Recensione Gli scomparsi di Alessia Tripaldi



La mia recensione di  Gli scomparsi di Alessia Tripaldi edito da Rizzoli, che ringrazio per la copia digitale. È un thriller che toglie il respiro.

Titolo: 
Gli scomparsi
Autore: Alessia Tripaldi
Editore: Rizzoli
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TRAMA
Un cadavere mutilato emerge da un tumulo di sterpaglie. Un ragazzo scalzo e magro dice di chiamarsi Leone e che quello è il corpo di suo padre, con cui ha sempre vissuto nei boschi. Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? La risposta spetta al commissario Lucia Pacinotti. «Un'altra sigaretta e poi vado» è la frase che ripete tra sé mentre è appostata in macchina cercando il coraggio di bussare alla porta del suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso. Nonostante la frattura improvvisa che li ha separati anni prima, lui è l'unico che può aiutarla a dipanare il mistero del "ragazzo dei boschi". Ciò che Lucia non sa è che bussando a quella porta costringerà Marco a riaprire anche il vecchio baule ereditato dal suo avo, Cesare Lombroso. Tra le pagine dell'Atlante dei criminali, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, si cela la verità, ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell'ossessione per il male.



RECENSIONE
  
Se il profiling vi intriga allora dovete fermarvi a leggere questa recensione, perché questo è il romanzo che fa per voi.
Gli scomparsi di Alessia Tripaldi edito da Rizzoli è un thriller che ci porta a scavare nei meandri della mente umana, alla ricerca di quella leva che fa scattare le persone e le porta a prendere derive pericolose.
Il tutto condito da una buona dose di suspense.
Perché tutto parte da un macabro ritrovamento: quello del corpo di un uomo massacrato in maniera violenta e di un giovane che dice di esserne il figlio e di aver vissuto insieme a lui nei boschi. Le cose stanno davvero così? Il rapporto tra i due è davvero di sangue? Chi è l'assassino che ha compiuto un delitto così efferato?
Queste sono alcune delle domande che il lettore si pone nel corso del romanzo e sono anche la molla che spinge a voler proseguire la storia. Oltre naturalmente ai protagonisti, delineati con precisione dall'autrice.

«Quindi hai classificato i criminali in base agli archetipi?» «Li ho classificati in base alla loro personalità, che è ciò che gli archetipi rappresentano.»
...
 La mia idea è che le menti criminali non siano altro che questo: l’espressione psicotica del lato ombra.»

Lucia Pacinotti, commissario, coraggiosa, instancabile e determinata a fare luce sui misteri che si nascondono nella fitta boscaglia del centro Italia. Sarà lei a coinvolgere il suo vecchio compagno di studi, Marco Lombroso, uomo dal talento inequivocabile ma con un'ossessione per il crimine e i criminali.
Il rapporto tra i due è profondo, antico, ma bloccato. Marco non è un uomo facile, dentro di sé cela tante sfumature, tanti angoli bui e ritornare a scavare nella mente dei criminali lo porta a superare un limite che si era imposto.
Ed è tra le pagine dell'Atlante dei criminali, lo studio portato avanti dal suo antenato Cesare Lombroso, che andrà a ricercare la verità. Tra quei dodici archetipi dominanti, che l'autrice ci spiega con cura e precisione nel romanzo rendendo la lettura accattivante e intrigante.

Crescendo aveva imparato a decifrare i criteri di classificazione usati dall’avo. In alcuni casi l’Atlante era una vera e propria mappa geografica in cui invece di essere segnalati i fiumi e le città era indicata la concentrazione dei reati rispetto al numero degli abitanti. A undici anni, Marco sapeva che a fine Ottocento l’Italia era al primo posto in Europa per numero di omicidi, ma tra gli ultimi rispetto agli infanticidi. In altri casi, erano le stesse facce dei criminali a essere suddivise in base alla tipologia di reato. Che fosse la città d’origine o la fronte bassa, tramite quell’album Cesare Lombroso aveva cercato un pattern, uno schema ricorrente che motivasse le “cose brutte” compiute dagli esseri umani. Proprio come faceva lui quando fantasticava sulle storie dei criminali, il suo antenato era andato alla ricerca dei perché.

Alessia Tripaldi ci racconta una storia che scava nel profondo della psiche umana, nei limiti che ci imponiamo e che scavalcati producono una frattura nella nostra mente. 
Una storia difficile perché addentrarsi nella psicologia criminale non è facile, bisogna armarsi di una buona dose di coraggio e sangue freddo per fare i conti con il buio. E ne Gli scomparsi ci muoviamo  in uno spazio completamente privo di luce, nel dolore, nella rassegnazione, nella dipendenza emotiva e fisica dal male.
Lo stile dell'autrice è analitico, ma scorrevole. I punti di vista sono interessanti, perché numerosi. Riusciamo a vedere le cose da diverse angolazioni e questo ci permette di avere una visuale completa della storia. 
Spero che ci siano altri libri, magari in cui ritrovare Lucia e Marco alle prese con una nuova indagine.
Perché leggerlo → Perché è un thriller all'ultimo respiro. Adatto a chi ama serie come Criminal Minds.
Buona lettura!
La sensazione che il bosco abbia una sua volontà, di giorno solo abbozzata, di notte diventa una cosa viva che si muove, respira, parla. La sua voce sono richiami di rapaci, grugniti, soffi: le creature del bosco si stanno dicendo che loro sono lì, che quei tre corpi estranei hanno violato il loro spazio. Il fuoco anima le ombre, creando l’illusione di esseri che si muovono attorno a loro, pronti ad attaccare non appena si saranno addormentati.

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