Bisogna avere speranza, nella vita. E sogni.Due persone diverse, due storie diverse. Un grande dolore da affrontare una volta per tutte e un amore da accettare. Queste le sfide di Giulia e Diego, i protagonisti del nuovo libro di Lorenza Stroppa: Da qualche parte starò fermo ad aspettare te.
Sotto la pelle di Giulia, dietro la sua espressione quieta, il suo passato, la sua verità sono animali in gabbia che scalpitano per essere liberati.
Non mi sono mai fermato, non ho mai messo radici, non ho neppure provato a conoscere abbastanza una donna da imbastire con lei una relazione seria. Non fa per me, io non sono il tipo da grandi traguardi, da certezze, da figli.
Diego è editor in una casa editrice e, tra un autore e l’altro, si gode la vita e il suo essere single. Le uniche donne della sua vita sono una madre invadente, la sorella “accasata e perfetta” e la gatta Mercedes, l’unica femmina a fargli fare quello che lei desidera. Trova per caso un’agenda sul pavimento di un supermercato e da lì la sua curiosità lo porta a girare per tutta l’isola per presentarsi agli appuntamenti che una sconosciuta ha segnato.
Rita bisogna prenderla così. Arriva quando meno te l’aspetti e ti rovescia addosso la sua vita fuori dalle righe. È invadente e prolissa. E un filo scurrile nei suoi racconti, ma capace di un affetto straripante e incondizionato.
Rita è cugina nonché miglior amica di Giulia. La conosce da sempre, sa quello che ha passato e cosa si porta dietro. È un po’ sopra le righe, ma è proprio questa parte del suo carattere che riesce a sollevare Giulia dai suoi pensieri nei momenti più bui.
Se dovessi abbinarlo a un colore sarebbe il bianco, penso istintivamente. È un colore che, sotto alla purezza, nasconde mille sfumature possibili.
E poi ci sono gli amici: Teresa, la vicina di casa di Giulia, originaria di Burano, che ama realizzare centrini e la capisce solo con uno sguardo. C’è Frank, l’amico di una vita di Diego che comprende ancora prima di lui i suoi sentimenti. E poi c’è il piccolo Pietro, un piccolo Cupido che farebbe innamorare ogni ragazza della penisola!
Tutti gli incontri portano a qualcosa. Alcuni a volte ti cambiano senza che tu te ne accorga.
Ci sono incontri che arrivano al momento giusto, altri che invece non sono stati messi in conto e scombussolano i piani. Quello tra Diego e Giulia è uno di questi. Lui, che si è sempre raccontato di non voler mettere radici, si trova dapprima incuriosito, poi attratto da questa donna di cui conosce cose che non dovrebbe, eppure non è ancora scappato; lei che ha pianificato quei mesi fino a un giorno specifico, il giorno in rosso, il giorno della svolta.
Nel bene e nel male è la mia isola, mi protegge e al contempo mi imprigiona. Qui, sospesa nel tempo, tra questi muri storti e l’odore dolce di salmastro, mi sento viva.
A far da sfondo la Venezia dei veneziani, non quella vista e rivista delle guide turistiche, ma quella delle calli e delle piazzette con i panni stesi e i gatti alla finestra e le voci con l’inconfondibile accento cantilenante.
“Non è il tuo colore preferito, vero?”, la pungolo.
“Però ha dei dettagli interessanti.”
“Il rosso, per esempio”, suggerisco.
Si sistema la borsa sulla spalla.
“Non è un colore che uso, non più.”
“Perché?”
“È il colore della vita.”
Da qualche parte starò fermo ad aspettare te è un libro sull’attesa: dell’incontro, di una data, di una parola. Un’attesa che è vissuta in modo diverso a seconda di quale sia il suo soggetto. È un libro in cui il dolore scorre come una vena che collega ogni pagina, ma nel quale non viene mai meno la speranza in una rinascita. Ci sono dolori che non possono essere cancellati e nemmeno superati. Ma c’è anche il momento in cui si deve decidere come andare avanti.
Con una storia che potrebbe sembrare il semplice incontro di due persone, Lorenza Stroppa ci porta invece all’interno dell’anima di due protagonisti molto forti, in un viaggio sentimentale che va al di là dell’attrazione e dell’amore, che raggiunge mete più alte e lascia al lettore il sapore della possibilità.
Perché leggerlo → Perché è un libro che dona speranza.
Ho sempre amato pasticciare con i colori, è una specie di alchimia. I colori hanno un linguaggio segreto, un modo per comunicare che va al di là della percezione visiva. Indicano una via, segnalano un pericolo. Possiamo dominarli o esserne dominati, cedere al loro fascino, al loro potere condizionale, o cavalcarli e guidarli sulle mappe dei nostri sentimenti. I colori hanno una voce simile a un sussurro, suadente e imperiosa. E alcuni lo sanno ascoltare più di altri.
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