Recensione: Cambiare l'acqua ai fiori di Valérie Perrin


La recensione di Cambiare l'acqua ai fiori di Valérie Perrin Edizioni e/o letto da Annalisa.
Un romanzo molto amato, a lungo in classifica tra i più venduti e vincitore anche di un premio: infatti Cambiare l'acqua ai fiori nel 2018 ha ottenuto il Prix Maison de la Presse, presieduto da Michel Bussi, con la seguente motivazione: “Un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi”.


Titolo: Cambiare l'acqua ai fiori


Autore: Valérie Perrin
Editore: Edizioni e/o
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TRAMA
Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale.

Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.



RECENSIONE

I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso [...]. non leggono, non pagano tasse, non fanno diete, non hanno preferenze, non cambiano idea [...]. i miei vicini sono morti.
Violette Toussaint è la guardiana del cimitero di Brancion-en-Chalon, un piccolo paese della Borgogna. È una signora gentile, accogliente, precisa nel suo lavoro, amata dai suoi amici e colleghi che lavorano come lei al cimitero. La sua casa profuma di buono, la sua porta è aperta a chiunque abbia bisogno. Tiene da sempre un registro nel quale trascrive le descrizioni di tutti i funerali, dalle targhe funerarie ai discorsi, dal numero di partecipanti al tempo che faceva. Le regole della casa del sidro è il primo libro che ha letto. 

Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro [...]. Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi.
La sua vita è costellata di peripezie, dal giorno della sua nascita, fino ai vari passaggi attraverso famiglie affidatarie. Per poi arrivare all’incontro con Philippe Toussaint, provetto Don Giovanni che tra tante, dietro a quel bancone del bar, ha scelto proprio lei. L’inizio della seconda parte della sua vita. Prima di approdare al cimitero, diventano guardiani di passaggio a livello, o meglio, come dice Violette, lei lavora, lui va a fare un giro.

Nel mio orizzonte restano vari uomini: i tre necrofori, che rispondono ai nomi di Nono, Gaston ed Elvis, gli addetti alle pompe funebri, tre fratelli che si chiamano Pierre, Paul e Jacques Lucchini, e padre Cédric Duras.
Dopo la sparizione di Philippe, diciannove anni prima, la sua famiglia diventa quello strano gruppo che ruota attorno al camposanto, cani e gatti compresi. Vogliono tutti molto bene a Violette, sarebbe pure strano il contrario. Sono quasi divertenti i racconti delle sepolture più strane che hanno dovuto affrontare o della sbadataggine di Gaston, che si ritrova pure acqua alle ginocchia nel mezzo di una buca!

A Brancion-en-Chalon conosco tutti, anche gli abitanti che ancora non hanno defunti da me. Tutti sono passati almeno una volta dai vialetti del cimitero per il funerale di un amico, di un vicino o della madre di un collega. Lui non l’ho mai visto.

La sua tranquilla routine, fatta di cure all’orto, ai fiori e alle tombe, è interrotta dall’arrivo di un uomo, un commissario, che giunge al cimitero perché l’ultima volontà della madre è quella di essere depositata a riposare, in cenere, accanto a un uomo da lui mai visto né sentito nominare. È così che Violette e Julien Seul si conoscono. Ma non tutto è sempre come sembra e possono esistere legami invisibili anche tra chi non si è mai incontrato. 

Avrei visto e sentito di tutto, l’odio e la violenza, il sollievo e la miseria, il risentimento e i rimorsi, il dolore, la gioia, i rimpianti, tutta la società, tutte le origini e tutte le religioni su pochi ettari di terra. 

È dopo pochi capitoli che iniziamo a capire che al di là della sua immagine attuale, dietro a Violette c’è molto di più, c’è tutta una vita di gioie e delusioni, di amicizia e dolore. E fa quasi male leggere le parole che seguono.
Mi piace ridere della morte, prenderla in giro. È il mio modo di esorcizzarla, così si dà meno arie. Burlandomi di lei permetto alla vita di prendere il sopravvento, di avere il potere.
Un’infinità di sentimenti mi scorre dentro durante la lettura di Cambiare l’acqua ai fiori. Ho scelto di non leggere nulla prima di aprire il libro, né la trama né altre recensioni. Mi è stato consigliato e mi sono fidata. Posso dire che è stata la lettura più bella, emozionante e sorprendente di quest’anno.

Innumerevoli i personaggi che si alternano nel racconto, da mamma e papà Toussaint all’amica Célia, una di quelle amicizie che nascono per caso e durano tutta la vita. Dai compagni del cimitero alla piccola Léonine. Per non parlare degli ospiti del cimitero, di cui Violette conosce a memoria posizione e date di nascita e di morte, che vengono accuratamente riportate a ogni loro “apparizione”. C’è Iréne Fayolle con il suo diario, la madre di Julien, e c’è Gabriel Prudent, l’uomo accanto al quale riposerà per l’eternità, e la loro è una storia nella storia, tanto appassionante quanto commovente. C’è Philippe, che dopo tutto è stato solo una vittima della sua stessa vita, e con lui Françoise.

Ma in tutto c’è sempre e soprattutto Violette. Violette che ama e che si fa in quattro per sé e per gli altri, Violette che viene lacerata da un dolore immenso e nonostante tutto cerca di rialzarsi e sopravvivere, Violette che resiste alla vita e che solo quando viene a sapere la verità sul suo passato si sente pronta a fare un passo avanti e a ricominciare a sentir scorrere dentro di sé la felicità.

Impariamo a salvare vite, ma mai a rianimare la nostra pelle e quella di un altro
Valérie Perrin ha creato un mondo, il mondo di Violette, ricco di personaggi, di fili che conducono da uno all’altro, di avvenimenti, non sempre gioiosi, ma pur sempre reali. La condizione di sottomissione psicologica di alcune donne, la perdita dei figli, l’amore per un uomo o una donna che non sono quelli a cui si è ufficialmente legati. Ma anche l’amicizia, l’amore, la forza di resistere e di combattere per se stessi e per la verità. Sono tanti gli spunti che possono essere tratti da questo libro e di ognuno si potrebbe stare a parlare per ore.

È un libro scritto con semplicità, con ironia, con tanto sentimento. Dalle parole di Violette sgorgano le sue emozioni, il suo dolore, il suo imbarazzo, la sua serenità. Dovremmo tutti impegnarci a prenderci cura dei nostri fiori, a cambiare loro l’acqua quando la necessitano, a tagliare le radici morte quando ci trattengono nel dolore, a donare loro sole e calore.

Perché leggerlo → Perché è uno dei libri più belli scritti negli ultimi anni, splendido nella sua semplicità.

Buona lettura!
- Annalisa -
“Nel nostro mestiere si vede di tutto [...]. L’infelicità, la felicità, gente che crede, il tempo che passa [...]. in fondo noi necrofori siamo dentro la vita forse ancora di più di chi fa un altro mestiere, perché a noi si rivolgono quelli che rimangono [...]. Papà, pace all’anima sua, diceva sempre: ‘Figli miei, noi siamo gli ostetrici della morte, la facciamo partorire. Quindi godetevi la vita e guadagnatevela’.”

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