Donnie e Charlie, trentenni italiani emigrati a Budapest, hanno bevuto troppo la sera precedente, e al risveglio si trovano a dover risolvere una serie di grattacapi.
Perché uno indossa i jeans dell’altro? Che ci fanno nel loro appartamento Judit, una loro collega in procinto di sposarsi, e un’emerita sconosciuta? Cos’hanno esattamente combinato la sera prima? E, soprattutto, chi diavolo è stato a ordinare dieci pizze?
Marco Dolcinelli, autore di “La vita è un tiro da tre punti”, con “Dieci Pizze” abbandona il campetto da basket per dipingere un quadro, ironico e pungente, della vita da trentenni in una capitale europea. I protagonisti, ancora in preda ai postumi della sbronza, si ritrovano infatti a sbrogliare le matasse della loro caotica esistenza, tra un ufficio al limite del surreale e relazioni d’amore e d’amicizia spesso difficili da mantenere.
“Che ci fai qua?” chiese subito.
“Che ci fai tu qua?” ribatté Donny.
Charlie spalancò gli occhi e raddrizzò la schiena.
“Un attimo” disse guardandosi intorno. “No, no, questa è casa mia. Che ci fai tu qua?”
“Oh, cazzo” sussurrò Donny. “Questa è casa tua.”
“Hai ordinato delle pizze?”
“No, tu hai ordinato queste pizze.”
“Io non ho ordinato quelle pizze.”
“Beh, però le hai pagate.”
Tre amici (Donny, Charlie e Judit) più una (Sharon), una serie non ben precisata di ore cadute nell’oblio provocato da un po’ troppe palinke (e non solo), dieci pizze arrivate a svegliare il loro sonno ristoratore, ordinate chissà da chi, chissà quando. Ed è solo l’inizio!
“Ti ricordi quello che ti ho detto ieri?”
Il ragazzo rimase a bocca spalancata senza riuscire ad articolare nessun suono.
“Che gli prende?” chiese Sharon.
“Non ne ho idea, ma ha la stessa faccia che aveva mio nonno quando gli è venuto l’infarto” rispose Donny.
Judit nascose il viso tra le mani.
“Siamo fregati.”
Donny e Charlie si sono conosciuti e sono diventati amici sul lavoro. Sono entrambi impiegati nel team italiano di un’azienda che si occupa di servizio clienti. Italiani trasferiti a Budapest, amanti del calcio e del fantacalcio, si trovano a condividere le giornate e spesso anche le serate. Judit è una loro collega, prossima alle nozze con Marton, ragazzo ungherese come lei. Sharon, invece, non si sa bene come sia finita in mezzo a loro...
“Non avresti nulla da perdere.”Con un continuo passaggio di tempo tra presente e passato, veniamo immersi nella ricerca di ricordi annegati, di un perché a quella situazione, a partire da anni e mesi prima, fino ad avvicinarsi sempre più al giorno fatidico. In un continuo capire e non aver capito niente, cercare di mettere a posto le cose e in realtà incasinare ancor più tutto.
“Beh, sì. La mia dignità.”
“La stessa dignità che ti ha spinto a ubriacarti come un animale sulla base di un pettegolezzo, di provarci con due ragazze diverse in una serata, di finire a letto con una tua amica fidanzata e di svegliarti con addosso i pantaloni del tuo amico che, per la cronaca, ti stanno decisamente troppo stretti?” attaccò Sharon.
Donny incrociò le braccia sul petto e guardò altrove.
“Quante ragazze hai invitato prima di me?”Premetto che avrei letto questo libro anche solo per la sua copertina. Poi ho letto la trama e... eccomi qua. È strana questa storia, perché se ci penso ora, dopo alcuni giorni che l’ho terminata, di lei mi sono rimaste le risate che mi sono fatta (scaturite soprattutto durante gli scambi di battute tra i protagonisti) e una strana sensazione di scombussolamento temporale. Mi spiego. Nella mia immaginazione da lettrice è come se il tutto fosse freezzato in una bolla, come se tutto si svolgesse in una di quelle palle di vetro con la neve che comincia a muoversi se la agitiamo. E credo sia stato quello a catturare la mia attenzione.
“Solo tre, ma ho pensato a te già dopo la seconda.”
“Tu sì che sai come farmi sentire speciale.”
Marco Dolcinelli scrive di uomini e donne come tanti di noi, con le loro difficoltà, sia lavorative che sociali, di vite che non hanno ancora trovato la loro strada o che la stanno costruendo giorno per giorno. Che sia qui Italia o a Budapest, non fa differenza. In Charlie, Donny, Judit, Sharon, ma anche in Marton e Ludo, ritroviamo quelle paure e quella forza che caratterizzano tutta una generazione in bilico. E lo fa con l’ironia delle battute, con l’eccentricità della situazione, con il loro essere un po’ fuori dai canoni, ma dopotutto, così attuali.
Perché leggerlo → Perché chi non vorrebbe svegliarsi un giorno e... trovarsi dieci pizze davanti alla porta?!
“Ma le pizze?” chiese. “Chi è che aveva ordinato le pizze alla fine?”
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