiamo bisogno di uccidere per sentirci vivi? A volte il male lo fai non per colpa tua. È la vita che ti mette in mano un kalashnikov e ti dice “spara”.

E poi c’è la dimensione umana e personale dei protagonisti. C’è una donna che dopo vent’anni di vita con un uomo si lascia trasportare da un ragazzo completamente al di fuori della sua cerchia sociale, con conseguenze inaspettate. C’è un uomo che è cresciuto solo di età, ma non interiormente, che non ha mai dimenticato le ore che passava in auto, in qualche parcheggio, ad aspettare che sua madre finisse “le sue cose”, che sfugge alla sua vita allo stesso modo. C’è un ragazzo che ha un bisogno enorme di sentirsi parte di qualcosa e che nel momento in cui il suo legame più profondo decide di partire per una strada oscura, non ci pensa due volte e non lo lascia solo.

Minerva come al solito ha già capito tutto. “Mario è triste: certo che lo è, vi aspettavate forse che si vestisse da femmina per andare a scuola e tutto procedesse senza intoppi solo perché questa è New York City e siamo nel Ventunesimo secolo?”

C’è un bambino, Mario, che non si è mai sentito “maschio” e fin da piccolissimo ha espresso il suo sentire prendendo in prestito i vestiti della sorella, dimostrando più coraggio (o inconsapevolezza) di coloro che avrebbero dovuto amarlo incondizionatamente, mettendo in crisi ancor di più il rapporto tra Bruna e la famiglia del marito. C’è Minerva, un’adolescente alle prese con i suoi problemi di giovane donna, che è più matura della sua età e guarda senza paura dove gli adulti non vogliono posare gli occhi.

La scrittura della Farinelli è diretta e schietta, va dritta al punto. Entra spesso nei dettagli, sia ambientali che psicologici, ma senza appesantire. Il lettore vuole sapere che fine farà questa famiglia allargata, vuole essere trasportato nella casa di Bruna, tra i suoi libri, e dirle che tutto andrà bene. 

Esiste davvero il sogno americano? O è solo specchio per allodole?

Perché leggerlo → perché fa ragionare su molte questioni che fanno parte della vita di tutti i giorni, che ce ne rendiamo conto oppure no.

In tutti questi anni della mia vita americana ho imparato che la mia libertà non finisce semplicemente dove inizia quella di un altro. La mia libertà non può neppure iniziare se coloro che mi stanno intorno non sono liberi. Pertanto la libertà degli altri è anche mia responsabilità.

- Annalisa - 

1 commento :

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001. Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione. L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.

Contenuti © Virginia Leoni - Le Recensioni della Libraia

© Le recensioni della libraia. Designed by Digital Butterfly