Appuntamento con la recensione di la ragazza nell'acqua di Robert Bryndza Newton Compton Editore, oggi seconda puntata del review party. Ecco la recensione di Annalisa.
Mentre si preparava a togliere l’ultimo foglio di plastica, si accorse che la squadra intorno a lei era ammutolita. Lei stessa si era scordata persino di respirare. Così si riempì d’aria i polmoni e rimosse l’ultimo telo di plastica consunta
La ragazza nell’acqua
Robert Bryndza
Newton Compton Editori
Trama
Il detective Erika Foster ha appena ricevuto una soffiata che le indica il luogo in cui è nascosta la prova per sventare un grosso traffico di droga. Seppure sospettosa, ordina la perquisizione di una cava in disuso alla periferia di Londra. Quello che non si aspetta è che, scavando nel fango, oltre alla droga venga ritrovato un piccolo scheletro, subito identificato. Si tratta di Jessica Collins, scomparsa ventisei anni prima all’età di soli sette anni. Il caso fece un grandissimo scalpore e il mistero dietro la scomparsa di Jessica non venne mai risolto. Cominciando a indagare grazie alle nuove prove, Erika si addentra in un caso difficilissimo, in un costante alternarsi di passato e presente. Dovrà fare i conti con i segreti della famiglia Collins, i rimorsi del detective divorato dal senso di colpa per non aver mai ritrovato Jessica, e un altro omicidio avvenuto vicino alla cava. Chi conosce la verità? E perché qualcuno non vuole che il caso venga finalmente chiuso?
Una cava in disuso, una giornata di lavoro come tante, un’indagine come tante, ma una sensazione strana che aleggia nell’aria. E una sorpresa raccapricciante dopo anni di silenzio e di attesa.
L’avevano trasferita al dipartimento di polizia di Bromley da tre mesi, ma stava ancora cercando di adattarsi al nuovo team, di trovare un equilibrio con la squadra. Solo pochi chilometri la separavano dal suo vecchio distretto di Lewisham, South London. Ma pochi chilometri potevano fare la differenza, se passavi dalla periferia di Londra all’inizio della contea di Kent.
Abbiamo lasciato l’ispettore capo Erika Foster, alla fine del secondo capitolo della serie a lei dedicata, trasferita fuori Londra invece che promossa a sovrintendente. La ritroviamo nel suo nuovo dipartimento, sempre testarda, sempre forte, sempre alle prese con casi molto difficili e superiori sempre più esigenti.
Il corpo affondava rapidamente trascinato dai pesi. Giù, giù e sempre più giù, fino a posarsi con un lieve scossone sul gelido fondale fangoso. Avrebbe riposato lì, immobile e indisturbata, per molti anni, quasi in pace. Ma sopra di lei sulla terra asciutta, l’incubo era solo agli inizi.
Dopo ventisei anni dalla sua scomparsa, improvvisamente e inaspettatamente viene ritrovato il corpo (o quello che ne resta) della piccola Jessica Collins, sparita a soli sette anni nell’agosto del 1990 mentre percorreva i pochi metri che separavano casa sua da quella di un’amica. Sembrava un caso facile, sulla pista della pedofilia. Ma nulla è come sembra, oggi come allora.
Di fronte al sopracciglio alzato di Erika non ebbe il coraggio di finire la frase. Era sempre su di giri e non la piantava mai di chiacchierare. E su questo l’ispettore poteva anche chiudere un occhio. Ma lavorare con lui la mattina presto la metteva a dura prova.
John McGorry è il nuovo collega di Erika, un giovane poliziotto entusiasta del suo lavoro, ancora libero dal peso di anni e anni di ingiustizie, omicidi e inseguimenti al limite del possibile.
“Capo! Che bello rivederti!”, gridò l’ispettore Moss. Era una donna bassa e robusta, con i capelli rossi corti dietro le orecchie e il viso spruzzato di lentiggini. Le corse incontro e strinse Erika in un abbraccio stritolante e pieno di calore.
“Non vedeva l’ora di incontrarti”, commentò un agente di colore che le raggiunse qualche secondo dopo. Era l’ispettore Peterson, bello e affascinante nel suo completo nero ed elegante.
Peterson e Moss, i colleghi rimasti a Londra, vengono chiamati nel Kent per dare supporto alla squadra che dovrà indagare sulla morte di Jessica. Sono legami forti quelli che i tre hanno costruito negli anni, fatti di fiducia, stima, amicizia e, forse, qualcosa di più.
Il dolore aveva messo radici profonde nel suo cuore: era diventato parte di lei ormai. Continuava a versare lacrime su lacrime, ma aveva imparato a convivere con quell’agonia, come con una compagna fedele.
La famiglia di Jessica ha subito forti conseguenze dopo la sua scomparsa. La madre si è chiusa in un silenzio fatto di preghiera e attesa, il padre ha lasciato tutto e si è rifatto una vita in Spagna, la sorella maggiore e il fratello minore hanno continuato la loro vita come meglio potevano, non senza difficoltà. Una famiglia distrutta, che non è riuscita a rimanere unita.
Una quindicina di chilometri più in là, in una casetta a schiera nel quartiere residenziale di Balham, nella parte sud-orientale di Londra, un televisore ronzava e sfarfallava all’angolo di un salotto disordinato. Il pomeriggio scompariva dietro nuvole basse e grigie, mentre l’ex ispettore capo Amanda Baker se ne stava sdraiata su una poltrona rovinata con la testa china sul petto, addormentata.
Amanda Baker era stata a capo delle indagini sulla scomparsa di Jessica, ma dopo mesi infruttuosi che avevano avuto come unico obiettivo Trevor Marksman, pedofilo della zona, non aveva retto il peso dell’insuccesso ed era stata costretta al pensionamento anticipato. Non se la passa bene, Amanda, persa tra bottiglie di vino a non finire e una casa lasciata andare, come la sua stessa vita. Il ritrovamento del cadavere le dà nuova linfa e sarà fondamentale un suo ricordo per mettere Erika sulla strada giusta.
“Odio ammetterlo, ma non possiamo risolvere ogni caso. Quindi non prendere l’incapacità di trovare il colpevole come un tuo fallimento personale. [...] Devi trovare un posto tutto tuo in questo mondo. Un posto dove essere felice senza essere un poliziotto.”
Il terzo thriller con protagonista Erika Foster non lascia il lettore deluso. Suspense, adrenalina e colpi di scena si alternano a momenti di riflessione sulle indagini e sulla vita privata della nostra detective, in un mix armonico.
La lettura è come sempre scorrevole e attacca gli occhi alle pagine, tanto che lo si potrebbe benissimo leggere in una sola nottata. Un ritmo serrato, poi, accompagna il lettore da un capitolo all’altro.
Ritroviamo personaggi già noti, come Peterson e Moss, come rincontrare un vicino di casa dopo tanto tempo, e ne conosciamo altri, come i nuovi colleghi di Erika, sempre presentati narrativamente in modo impeccabile.
Un nuovo capitolo della serie creata da Bryndza che lascerà ancora una volta il lettore a bocca aperta, lo farà arrabbiare, inorridire, ma anche lottare insieme ad Erika e al suo staff per trovare la verità dopo tanti anni. Aspettiamo il quarto...
Perché leggerlo → perché ricco di suspense ben architettata, perché non lascia nulla al caso, perché ci si affeziona ad un tipo tosto come Erika Foster.
Buona lettura!
- Annalisa -
“Ora che avete trovato il corpo di Jessica, c’è una sola persona che è davvero scomparsa nel nulla... Quella che l’ha presa.”
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