La mia recensione di Il gioco della devozione di S. R. Masters edito da Garzanti, che ringrazio per la copia digitale.
Autore: S. R. Masters
Editore: Garzanti
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TRAMA
L'unico rumore è lo scoppiettare del fuoco e il respiro del mare. Adeline, Rupesh, Steve, Jen e Will sono intorno al falò intenti a fare un gioco. Un gioco, chiamato «La devozione», in cui si giurano amicizia eterna, come solo a quindici anni è possibile. Fino a quando Will non mette tutti alla prova chiedendo se resterebbero suoi amici anche se diventasse un serial killer, descrivendo il modus operandi in cui ucciderebbe le sue vittime. Un silenzio pieno di parole gela l'aria. Ma poi una risata smorza l'atmosfera. Si tratta solo del solito burlone. Eppure, quindici anni dopo, due persone vengono uccise proprio nel modo in cui lo aveva immaginato Will. E quest'ultimo sembra essere scomparso nel nulla. Solo Adeline, Rupesh, Jen e Steve sanno quello che è successo quella sera d'estate, quali scenari sono stati predetti. Solo loro possono unire gli indizi e avanzare un'accusa. Un'accusa contro un loro amico. Fino a che limite si può essere fedeli ad un legame? Fino a che punto un gioco innocente rimane tale? Fino a dove può spingersi la fantasia senza intaccare la realtà? La soluzione è nelle loro mani. Ma devono fare in fretta perché un nuovo gioco è cominciato. Un gioco molto più pericoloso in cui non ci sono regole.
RECENSIONE
I legami che si costruiscono da giovani hanno un'intensità rara. Sono totalizzanti e profondi, complice anche il fatto che l'adolescenza sia quell'età in cui definiamo maggiormente noi stessi prendendo le distanze dalla famiglia e costruendoci una nostra personalissima identità.
Il gioco della devozione di S. R. Master è un romanzo che ci porta a ritornare in quell'epoca, inizio di una serie di eventi che poi si sviluppano nel corso della narrazione.
Questo libro intreccia passato e presente raccontandoci di un gruppo di amici che, dopo tantissimi anni, si rivede e prova a ricostruire quei legami che per tanto tempo sono andati perduti.
A complicare il tutto una frase di tanti anni prima detta dell'unico di loro che non si è presentato alla reunion, in cui scherzava sul fatto di diventare un serial killer.
Un'affermazione che anni dopo, alla luce di una serie di fatti, appare inquietante e forse profetica.
Tutto ormai si avviava alla fine: la notte, l’estate, il fuoco attorno al quale noi cinque eravamo seduti. Anche se affermavamo di essere affascinati dai misteri dell’età adulta, in segreto avremmo desiderato che la vita continuasse così per sempre. Eravamo convinti che le cose non sarebbero mai più state belle come allora, nonostante i problemi che avevamo con i nostri genitori o fra noi.
Il gioco della devozione è un thriller psicologico che parla di legami, di giochi di potere, del tempo che passa. Al tempo stesso è un romanzo di formazione che i mostra i rapporti che si costruiscono durante l'adolescenza, come si sviluppano, come ci segnano. Legami che anni dopo vengono rivisti da un altro punto di vista, che si modificano, ma forse neppure tanto.
È anche un romanzo che indaga sui segreti, su quelli più profondi che si nascondo nell'animo umano.
Mentre leggevo ho pensato a come mi sarei sentita se avessi rivisto un gruppo di amici del passato e se avessi scoperto che, una frase detta in un momento di scherzo, potesse essere così profetica. Probabilmente spaventata come i protagonisti, ma al tempo stesso decisa a far luce sulla verità.
Il gioco della devozione ci fa viaggiare nel tempo, tra passato e presente, in un gioco di specchi che intriga il lettore e - alla fine del libro - gli fa venire voglia di rivedere tutto dall'inizio alla scoperta di indizi.
Chiunque alla nostra età dica di sapere esattamente cosa vuole diventare da grande è uno spudorato bugiardo. Però so cosa non farò, e questo è già un inizio.» «L’astronauta?» la pungolò Steve. «Appunto. E non sarò nemmeno una madre di famiglia che vive in mezzo al nulla, con uno di quei lavori convenzionali che odio tanto. Non voglio fare niente che non sia una mia libera scelta.»
I protagonisti sono numerosi e tutti molto ben classificabili.
Adeline ultima arrivata nel gruppo, affascinante e creativa. Rupesh il battitore libero, attualmente medico, molto inquadrato. Steve il leader, abituato sin da piccolo alla solitudine e ai privilegi, affascinante e punto debole per Adeline. Jen forse la più fragile e bisognosa, quella che ha visto i suoi sogni infrangersi. Will enigma della compagnia, oggi sparito allora solitario.
Relazioni, amori, giochi di potere, simpatie e antipatie sono gli elementi sui quali si snoda la storia sia nel passato che nel presente.
Un romanzo dal ritmo veloce, che ha il pregio di tenerci incollati alle pagine per scoprire la verità.
R. S. Masters ha una penna interessante e in questo libro è stato capace di inserire molti elementi che trovo avvincenti in un thriller: i segreti del passato, la psicologia e un gruppo di persone che si incontrano dopo molto tempo, tra la nostalgia e il desiderio di qualcosa che è ormai passato.
Perché leggerlo → Perché è un thriller ben strutturato e molto intrigante.
Buona lettura!
Buona lettura!
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