Review party: Electric State di Simon Stalenhag


Oggi parliamo di una graphic novel pubblicata da Mondadori nella collana Oscar Ink, si tratta di Electric State di Simon Stalenhag.
Se volete scoprire le altre opinioni non perdetevi le recensioni degli altri blog partecipanti al review party organizzato da Il Mondo di Sopra che ringrazio per il coinvolgimento.
8 maggio recensioni su: Il Mondo di sopra, J. A. Windgale, Libri riflessi, La lettrice sulle nuvole.
9 maggio Infermiera Nerd e Fenice Tra le pagine.


Titolo: Electric State

Autore: Simon Stalenhag
Editore: Mondadori
Link Amazon

TRAMA
1997. Una ragazza fuggita di casa e il suo piccolo robot giallo sono in viaggio verso Occidente attraverso un insolito paesaggio statunitense. Le rovine di giganteschi droni da battaglia sono disseminate per le campagne, ammucchiate insieme ai resti abbandonati di una civiltà ipertecnologica e consumistica, ormai in declino. A mano a mano che la loro auto si avvicina all'estremità del continente, il mondo fuori dai finestrini sembra disfarsi sempre più velocemente, come se, da qualche parte oltre l'orizzonte, il cuore vuoto della civiltà stesse infine per collassare.



Recensione

Un viaggio in un mondo dominato da macchine e dalla paura, la tecnologia diventata come una droga alla quale risulta molto difficile resistere, persone che hanno perso tutta la loro umanità per diventare semplici involucri destinati a sgretolarsi nel tempo.
Siamo nel 1997 in una desolante versione degli Stati Uniti, che, nella graphic novel Electric state di Simon Stalenhag, si trasformano in un non luogo
Uno spazio che sembra senza vita, in cui le energie delle persone sono totalmente assorbite dalle macchine. Dalla neurotecnologia.
Una realtà virtuale parallela, un abuso di tecnologia e del proprio corpo che rende le persone vittime di loro stesse e della loro incapacità di dire basta.
Ne è esente la protagonista del romanzo, Michelle, unica anima palpitante in una storia fatta di distruzione e dolore.
Michelle, accompagnata da un robot giallo, si mette in viaggio e attraversa l'America dirigendosi verso occidente. 
A fare da sfondo cumuli di macerie, una civiltà pericolosa e senza scrupoli, la sensazione di un collasso imminente.
Ma Michelle viaggia senza sosta, con attenzione, e ci fa osservare l'ambiente oltre a raccontarci il suo passato.

Nella nebbia del rottamaio si muovevano abominevoli droni artigianali. Vagavano con le loro matasse di cavi e guardandoli mi sono resa conto che questo posto orribile mi ricordava mia madre e allora sono stata presa da una specie di nostalgia e ho pensato a come e perché abbiamo i ricordi che abbiamo. Gli sciacalli hanno alzato lo sguardo quando siamo passati. Immagino che ormai non fossero molte le auto che passavano da lì.

Un passato fatto di dolori e di momenti particolarmente difficili, che ci fa vedere come le persone precipitino in una realtà che li tiene totalmente avvinti e prigionieri, fino a diventare esseri senza vita e totalmente schiavi delle macchine. In particolare del neurocaster, un casco che si prende tutta l'attenzione di chi lo indossa, trascinandolo da un'altra parte. I corpi apparentemente potrebbero sembrare ancora vivi: una goccia di sudore, un leggero movimento... ma in realtà l'abuso porta a una morte totale. 
Michelle ci mostra anche il suo presente, ci fa intraprendere con lei e Skip un lungo viaggio, interiore e nello spazio, fino a giungere a quella destinazione segnata in rosso sulla mappa.
Il luogo e il perché Michelle lo debba raggiungere è qualcosa che lascio a voi lettori scoprire, mentre voglio raccontarvi le mie sensazioni rispetto a questa graphic novel.

Ma nel mondo reale le cose andavano a rovescio. Eravamo noi gli organismi bizzarri e folli, gli unici spiriti malati in un mondo sano. Alle nostre spalle non c’era alcuna speranza di sicurezza, nessuna normalità a cui poter fare ritorno, e l’unica via di uscita era andare avanti

Electric State di Simon Stalenhag mi ha catapultata in un mondo orribile, una rappresentazione grottesca dell'abuso di tecnologia, di realtà virtuale, con persone, che diventano una sorta di zombie tecnologici incapaci di porre fine alla spirale discendente che li ha catturati in maniera inesorabile.
Simon Stalenhag in questa storia punta il dito contro il mondo effimero e l'abuso. Sono pochi quelli che si salvano da questa situazione terribile, ma che possono guardare con un occhio neutro  e privo di filtri l'abisso verso il quale sta lentamente e inesorabilmente sprofondando la Terra.
I disegni sono straordinari e terribili al tempo stesso. Precisi quasi come una fotografia ci mostrano un mondo decadente, che si sta avvicinando alla fine.
Intorno alle macchine la natura, però, esiste e resiste come a ricordarci che alla fine senza di noi lei può risorgere. 
Una graphic novel  che ci fa interrogare, che ci stimola alla riflessione, che ci invita a chiudere per un po' la connessione e a connettersi non con una macchina, ma con il mondo, le persone e la natura.
Perché leggerlo → Perché questo albo per me è stata una vera e propria rivelazione!
Buona lettura!

2 commenti :

  1. Ottimo periodo per porre l'attenzione sul fatto che dovremmo bilanciare meglio il "tempo virtuale" e quello passato nella natura. Lo mostrano molti distopici e forse è la cosa che preferisco approfondire in questo ambito. Bella bella ♥

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  2. Questa storia lascia riflessioni veramente attuali e profonde, è piaciuto molto anche a me

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