Oggi Annalisa ci racconta la sua opinione di "Se mi guardo da fuori" di Teresa Righetti edito da De Agostini Planeta.
Ho l'impressione di essere invisibile.
Che tutti stiano giocando nel loro ruolo in un modo impeccabile mentre io sto in panchina
“Se mi guardo da fuori”
di Teresa Righetti
DeA Planeta
A Serena non manca niente per essere felice: ha venticinque anni, una laurea in arrivo, una famiglia che le vuole bene, una casa che era del nonno paterno e dove presto potrà abitare. Nella sua vita tutto può succedere, e invece non succede. Forse perché non sa ancora cosa vuole, qual è il sogno da inseguire, che tipo di donna essere. O forse perché si sente ovunque fuori luogo e inappropriata. E così, mentre resta in questo limbo e aspetta l’illuminazione, lavora come cameriera al Chiosco, dove ogni sera si radunano tutte le categorie umane di Milano, che bevono e ridono e si divertono come se non facessero altro da sempre. Ma in mezzo a loro, la paura di essere invisibile, o semplicemente “poco interessante”, diventa ancora più grande. Fino a quando l’incontro con Leo, un cliente del Chiosco, le porterà una dura conferma – a volte è dietro i sorrisi che si nasconde il dolore – e al tempo stesso la consapevolezza che non serve guardare lontano per trovare persone disposte a prenderci come siamo, anche quando non siamo ancora niente. E così Serena smetterà di osservare, e inizierà a scegliere.
Serena è una giovane ragazza prossima alla laurea in Lettere, figlia, sorella, una come tante. Si impegna in tutto ciò che fa, dallo studio al lavoro stagionale al Chiosco. Non si sente mai abbastanza, sempre un passo indietro rispetto ai colleghi e ai frequentatori del bar. Rispetto al mondo intero.
Il Chiosco sta in mezzo alla piazza come una casa del Monopoli. […] Il Chiosco cambia le persone
Tutta (o quasi) la storia ruota attorno a questo piccolo bar piantato nel bel mezzo di una qualunque piazza milanese. Diventa punto di incontro di vite frenetiche, mai ferme, mai a riposo, trasportate in un turbinio di appuntamenti di lavoro e di serate a far tardi a casa di questo o di quello. Incontro di vite che si incrociano, si sovrappongono, si allontanano.
Ho l’impressione che tutti si somiglino, che anche Vivi e Cris e Valerio abbiano assorbito da queste persone le movenze e i sorrisi; che abbiano le stesse fattezze e la stessa altezza e lo stesso modo di stare in piedi con il gomito appoggiato al bancone. Che solo io, tra tutti, venga da un posto che per loro nemmeno esiste.
Sento per un attimo che il mio mostro e Leo si assomigliano tanto da non poterli quasi distinguere. Ci siamo stretti in un nodo che non riusciamo più a sciogliere.
Leo arriva all’improvviso, sbuca da quell’ammasso di persone tutte uguali che frequentano il Chiosco. Si notano. Il loro però è un rapporto strano, non si capisce su che cosa sia basato. Forse nemmeno loro lo sanno. Lo vivono, e basta. Fino a che è possibile continuare. Fino a che non ci si rende conto di quale strada imboccare.
Se mi guardo da fuori non è una storia immediata, che si ami alla prima lettura. Tanti i momenti di stasi narrativa, nei quali l’autrice racconta per l’ennesima volta l’arrivo al Chiosco di questo o di quel personaggio. Che non lasciano nulla al racconto, così come non lasciano nulla nella vita di Serena. Che fosse questo l’intento della Righetti?
La scrittura è fluida e corretta, non si incontrano difficoltà nello scorrere delle pagine. L’unica pecca, a mio parere e per mio gusto personale, è che non succede niente, niente di eclatante, niente di importante, niente di speciale da voler raccontare e leggere.
L’unico approfondimento che traspare è un’analisi della società contemporanea che punta più all’apparire e all’esserci che all’essere. E chiunque non si voglia o non riesca ad uniformarsi, rimane inevitabilmente fuori. Quel fuori da cui Teresa/Serena guarda se stessa in mezzo al resto del mondo.
Le relazioni vivono di equilibri, ognuno ha il suo. C’è chi si vede solo di notte, che decide di esistere nel mondo come coppia, chi sta insieme a distanza e si sente solo per telefono. Ma c’è una cosa da cui non si prescinde, e sono le regole che permettono all’equilibrio di esistere.
Buona lettura!
- Annalisa -
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