Recensione: Caffè senza zucchero

Insomma, sono una freelance. Molto free, direi. Infatti ho un sacco di tempo libero. Ma, come dicevo, ho in mente di cercarmi qualcosa di un po’ più remunerativo, ecco. Prima però vorrei finire di ingranare con la mia nuova casa e le mie nuove mansioni (proprio nuove di pacca, direi, tipo mettere qualcosa sui fornelli, fare la lavatrice, stendere i panni, togliere la polvere, riempire il frigorifero). Dopotutto, mica mi corre dietro nessuno, no? Posso anche prendermela comoda.

Caffè senza zucchero
di Chiara Rolandelli
goWare

Trama
Violante è felice: ha sposato l’uomo dei sogni, dolce, affidabile e ottimo cuoco. Tutto sembra andare a gonfie vele tra tè con le amiche e un po’ di sano shopping, ma le brutte sorprese sono sempre lì pronte. La mancanza di lavoro e qualche delusione personale danno il via a una serie di eventi che stravolgono l’equilibrio, anche quello del suo matrimonio perfetto. L’importante è affrontare gli imprevisti nel migliore dei modi, si dice Violante. Certo, ma come?



Calati nei panni e nei pensieri (attraverso l'uso della prima persona) diViolante Penna, in Caffè senza zucchero, edito da GoWare e scritto da Chiara Rolandelli, affrontiamo la quotidianità di una neosposa trentenne con un marito perfetto (dolce, comprensivo, premuroso, insomma, da sogno) e una casetta perfetta, da finire di arredare comprando su Amazon o magari con gli oggetti esposti nelle luccicanti vetrine del centro commerciale “L'uva di marzo”. Unica macchia in questa rosea parentesi di vita, la mancanza di un lavoro stabile, che le impedisce di dar sfogo senza sensi di colpa alla sua passione (o mania, a seconda dei punti di vista) per lo shopping. 

«Trent’anni non va bene. Non possiamo assumere trentenni, mi dispiace: l’apprendistato è massimo fino a ventinove anni.»
«Ah... l’apprendistato?»
«Certo, signora» interviene Trombin, che sembra essersi svegliato dal suo letargo. «Noi assumiamo personale tra i ventiquattro e i ventinove anni. 
Dopodiché lo sostituiamo, c’è un continuo turnover, ma lei ormai è fuori età... mi dispiace.»

L'autrice attinge in parte dai propri luoghi ed esperienze personali per il suo romanzo d'esordio, che sviluppa il tema della precarietà vissuto, anzi sofferto, da tantissimi giovani in maniera cruda (il licenziamento attraverso un laconico sms, gli incarichi urgentissimi appioppati sempre all'ultimo minuto), ma lasciando al lettore uno spiraglio di ottimismo che traspare nel modo in cui i personaggi trovano il modo di convivere, nonostante tutto, con le difficoltà e le incertezze, cancro del nostro tempo.

«Divertitevi, gente, io vado a lavorare.»
Due ragazzi che parlottano a bordo piscina mi sentono e si voltano, osservandomi curiosi. Poi vedo che bisbigliano qualcosa. Ottimo. È chiaro che si staranno chiedendo che lavoro vado a fare a quest'ora. 
Ci guardiamo tutti e quattro per un istante e, all'improvviso, scoppiamo a ridere come pazzi.

Un libro da leggere fino in fondo per arrivare agli innumerevoli colpi di scena degli ultimi capitoli, che vanno di pari passo con una maturazione personale della protagonista, che perde un po' della sua frivolezza in favore della consapevolezza che anche nella mancanza di perfezione (nei rapporti, così come negli altri aspetti della vita) ci può essere la felicità. 

Buona lettura!


- Francesca - 

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