Letture da viaggio: Non avrete il mio odio

Ci sono dei libri che, per la loro lunghezza, per gli argomenti trattati o per puro caso, diventano letture perfette per un viaggio. Ce ne siamo accorte con Claudia al ritorno dal Salone del Libro a Torino, quando durante il tragitto è riuscita a iniziare e terminare la lettura di "Non avrete il mio odio" edito da Corbaccio. Ciò che aveva scritto Antoine Leiris mi aveva scossa e colpita nel profondo a pochi giorni dagli attentati di Parigi e, penso che, con questa recensione, Claudia sia riuscita a cogliere l'essenza del suo messaggio.

Claudia è una giornalista e una fotografa, si definisce una cercatrice di luce e vi assicuro che la riesce a trovare in ogni angolo, persona, animale o cosa. Vedere il mondo con i suoi occhi lo trasforma in un caleidoscopio di colori. Con lei diamo il via alla rubrica (molto molto molto saltuaria) Letture da viaggio

Non avrete il mio odio
di Antoine Leiris
Corbaccio

Trama 
 Antoine Leiris ha perso sua moglie, Hélène Muyal-Leiris, assassinata al teatro Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015. Devastato dalla perdita, non ha che un’arma per difendersi: la sua penna. Sulla scia luminosa di speranza e di dolcezza della lettera «Non avrete il mio odio», pubblicata all’indomani degli attentati, Antoine Leiris racconta in questo libro come, malgrado tutto, la vita continua. Ed è la vita di tutti i giorni di un padre e di un figlio quella che ci racconta, il diario di una quotidianità ferita ma colma di tenerezza, una testimonianza sconvolgente.

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 Come si riesce ad andare avanti dopo la morte della persona amata? A volte vorremmo cercare delle risposte nei libri, ma spesso tornano indietro altre domande. Il messaggio di Antoine su Facebook, quel suo “Non avrete il mio odio”, mi aveva già colpito nei giorni frenetici degli attentati di Parigi. Mentre il mondo condannava quella strage, mentre si fomentava l'odio, Antoine era stata una voce che gettava speranza e diceva: non fermatevi lì, andate oltre. L'odio genera altro odio, è un meccanismo così semplice. “Se vi odiassi farei un regalo. E' quello che cercate, ma rispondere all'odio con la collera sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete”.

È stato quasi naturale, mesi dopo, prendere in mano il suo libro al Salone del Libro di Torino (dove peraltro lui è stato ospite) ed essere incuriosita da quelle pagine. Naturale farsi qualche domanda. Avrei reagito allo stesso modo, nella sua situazione, scrivendo un libro? Sono una giornalista anch'io, e capisco quell'esigenza che “prude”, quel bisogno di mettere nero su bianco pensieri, emozioni e parole per dare un “ordine”, un senso, una logica. Quelle parole che spesso, alla fine, davanti allo schermo diventano quasi estranee. L'impressione che ho avuto dal libro di Antoine è di essere entrata a casa sua ma in punta di piedi, velocemente: ti apro le mie porte, ti scrivo, ti dò in mano un po' il mio dolore, ma esci in fretta. Non è facile, non è semplice. Sono circondato da persone che mi vogliono dare una mano, ma è una cosa che mi, ci – io e mio figlio – porteremo dietro per sempre e io ti posso aprire un po' le mie porte, ma il dolore, quello, resterà Mio. Ti racconterò un po' di mia moglie, di quella simbiosi che avevo con Lei, così rara da trovare in un rapporto, ma te l'accenno. E serve più a me che a te. Serve a nostro figlio, soprattutto. Cambierebbe se questo libro avesse più pagine (120, che vanno via veloci), se ti spiegassi cosa vuol dire convivere con l'assenza della persona che ami? Vai avanti, e salta dentro la pozzanghera, è l'unico modo che hai per andare avanti, anche con i piedi bagnati. Il fatto è che, in alcune pagine, ci possiamo ritrovare un po' tutti. Anche se non abbiamo perso una Persona in quel modo. Io mi sono ritrovata soprattutto in queste parole. “Avrò ancora il diritto di non essere coraggioso? Il diritto di essere in collera. Di essere sopraffatto. Il diritto di essere stanco. Il diritto di bere troppo e di continuare a fumare. Il diritto di vedere un’altra donna, di non uscire più con nessun altra donna. Il diritto di non amare, mai più. Di non rifarmi una vita e di non volerne un'altra. (…) Il diritto di non essere di buon umore. Il diritto di non dire tutto. Il diritto di non parlarne più. Il diritto di essere banale. Il diritto di aver paura. Il diritto di non sapere. Il diritto di non volere. Il diritto di non essere capace”. 
Da questo libro ne potete uscire in due modi: o ancora più tristi, o con la sensazione di essere usciti da sotto il lenzuolo, e di tornare respirare a pieni polmoni la vita. Di gustarla e di non darla per scontata, e di godersi chi si ha accanto. Perché in un attimo tutto può cambiare.

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