Il cardellino
di Donna Tartt
Rizzoli
De "Il Cardellino" è stato detto e scritto tanto. Per cui non starò qui a fare una semplice recensione di quello che per me è un capolavoro e che come molti di voi già sapranno ha vinto il premio Pulitzer 2014 per la narrativa. Se volete leggere qualcosa di interessante in merito a questo libro vi segnalo questo articolo di Alessandro Piperino e questa intervista a Donna Tartt.
Detto questo veniamo a noi. Ho deciso che vi parlerò dei personaggi che più mi resteranno nel cuore, che per un motivo o per l'altro mi hanno colpita nel corso della lettura. Prima però un paio di premesse.
Ho già scritto che per me "Il Cardellino" è un capolavoro, per la scrittura magistrale, per la storia capace di entrarti dentro a tal punto da farti stare male e per i personaggi. La Tartt riesce sempre a trovare la parola perfetta, quella che si incastra in una frase e che sa rendere minuziosamente le sensazioni. La conseguenza è che si vive realmente dentro alle pagine e a volte si sta veramente male.
Ecco "gli indelebili".
Theo Decker: È la voce narrante dell'intero libro. Lo conosciamo in un'uggiosa mattina newyorkese mentre aspetta di andare con la madre nella prestigiosa scuola che frequenta e da cui è stato espulso. Lui non sa che da quella mattina la sua vita cambierà per sempre. Nel corso del libro Theo passerà dall'avere 13 anni all'averne quasi trenta, dall'essere un adolescente qualunque ad essere un sopravvissuto, un reietto, un fuggitivo, un tossico. Più leggevo, più avevo voglia di prenderlo per mano e aiutarlo, salvarlo da quella massa di adulti incompetenti (non tutti). La vita lo mette a durissima prova, ma lui non va avanti indenne, in ogni sfumatura di quello che dice, fa e pensa si vedono chiare le cicatrici del suo passato.
Non gli si può non voler bene.
Hobie: Grande e grosso restauratore, ottimo cuoco, con una casa che sa di casa, sarà l'unico a dare una stabilità a Theo. Con i suoi silenzi, con la sua "bottega nella bottega". Non conosce molte cose del suo giovane amico, ma lo accoglie e si prende cura di lui. È il buono del libro, non l'unico, ma certamente quello che agisce in maniera diretta sulla vita di Theo. Per tutto il tempo ti ritrovi a tifare per lui. "La sua concentrazione fluttuava dal laboratorio al piano di sopra e si diffondeva per la casa come il calore di una stufa a legna in inverno"
Pippa: Lei è l'amore, quello che ti ferisce, ti fa sognare, quello irripetibile. È un faro nell'oscurità, la speranza di una possibilità. Non bella, ma interessante anche nei suoi piccoli difetti, sarà la costante di Theo. "Lei era il filo dorato che intesseva ogni cosa, una lente che ingigantiva la bellezza a tal punto che il mondo intero appariva trasfigurato attraverso di lei, e solo lei"
Boris: Abbandonato a se stesso, con un padre alcolizzato incontra Theo quando lui si trasferisce a vivere a Las Vegas. Per il protagonista da questo incontro inizia la fase delle droghe, la repentina discesa verso l'abisso di solitudine, giornate passate a sniffare colla e a bere vodka. Ma Boris non è solo un compagno di distruzione, nel suo essere "perduto" si rivela anche un buon amico e gli si perdonano gli errori.
Il Cardellino: Il famoso quadro di Fabritius datato 1654 è il coprotagonista di Theo, anzi forse alla fine conosciamo meglio lui, di chiunque altro. Perché in fondo come dice lo stesso protagonista "nel pieno del nostro morire (…) è un onore e un privilegio amare ciò che la Morte non tocca".
Il libro è lungo quasi 900 pagine che io ho amato una per una.
Ti dirò, Virgi: tempo fa, in libreria, mi sono imbattuta in questo libro. Conoscendolo solo di nome, vista la sua fama, e dopo aver letto la trama, l'ho riposto, non essendone rimasta particolarmente colpita. Beh, sappi che ora lo aggiungo in wishlist per colpa tua.
RispondiEliminaUn bacio! <3