Siamo arrivati all'ultima tappa del blogtour alla scoperta di I bambini del bosco, l'ultimo romanzo di Romina Casagrande edito da Garzanti. Ecco la mia intervista all'autrice, che ringrazio per la disponibilità.
Autore: Romina Casagrande
Editore: Garzanti
Editore: Garzanti
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1) Quando hai deciso di scrivere la storia narrata in “I bambini del bosco”?
L’idea della storia è arrivata attraversando le montagne in cui è ambientato il romanzo. È stato subito dopo il primo lockdown, quando ho sentito più forte il bisogno di uscire all’aria aperta, vivere la natura con i suoi colori, i suoi odori. Cima delle Anime è una montagna altoatesina molto suggestiva. Il limite dei boschi lascia spazio a rocce in cui si incanalano torrenti e corsi d’acqua. Cascate e canyon la rendono una meta molto apprezzata, ma il suo lato più vero è quello dei sentieri che si inerpicano fra brughiera e sassi, e congiungono due terre di confine, l’Italia e l’Austria.
Il sentiero di cui racconto passa poco sotto la vetta. Da lì conoscere le contrabbandiere è stato un percorso naturale. Ma un’esperienza così forte che mi ha fatto venire voglia di approfondire e scrivere di loro.
2) Luce e Orecchia di Lepre sono due dei personaggi principali del romanzo, e anche quelli che a me personalmente sono entrati nel cuore, ci racconti chi sono?
Luce è una ragazza cresciuta in una famiglia di maschi. La madre se ne è andata quando lei era piccola e l’ha lasciata con un padre saggio, ma burbero, e un fratello molto ingombrante, competitivo, ambiguo. Lei cerca il suo posto, vuole essere amata, come tutti, ma non sa come fare. Non vuole rinunciare a sé stessa o scendere a compromessi, ma sa che presto il mondo in cui vive la costringerà a scegliere: essere madre, moglie, legata per sempre alla terra in cui è nata. Oppure qualcosa di diverso che però avrà un prezzo. Perché la libertà a volte è una conquista e richiede un sacrificio in cambio.
Orecchia di lepre è il “ragazzo selvatico”, sbucato dalla foresta quasi per caso. È molto sensibile, proprio come Luce, ma è più impacciato di lei con i sentimenti. Non trova mai le parole giuste e si fida troppo delle sue idee e delle sue trovate tutt’altro che geniali. Sta scappando da un guaio bello grosso, che non può svelare a nessuno, e, dopo essere sopravvissuto per un anno da solo nei boschi, si ritrova in un pasticcio quasi più grande: una casa di contrabbandieri che non gli fanno sconti.
3) Oltre a loro ci sono tanti altri personaggi, ce n’è uno in particolare al quale ti sei affezionata di più? E perché?
4) Nel romanzo affronti tematiche importanti: dalla vita in montagna e di frontiera, al ruolo delle donne, fino alla solitudine, la natura e (anche) la violenza domestica. Tutto è amalgamato in maniera armoniosa, qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
Le contrabbandiere, con le loro voci di indipendenza e libertà, mi hanno insegnato che gli stereotipi si scardinano dall’interno. A volte prendendosene gioco. Che l’amore non si chiede e non si aspetta, ma lo si trova dopo che abbiamo imparato ad amarci per prime.
5) Il contatto con la natura, il sentirsene parte integrante, è uno degli aspetti della storia che mi è piaciuto di più. Quanto c’è di te in tutto questo?
Siamo tutti interconnessi, come in una foresta in cui l’albero madre detiene la memoria del bosco e la trasmette ai figli tramite un intrico di fitte radici. È l’albero che è sopravvissuto al gelo, alle tempeste, quello che sa riconoscere gli insetti nocivi e secernere gli oli per sbarazzarsene. Tutte queste informazioni passano fra gli alberi della foresta, per questo è un luogo magico e pieno di saggezza. Ha così tanto da raccontare se facciamo silenzio e impariamo ad ascoltare. Il bosco è il luogo in cui si rifugiano Luce e Thomas, ciascuno con il suo fardello e il suo segreto, il passato da nascondere, i dolori da dimenticare. Ma anche una gran voglia di vedere sorgere finalmente l’alba fra i rami. Forse ciascuno di noi cerca il suo sacco amniotico, la bolla in cui sentirsi protetto. Ma a volte ciò che ci protegge finisce per intrappolarci se smettiamo di cercare, di crescere, di metterci in gioco. Vincere la paura non è facile, però è necessario.
6) In merito al romanzo c’è – invece - una citazione che senti particolarmente importante per spiegare I bambini del bosco?
“Se versi acqua sopra un ciottolo bagnato quella di troppo scivolerà via. Devi aspettare che il sole gli faccia venire sete perché la trattenga.”
Credo che ognuno abbia i suoi tempi, per capire, per chiedere aiuto. Anche se ami molto qualcuno e vorresti salvarlo, non puoi costringerlo a seguirti se per lui non è il momento.
7) Parliamo di te: chi è Romina Casagrande?
È difficile trovare delle definizioni, anche perché cambia tutto così in fretta. Sono una persona curiosa che ama molto quello che fa. Insegno, scrivo. E sono grata di poter ricominciare daccapo ogni giorno.
8) C’è stato un momento della tua vita in cui hai pensato: devo fare la scrittrice? Oppure è qualcosa che fa parte di te da sempre?
I libri sono sempre stati importanti per me. Mi piace leggerli, vederli intorno a me. Conservo tutti quelli che ho letto, anche da bambina, e guardare già soltanto le copertine mi ricorda il momento in cui li ho aperti per la prima volta, quando me li hanno regalati o li ho comprati, cosa stavo facendo in quel periodo della mia vita.
Poi, qualche anno fa, ho cominciato a scrivere storie mie, partendo da quello che mi incuriosiva e attraeva al punto da volerne sapere di più o vivere, attraverso la scrittura, in quel luogo, in quel tempo, dentro quella pelle.
9) Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
La scrittura occupa uno spazio importante di ogni giornata, perché mi fa stare bene. A volte è faticoso riscrivere, correggere. Ma quando la storia prende il via, quando la vivi insieme ai personaggi, dalle loro prospettive, è una specie di adrenalina che crea dipendenza. Mi piace documentarmi, scovare nuove storie, lasciare che sia la realtà a ispirarmi. Ce ne è una che mi sta mettendo a dura prova, ma credo ne valga la pena perché ha bisogno di essere raccontata, anche se è scomoda e piena di ombre.
Grazie di cuore per avermi permesso di condividere questo tratto di sentiero insieme a voi!
TRAMA
“Su ogni sentiero riconosco il soffio del vento. Ma solo uno è quello giusto per me.” Il sentiero ripido e impervio si snoda tra rocce e crepacci fino alla Cima delle Anime. Unisce due terre di confine, e a tracciarlo sono stati i passi di chi notte dopo notte lo percorre cercando un varco sui crinali. Da sempre protegge il cammino delle contrabbandiere che di nascosto lo solcano quando le primule e gli anemoni richiudono le loro corolle alla luna. Donne per le quali una scelta così difficile è l’unica possibilità di indipendenza. Anche se è pericolosa. Molto pericolosa. Quando Luce scopre la loro esistenza, i suoi desideri prendono finalmente corpo. Suo padre e suo fratello le hanno insegnato che quelle montagne non sono adatte a una ragazza. Che il suo compito è aspettare a casa il loro ritorno. Ma ora è pronta a sfidare quel divieto. A darle forza è Thomas, un ragazzo senza un passato né un luogo a cui tornare, che ha imparato sulla propria pelle che la natura può elargire doni inaspettati, crudele quanto accogliente. Luce sente che con lui esiste un legame speciale, profondo come le radici di un albero. Quello che però non può sapere è che Thomas custodisce un segreto che proietta un’ombra cupa sulla sua vita. Un segreto che appartiene al passato ma che anni dopo, su quello stesso misterioso sentiero, intreccerà la vicenda di Luce e Thomas con quella di un bambino scomparso e di un uomo pronto a tutto per ritrovarlo. In una ricerca nella quale ogni passo, ogni pendio superato è un viaggio dentro sé stessi alla scoperta delle proprie origini e della propria identità. Romina Casagrande torna a fare luce su una pagina della nostra storia rimasta nell’ombra. E lo fa dando voce a donne di cui si è perduto persino il nome e alle loro conquiste. Il suo racconto prende per mano il lettore e lo immerge nella magia delle montagne, che sono maestre di vita generose ma esigenti, che possono dare molto ma molto chiedono in cambio. Un romanzo che ci parla di libertà, di coraggio, di riscatto.
INTERVISTA A ROMINA CASAGRANDE
1) Quando hai deciso di scrivere la storia narrata in “I bambini del bosco”?
L’idea della storia è arrivata attraversando le montagne in cui è ambientato il romanzo. È stato subito dopo il primo lockdown, quando ho sentito più forte il bisogno di uscire all’aria aperta, vivere la natura con i suoi colori, i suoi odori. Cima delle Anime è una montagna altoatesina molto suggestiva. Il limite dei boschi lascia spazio a rocce in cui si incanalano torrenti e corsi d’acqua. Cascate e canyon la rendono una meta molto apprezzata, ma il suo lato più vero è quello dei sentieri che si inerpicano fra brughiera e sassi, e congiungono due terre di confine, l’Italia e l’Austria.
Il sentiero di cui racconto passa poco sotto la vetta. Da lì conoscere le contrabbandiere è stato un percorso naturale. Ma un’esperienza così forte che mi ha fatto venire voglia di approfondire e scrivere di loro.
2) Luce e Orecchia di Lepre sono due dei personaggi principali del romanzo, e anche quelli che a me personalmente sono entrati nel cuore, ci racconti chi sono?
Luce è una ragazza cresciuta in una famiglia di maschi. La madre se ne è andata quando lei era piccola e l’ha lasciata con un padre saggio, ma burbero, e un fratello molto ingombrante, competitivo, ambiguo. Lei cerca il suo posto, vuole essere amata, come tutti, ma non sa come fare. Non vuole rinunciare a sé stessa o scendere a compromessi, ma sa che presto il mondo in cui vive la costringerà a scegliere: essere madre, moglie, legata per sempre alla terra in cui è nata. Oppure qualcosa di diverso che però avrà un prezzo. Perché la libertà a volte è una conquista e richiede un sacrificio in cambio.
Orecchia di lepre è il “ragazzo selvatico”, sbucato dalla foresta quasi per caso. È molto sensibile, proprio come Luce, ma è più impacciato di lei con i sentimenti. Non trova mai le parole giuste e si fida troppo delle sue idee e delle sue trovate tutt’altro che geniali. Sta scappando da un guaio bello grosso, che non può svelare a nessuno, e, dopo essere sopravvissuto per un anno da solo nei boschi, si ritrova in un pasticcio quasi più grande: una casa di contrabbandieri che non gli fanno sconti.
3) Oltre a loro ci sono tanti altri personaggi, ce n’è uno in particolare al quale ti sei affezionata di più? E perché?
La nonna di Luce. È un’anziana signora testarda, che tutti sottovalutano. In realtà nasconde un segreto e la sa lunga. Mi piace l’idea di chi se ne sta un po’in disparte, non fa troppo rumore e resta ad ascoltare, ma ha vissuto una vita – forse, nel caso di nonna Ebe, anche qualcuna di più – e avrebbe molto da insegnare.
4) Nel romanzo affronti tematiche importanti: dalla vita in montagna e di frontiera, al ruolo delle donne, fino alla solitudine, la natura e (anche) la violenza domestica. Tutto è amalgamato in maniera armoniosa, qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
Le contrabbandiere, con le loro voci di indipendenza e libertà, mi hanno insegnato che gli stereotipi si scardinano dall’interno. A volte prendendosene gioco. Che l’amore non si chiede e non si aspetta, ma lo si trova dopo che abbiamo imparato ad amarci per prime.
5) Il contatto con la natura, il sentirsene parte integrante, è uno degli aspetti della storia che mi è piaciuto di più. Quanto c’è di te in tutto questo?
Siamo tutti interconnessi, come in una foresta in cui l’albero madre detiene la memoria del bosco e la trasmette ai figli tramite un intrico di fitte radici. È l’albero che è sopravvissuto al gelo, alle tempeste, quello che sa riconoscere gli insetti nocivi e secernere gli oli per sbarazzarsene. Tutte queste informazioni passano fra gli alberi della foresta, per questo è un luogo magico e pieno di saggezza. Ha così tanto da raccontare se facciamo silenzio e impariamo ad ascoltare. Il bosco è il luogo in cui si rifugiano Luce e Thomas, ciascuno con il suo fardello e il suo segreto, il passato da nascondere, i dolori da dimenticare. Ma anche una gran voglia di vedere sorgere finalmente l’alba fra i rami. Forse ciascuno di noi cerca il suo sacco amniotico, la bolla in cui sentirsi protetto. Ma a volte ciò che ci protegge finisce per intrappolarci se smettiamo di cercare, di crescere, di metterci in gioco. Vincere la paura non è facile, però è necessario.
6) In merito al romanzo c’è – invece - una citazione che senti particolarmente importante per spiegare I bambini del bosco?
“Se versi acqua sopra un ciottolo bagnato quella di troppo scivolerà via. Devi aspettare che il sole gli faccia venire sete perché la trattenga.”
Credo che ognuno abbia i suoi tempi, per capire, per chiedere aiuto. Anche se ami molto qualcuno e vorresti salvarlo, non puoi costringerlo a seguirti se per lui non è il momento.
7) Parliamo di te: chi è Romina Casagrande?
È difficile trovare delle definizioni, anche perché cambia tutto così in fretta. Sono una persona curiosa che ama molto quello che fa. Insegno, scrivo. E sono grata di poter ricominciare daccapo ogni giorno.
8) C’è stato un momento della tua vita in cui hai pensato: devo fare la scrittrice? Oppure è qualcosa che fa parte di te da sempre?
I libri sono sempre stati importanti per me. Mi piace leggerli, vederli intorno a me. Conservo tutti quelli che ho letto, anche da bambina, e guardare già soltanto le copertine mi ricorda il momento in cui li ho aperti per la prima volta, quando me li hanno regalati o li ho comprati, cosa stavo facendo in quel periodo della mia vita.
Poi, qualche anno fa, ho cominciato a scrivere storie mie, partendo da quello che mi incuriosiva e attraeva al punto da volerne sapere di più o vivere, attraverso la scrittura, in quel luogo, in quel tempo, dentro quella pelle.
9) Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
La scrittura occupa uno spazio importante di ogni giornata, perché mi fa stare bene. A volte è faticoso riscrivere, correggere. Ma quando la storia prende il via, quando la vivi insieme ai personaggi, dalle loro prospettive, è una specie di adrenalina che crea dipendenza. Mi piace documentarmi, scovare nuove storie, lasciare che sia la realtà a ispirarmi. Ce ne è una che mi sta mettendo a dura prova, ma credo ne valga la pena perché ha bisogno di essere raccontata, anche se è scomoda e piena di ombre.
Grazie di cuore per avermi permesso di condividere questo tratto di sentiero insieme a voi!
Grazie ancora all'autrice per la meravigliosa storia che ha scritto e per aver risposto alle mie domande.
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