Intervista agli autori: Nuvole barocche di Paolacci e Ronco



Oggi intervista doppia per una coppia di autori che hanno dato vita a un personaggio molto interessante, che compie una serie di indagini a Genova.
E visto che questa città è nel mio cuore, e che è anche un po' mia vivendoci vicinissima, non potevo non fare quattro chiacchiere Antonio Paolacci e Paola Ronco autori di Nuvole barocche (Piemme), primo volume della serie dedicata a Paolo Nigra.

Nuvole barocche
Paolacci Ronco
Piemme
Trama
È sabato mattina e Genova si sta risvegliando da una notte di tempesta gelida. La pioggia ha smesso di cadere e il vento che soffia da est inizia a diradare le nubi lasciando intravedere i colori dell'aurora. Ma non è il cielo ad attirare l'attenzione di un uomo in tenuta da jogging, quanto piuttosto un cumulo di stracci che giace sulla passeggiata a qualche decina di metri da lui. Mezz'ora dopo, il Porto Antico è invaso da poliziotti e agenti della Scientifica. Il ragazzo è riverso a terra, il volto tumefatto, indosso un cappotto rosa shocking con cui, la sera prima, non era passato inosservato alla festa che si teneva lì vicino a sostegno delle unioni civili. Si tratta di Andrea Pittaluga, studente universitario della Genova bene e nipote di un famoso architetto. Quando arriva sul posto in sella alla sua Guzzi, il vicequestore aggiunto Paolo Nigra ha già detto addio alla sua giornata di riposo e messo su la proverbiale faccia da poker che lo rende imperscrutabile anche ai suoi più stretti collaboratori. Quarant'anni, gay dichiarato, nel constatare il feroce accanimento sulla vittima Nigra fatica a non pensare a un'aggressione omofoba. Negli ultimi tempi non sono mancati episodi preoccupanti, da questo punto di vista. I primi sospettati, però, hanno un alibi e la polizia arranca nel tentativo di trovare altre piste. Nigra è a mani vuote, una condizione che non gli dà pace. Lo sa bene Rocco, il suo compagno, che ne sconta il malumore, sentendosi rinfacciare per l'ennesima volta la scelta di tenere nascosta la loro relazione. Il rischio che, questa volta, la giustizia debba rimanere senza un colpevole è reale. A meno di sospendere il giudizio e accettare il fatto che a dominare il destino degli uomini non sia altro che il caos.



Quando avete iniziato a scrivere?
Noi ci siamo incontrati nel 2009, e all’epoca eravamo due autori esordienti, accomunati dal fatto di essere stati entrambi scoperti da Luigi Bernardi.
Abbiamo quindi cominciato come autori ‘solisti’: Antonio è un editor e ha pubblicato vari romanzi, l’ultimo dei quali è Piano Americano, per Morellini. L’ultimo romanzo pubblicato da Paola è stato La luce che illumina il mondo, per Indiana editore.

E quando avete deciso di farlo a quattro mani? Qual è stata la molla che è scattata?
È stata una decisione improvvisa, nata dopo che da tempo ci stavamo raccontando questa storia che avremmo voluto scrivere. Questa idea ci stuzzicava da un po’, ma nessuno dei due si decideva a scriverla, fino a che non ci siamo detti: ma perché non la scriviamo insieme? In questo siamo stati abbastanza avvantaggiati dal fatto che le nostre scritture, in qualche modo misterioso, si somigliano parecchio. Non è tanto una questione di stile, quanto di senso estetico comune, dello stesso senso dell’umorismo, e anche di una passione comune per l’indagine sociale.

Come vi "dividete" la scrittura?
Noi ideiamo insieme la trama e i personaggi, parlandone prima di tutto; così mettiamo a punto i dettagli, trovando le soluzioni che più soddisfano entrambi; quando si passa alla fase di scrittura vera e propria, uno di noi attacca un capitolo, in base al momento o all’ispirazione, e poi lo passa all’altro; l’altro lo rivede, aggiunge o modifica e rispedisce la palla all’altro. E così via. Quando abbiamo cominciato non ce l’aspettavamo, ma dobbiamo dire che questo sistema ci viene molto semplice, e ha l’enorme pregio di divertirci un sacco.

La vostra avventura a due nel mondo della scrittura è partita con un romanzo che apre una serie tutta dedicata a Paolo Nigra, ci raccontate qualcosa di lui?
Paolo Nigra è vicequestore aggiunto della Squadra Mobile di Genova. Torinese di origine, di intelligenza brillante e bell'aspetto, veste casual e beve Ti’ Punch, il tipico cocktail di rum dei Caraibi, ama i Subsonica e pratica Tai Chi, dopo aver praticato altre arti marziali; è omosessuale e ha un compagno di cui è molto innamorato, pur senza essere capace di esprimere i suoi sentimenti a parole. Nigra è un vincente, un uomo che ha combattuto le sue battaglie e le ha vinte, non senza sofferenze, ma ora è decisamente un uomo realizzato e risolto.

Genova è la location (e da ligure fatemelo dire: meravigliosa) della vostra storia, che luoghi farete scoprire al lettore? E perché avete scelto questa città?
Genova è la nostra città, in cui viviamo da “foresti”, come dicono i genovesi. È la città che ci ha adottato e che sentiamo come casa nostra, forse più di tutte quelle in cui abbiamo vissuto prima.  
Per noi è una miniera incredibilmente ricca di personaggi e storie, di spazi unici, di straordinarie possibilità narrative.
In questo primo romanzo scopriremo un po' del centro storico, dove viviamo noi e dove vive anche il nostro protagonista, che condivide con noi la fascinazione per i saliscendi emotivi e i forti contrasti dei vicoli. Ci fermeremo spesso al Porto Antico, luogo del delitto, e faremo qualche rapida incursione tra Albaro e Sampierdarena, altri luoghi cruciali per l'indagine.
Genova, comunque, ha talmente tanti angoli incredibilmente evocativi che speriamo proprio di riuscire a raccontarli tutti nei prossimi romanzi.

Università, mondo omosessuale e una città che da sola potrebbe reggere la storia: sono alcuni degli ingredienti di Nuvole barocche, voi quali altri aggiungereste?
Sicuramente l'ironia, che per noi è una delle chiavi di lettura del romanzo. La scelta del genere ci ha permesso indubbiamente di raggiungere un obiettivo duplice, guardare la realtà sociale per quello che è, anche nei suoi aspetti più drammatici, e insieme riuscire a coglierne il lato involontariamente comico. Il registro leggero è una scelta precisa che ci permette di usare l'ironia per affrontare vicende che di allegro hanno ben poco.

Una citazione dal romanzo?
Ci piace la citazione scelta dalla nostra editor Lara Giorcelli per la quarta di copertina, perché ci pare che dica molte cose del modo di lavorare e di vedere il mondo di Nigra:
«Sa come si dice? Un buon investigatore deve sospettare di chiunque. Ma io credo che andrebbe detta in modo diverso. Per far bene il mio lavoro occorre sospendere il giudizio. Io mi sforzo di non sospettare affatto. Il sospetto è un pessimo alleato di chi cerca la verità.»

A chi ne consigliate la lettura?
A chi ama i gialli, a chi apprezza l'indagine sociale, a chi ha voglia di leggere qualcosa di 'leggero' che però faccia riflettere (è un complimento che alcuni ci hanno rivolto e che ci fa piacere). Agli adolescenti insicuri, perché sappiano che comunque 'it gets better'.

Questa intervista mi ha conquistata, mi piace tantissimo il protagonista con il quale condivido molti amori, la location e apprezzo molto l'ironia anche nelle storie più cupe.
Buona lettura!

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