Recensione: La mia prediletta di Romy Hausmann



La recensione di La mia prediletta di Romy Hausmann, pubblicato da Giunti. Un thriller che toglie il sonno, da pochi mesi approdato anche su Netflix in versione serie tv.



Titolo: La mia prediletta
Autore: Romy Hausmann
Editore: Giunti



In una notte gelida, un'ambulanza porta in ospedale una donna investita da un'auto sul ciglio del bosco. È incosciente e senza documenti. Con lei c'è una bambina dalla pelle bianchissima e gli occhi di un azzurro glaciale. L'unica informazione che riesce a dare su sua madre è che si chiama Lena. A poco a poco, però, lo strano comportamento della piccola insospettisce i medici. Non conosce il suo cognome, né il nome di suo padre, né l'indirizzo di casa: vivono chiusi in una capanna perché «nessuno li deve trovare». E il terrore sale quando la bambina afferma innocentemente, come se fosse la cosa più normale del mondo, che sua madre «ha ucciso per sbaglio papà», ma non serve chiamare la polizia perché hanno lasciato il fratellino Jonathan a ripulire quelle brutte macchie rosse sul tappeto... Appena viene avvisato, il commissario capo Gerd Brühling ha subito un'intuizione: quella donna non può essere che Lena Beck, la figlia del suo migliore amico, scomparsa 14 anni prima. Ma c'è qualcosa di vero in ciò che racconta quella strana bambina? Come ritrovare la capanna, il fratellino e il cadavere del rapitore, se davvero è stato ucciso? All'arrivo dei genitori di Lena in ospedale, una realtà ancora più sconcertante verrà alla luce. E sarà difficile districarsi in questa rete di verità, fantasie infantili, indizi contrastanti.



RECENSIONE

Inquietante, contorto, opprimente. La mia prediletta di Romy Hausmann è un thriller psicologico che leva il sonno, che fa traballare ogni certezza e sussultare di stupore (e paura, sì, lo confesso).
Un romanzo che ci avviluppa, stringendo la sua morsa pagina dopo pagina, tanto da toglierci il fiato. Io sono una grande amante dei gialli, li posso considerare - senza timore di essere smentita - il mio primo e grande amore letterario.
Lo so, se bazzicate questo blog da tempo questa storia la conoscete già, ma fatemela raccontare ancora una volta: quando ero piccola, una ragazzina, la libreria di casa mi suscitava un interessa quasi morboso. Piena di gialli, noir, romanzi da "adulti" (Anais Nin e similari). Quindi, quando ho avuto il permesso di attingere a piene mani da quelle mensole, mi sono fatta una scorpacciata di libri indimenticabile. È lì che è nato il mio amore per i thriller.
Un amore che continua e che La mia prediletta ha avuto il pregio di rinnovare ancora una volta.
Da tempo non mi imbattevo in una struttura narrativa così claustrofobica: il non poter far spaziare le ipotesi, ma il rimanere ancorata agli eventi, in un continuo salto di tempo. spazio e punto di vista, fa sentire il lettore prigioniero delle pagine, perché una cosa è certa durante tutta la lettura: si deve scoprire cosa è accaduto e perché.

Poi ho cominciato a passare in rassegna i dettagli. Alcuni li classificavo fin da subito tra le cose non raccontabili, tra le perversioni inesprimibili a parole che rendevano lui un mostro, ma soprattutto me la sua vittima. Non volevo essere per il resto dei miei giorni “la povera donna della capanna”.

Sì, la verità alla fine deflagra come una bomba a non lascia scampo a nessuno. Perché se c'è una cosa che l'autrice sa fare molto bene è farci sentire tutti colpevoli, vittime comprese. Ma anche noi lettori. In qualche modo il mondo che tratteggia Romy Hausmann è una scala di grigi, che tendono però al nero. Nessuna anima è totalmente pura, nessun pensiero si salva, nessun desiderio non ha un pizzico di oscurità.
E lo specchio in cui non lettori cerchiamo un confronto, ci rimanda personaggi contorti, pieni di ombre e di segreti. Ci sono molte vittime, quasi tutte lo sono, ma alcune di loro diventano carnefici. È chiaro che non lo sono tutti allo stesso modo, ma potendo ascoltare il loro inconscio, ciò che emerge è una riflessione su come tutti noi possiamo avere dei risvolti più oscuri di altri.
Non voglio parlarvi dei personaggi, perché vi rivelerei troppo, ma vi posso assicurare che la domanda che ci si pone per gran parte del libro è: chi sono veramente? Quello (e attenzione non chi) dicono di essere, oppure no? Il dubbio si insinua nella mente e non ci lascia fino al finale. Un finale in cui ogni pezzo del puzzle prende il suo posto e ci fa vedere con chiarezza quale era la vera anima nera.

Uno stile asciutto, che si concentra soprattutto sul ritmo, sincopato, che toglie il fiato, che ci fa venire voglia di continuare a girare le pagine per arrivare all'ultima. E, anche allora, che ci fa desiderare di averne ancora, perché capire è diventato un imperativo assoluto.
Tanta psicologia, tanta analisi, tanto dialogo interiore, che rivela molto di più di tutto il resto.
Gli elementi chiave? Una sparizione, una casa in un bosco, un incidente e personaggi che sembrano nascondere tutto, soprattutto le cose importanti.
Sono molto curiosa di vedere la serie Netflix: dal trailer mi sembra che non tutte le cose siano rimaste perfettamente uguali.
Senza dubbio uno dei migliori thriller letti negli ultimi anni.


Perché leggerlo →  Perché vi ritroverete in una capanna a cercare di scoprire la verità, in un gioco di segreti, di menzogne, magistralmente sostenute dall'intreccio narrativo dell'autrice.

Buona lettura!


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