Recensione: Formule mortali di François Morlupi



La recensione di Formule mortali di François Morlupi, pubblicato da Nativi Digitali Edizioni. Ecco la  recensione di Annalisa. 



Titolo: Formule mortali
Autore: François Morlupi
Editore: Salani



TRAMA

In una torrida estate romana, un anziano cammina nel parco di villa Sciarra, nell'elegante quartiere di Monteverde. Un odore tremendo attira la sua attenzione. Vicino a una macchia di cespugli scopre, con terrore, una mano mozzata. Poco più in là, gli arti amputati di un uomo sono disposti sul terreno a disegnare una celebre formula fisica. Il brutale omicidio turba la quiete del quartiere, ma soprattutto sconvolge l'instabile equilibrio del commissario Ansaldi, che con il trasferimento nella capitale sperava di aver trovato una tregua agli orrori cui ha assistito nella sua lunga carriera in polizia. Meticoloso e sensibile, la sua grande umanità lo porta a essere preda perfetta dell'ansia e degli attacchi di panico. Ciononostante rimane un professionista integerrimo che davanti al dovere non si tira mai indietro: costi quel che costi, troverà l'assassino. Ma prima dovrà capire come creare uno spirito comune con gli agenti della sua squadra investigativa, non meno unici e fragili di lui. Insieme, diventeranno i Cinque di Monteverde. Con il suo stile inconfondibile, che alterna il buon umore alla malinconia, Morlupi getta uno sguardo sugli abissi non solo di una mente criminale, ma della nostra intera società, che nasconde in bella vista i suoi istinti più feroci.



RECENSIONE

“Chi compie un atto del genere, non è più un uomo, ma un mostro, il diavolo in persona. Prendetelo e ricacciatelo nell’abisso da cui è uscito.”

 Una serie di efferati omicidi scuote il quartiere romano di Monteverde, un quartiere tutto sommato tranquillo, fino a quanto, nel parco di Villa Scerra, non viene ritrovato il primo corpo fatto a pezzi e con una formula fisica realizzata con parti di esso. A indagare è chiamata la squadra di polizia del commissario Ansaldi.

Biagio Maria Ansaldi non era né magro né muscoloso. [...] Tuttavia il poliziotto cinquantatreenne di Roma possedeva un suo fascino. [...] Lo sguardo, infine, aiutato dagli zigomi alti, donava al commissario un’aria nostalgica che avrebbe potuto fare stragi di cuori. [...] Ansaldi era fragile, perciò umano. E di umanità il corpo di polizia aveva dannatamente bisogno.

Eccolo qui il nostro commissario Ansaldi, che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti libri di Morlupi. Non il classico commissario che potremmo essere soliti immaginare: forte, sicuro di sé, affascinante. È un Ansaldi che deve ancora prendere bene le redini della squadra, che deve mostrare il suo valore, agli altri ma anche a se stesso. È un Ansaldi ancora acerbo.

Il vice ispettore Loy, gli agenti Caldara, Leoncini e Di Chiara erano riuniti nella sala conferenze. Il commissario fu avvertito ed entrando nella stanza provò una certa soddisfazione, non soltanto per la velocità dei suoi uomini – in meno di un’ora erano tutti presenti, malgrado fosse sabato – ma perché era la prima volta che si riunivano insieme.

In questa prima indagine dei Cinque, iniziamo a conoscere uno ad uno anche i collaboratori di Ansaldi: Roberto Di Chiara, non una volpe, ma felice di poter godere dei privilegi del posto fisso; Matteo Caldara, generoso e gentile, con grandi sogni al di fuori della polizia; William Leoncini, bello e impossibile, con una passione viscerale per la storia nazista; Eugénie Loy, donna enigmatica e di granito fuori, estremamente fragile dentro.

Lui era tornato a Monteverde per evitare di ritrovarsi davanti a spettacoli del genere, per non farsi divorare dalle sofferenze altrui. Desiderava soltanto tranquillità, e Monteverde gli era sembrato un angolo di paradiso. Quella scena gli fece capire quanto si fosse sbagliato: anche il quartiere più noioso poteva trasformarsi in un inferno.

Non è un caso come gli altri quello a cui devono dare risposte i nostri Cinque, per la sua crudeltà ed efferatezza. Vittime a prima vista distanti l’una dalle altre, addirittura oltremare, in terra di Corsica, ma con un sottile filo che le lega e che solo immergendosi nelle trame del deep web si potrà ripercorrere e giungere a una soluzione. Soluzione che non può essere compresa razionalmente.

Si svegliarono con una combinazione eterogenea di sensazioni: da una parte la felicità di tornare a casa, dall’altra la tristezza di abbandonare una regione che stavano iniziando ad apprezzare, per non dire amare. Per una volta Eugénie si chiese se, in fondo, i còrsi avessero capito tutto dalla vita, o perlomeno il senso di vivere bene ed essere felici. O sopravvivere senza infelicità. Per lei sarebbe già stato un miracolo.

Una nota a parte la merita la breve parentesi che Ansaldi e Loy vivono in Corsica: avere a che fare con colleghi stranieri (còrsi, nello specifico) non sempre è facile – almeno quanto arrivare fin sull’isola da Roma! –, se poi uno (Ansaldi) è super ansioso e l’altra (Loy) francese doc, o tutto l’ambaradan finisce in tragedia, oppure ne esce fuori un cammeo divertente come Morlupi ci ha abituati a leggerne.

“Tu non stai facendo niente né per me né per te. Tu stai lavorando per i cittadini. È per loro che sei e siamo qui. Ed è per loro che risolverò questo caso. Questo siamo, dei servitori dello Stato al servizio delle persone comuni.”

"Formule mortali", pur essendo il terzo libro in uscita con Salani, è in realtà la prima indagine in cui incontriamo i Cinque di Monteverde. Non è facile re-imparare a conoscerli dopo aver già letto le due storie precedenti. Sono sempre loro, certo, ma dobbiamo per un attimo fingere di non averli mai “letti”. E uso questo verbo non a caso, perché una delle grandi capacità di Morlupi è quella di permetterci di leggere dentro ai suoi personaggi, che non sono semplicemente poliziotti che devono risolvere un caso o assassini da scovare. Sono persone a tutto tondo, con i loro punti di forza e debolezze, con i loro desideri e delusioni. Ed è questo che fa dei libri di François i gialli emotivamente più appassionanti in circolazione.

Perché leggerlo → Lettura immancabile per gli affezionati ai Cinque di Monteverde.

Buona lettura!
Annalisa
La vita è spietata e nessuno può batterla, però possiamo perlomeno... sopravvivere ogni volta. O perlomeno tentare.


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