Fiore di cactus
Francesca Lizzio
Panesi Edizioni - www.panesiedizioni.it
Trama
Sara è una ragazza timida, intelligente, con la battuta sempre pronta, eppure nasconde la sua fragilità sotto un’armatura. La vita l’ha resa cinica e amara. Un giorno conosce Andrea, un ragazzo attento e gentile che con smisurata pazienza riesce a farsi spazio nella sua vita. Sarà lui a indurla a rimettere tutto quello in cui crede in discussione. Sara così ripenserà al percorso che l’ha resa la donna che è, si chiederà se riuscirà più a lasciarsi amare, se certe paure potranno essere sconfitte o se invece non ci sarà più nulla da fare. Se una come lei merita una seconda occasione. Perché anche un cactus ha un cuore, ha solo bisogno di qualcuno che creda in lui e non abbia paura delle sue spine.
Breve estratto:
Mi chiamo Sara, ho ventitré anni ma non li dimostro neanche un po', dei capelli anarchici, castani, occhi scuri. Ho mille soprannomi, tutti della mia misura, così non ho paura di non essere all'altezza.
Sono timida in modo patologico, a livelli imbarazzanti, fino al midollo, introversa, scrivere mi riesce meglio che parlare.
Spesso e volentieri le persone che non mi conoscono pensano che sia fredda.
A volte sono troppo razionale, altre troppo sensibile (vorrei trovare una via di mezzo ma fino ad oggi non ci sono riuscita), spiritosa, ironica, sarcastica.
Mi difendo ad oltranza, "a tutto spine".
Mamma mi chiama "fiore di cactus", ma in realtà mi sono sempre sentita più spina che fiore.
Mi piacciono i libri, la musica, i film, le serie tv, l'arte in generale.
Ho un debole per le cose poco conosciute, scopro sempre che parlano almeno un po' di me. O meglio, che sanno spiegarmi qualcosa di me.
Raramente guido con qualcuno in macchina, perché solo tre persone al mondo sanno che per concentrarmi e stare tranquilla devo cantare, e me ne vergogno perché sono stonatissima.
A volte pagherei per essere invisibile.
Spesso ho paura di non farcela.
Mi fa male sapere che non riuscirò mai a perdonare mio padre.
Temo che non riuscirò più a farmi amare.
Non ho idea di come si scriva un diario, penso sarà un casino.
Immago
Isa Farlandi
Panesi Edizioni - www.panesiedizioni.it
Trama
Una donna dalla vita travagliata assiste al brutale e insensato suicidio di un uomo. L'immagine sfuma, il nastro si riavvolge. Un uomo cresce da solo la propria figlia, con l'unico ausilio di una madre, la nonna della bambina, avvenente e bisognosa d'affetto. Perseguitato da misteriose visioni, decide di abbandonare tutto e tutti per il loro bene. Ma le visioni avranno fine solo abbracciandole, guardando in faccia il proprio essere più profondo. Chi è la donna senza volto, e cosa vuole da lui? Un dramma psicologico intessuto di incubi e deliri, in cui le colpe dei genitori ricadono sui figli in una spirale di sofferenza senza fine.
Breve estratto:
Non chiedetevi se questo libro abbia un inizio e una fine. Ve lo svelo subito: non ce l'ha. Ha un quasi inizio e una forse fine, quello sì. Allo stesso modo non domandatevi se sia tratto da una storia vera. Non lo è. Non è frutto della realtà, piuttosto di una reale fantasia di un non reale pazzo scrittore. Non fatevi altre domande. Questa storia è nata per non essere una storia, ma un insegnamento, per quanto uno scrittore non reale possa essere un maestro di vita. Per me lo è stato e lo è tuttora, quando vuole farsi sentire, quando dal nulla decide di mostrarmi qualcosa che non vedo. Ecco. È questo il suo scopo: mostrare.
Spero che leggendo questo romanzo nella vostra testa accada qualcosa di particolare. Non importa se buona o cattiva, l'importante è che accada.
Seven Dreams
Giovanni Magliulo
Panesi Edizioni - www.panesiedizioni.it
Trama
Un gladiatore, un operaio del Nevada, il capo di una tribù africana, un orco cannibale, un’esperta di veleni, un rettile in grado di sputare acido e un enigmatico cavaliere sadico vengono strappati alle rispettive realtà e richiamati dal mago Eris nel regno di Duryan. Al gruppo viene affidata la missione di assassinare Wizen, un incantatore sul punto di aprire un varco tra le dimensioni allo scopo di muovere il proprio esercito alla conquista di tutti i mondi. Lo sforzo per il sortilegio appena lanciato uccide Eris, che prima di morire confida ai sette prescelti di aver legato le loro anime con un incantesimo, allo scopo di obbligarli a collaborare: se anche uno solo di loro dovesse morire, allora morirebbero tutti. Con l’unica speranza di tornare alle rispettive realtà riposta nelle mani dello stesso Wizen, ai prescelti non rimane che tentare di sopravvivere tanto ai pericoli provenienti da un mondo sconosciuto quanto alle loro stesse personalità disturbate.
Breve estratto:
Il cavaliere nero montava l’enorme stallone rosso. Intorno a lui tutto era immobile, eccetto il cavallo e il vento. I finimenti della sua elaborata armatura producevano dei tintinnii continui che insieme al rumore degli zoccoli e ai nitriti sporadici erano gli unici suoni in un mondo altrimenti muto. In lontananza la linea dell’orizzonte scompariva dietro un cumulo enorme nel mezzo della pianura. Dalla sommità sgorgava un fumo denso e nerastro. Diresse lo stallone in quella direzione, con gli zoccoli che affondavano nel suolo spugnoso di sangue. Sulla spalla destra del cavaliere era appollaiato un diavoletto dello stesso colore del manto dello stallone. Aveva due piccole corna che gli spuntavano dalla fronte.
«Ci vorranno settimane prima che il terreno torni al suo colore naturale», disse con voce stridula. Due ali monche si agitavano alle sue spalle mentre parlava.
Il cavaliere superò il campo di battaglia e arrivò alla base del cumulo di cadaveri. Un fetore da far lacrimare gli occhi stagnava nell’aria della sera. Le mosche ronzavano sazie nella luce rossa del tramonto mentre le larve scavavano cunicoli negli organi in decomposizione. Ogni cosa sembrava predisposta da uno scenografo malato nel tentativo di urlare il proprio insulto alla vita. Il cavaliere si chinò e raccolse da terra un teschio molto piccolo.
«Deve essere di un neonato», disse il diavoletto. «I corvi hanno fatto presto a ripulirlo. Dicono che la carne dei piccoli umani sia tenera e dolce.»
Il cavaliere rigirò il teschio nella mano. Le ossa si colorarono del colore del fuoco sotto i riflessi del sole morente. Lo portò all’altezza della visiera, lo contemplò e lo lasciò cadere. Lo stallone allungò la zampa e lo schiacciò con un colpo secco, sollevando una nuvoletta di polvere.
Il cavaliere accarezzò il cavallo. Gli occhi gialli e senza pupille riflessero la sua immagine. Il destriero emise una zaffata di aria calda dal naso, poi il suo padrone svanì.
Le fate del Malabar
Nicola Tenani
Panesi Edizioni - www.panesiedizioni.it
Trama
Il Malabar, terra di sogni e di spezie, di mare e foreste, si trova nel cuore del Kerala. Era un regno ricco, in cui le spezie giungevano sulle coste e arricchivano i commerci con tutta l’Asia e con l’Europa. Vaniglia, curcuma, zenzero, pepe, noce moscata, sete, legni pregiati; il Malabar è oggi parte integrante del Kerala, le sue città sono gli scrigni della cultura keralita. La bella Kozhikode, la colta Thrissur, l’elegante Kannur e, all’interno, Calpetta, nel distretto del Wayanad, sul confine con il Karnataka, terra di elefanti e uomini-leopardo, popolazioni antiche, tribali, tigri e leopardi. In questa suggestiva cornice si snodano le storie di Tripuri, semplice donna con un grande sogno: incontrare Amma, la Santa amata in tutto il mondo, nel suo ashram nel sud del Kerala; di Aishwarya, una ragazza dal grande cuore che, dopo aver deciso di adottare un elefantino rimasto orfano, scopre di possedere un grande dono, e infine di Aamira, una ragazzina musulmana, persa nella contemplazione del tramonto, riflettendo con amore, poesia e tanta malinconia, con i suoi sogni e i suoi ricordi. Le fate del Malabar è poesia e sogno, realtà e dolore, amore e passione, natura e spirito, colori e profumi d’incenso, spezie, fiori e cibi. È il secondo viaggio dell’autore – dopo Le fate del Travancore - all’interno del Kerala, chiamato il paese di Dio.
Breve estratto:
Non chiedete ai sogni di nessuno di divenire realtà, lasciate che il processo notturno avvenga con naturalezza; questo vale per voi, così come vale per chiunque porti in sé il seme di un desiderio, il flebile sibilo di un sospiro, nel momento in cui la mente è altrove e il cuore richiede alla vita un evento non destinato ma desiderato. Vale ovunque, non di meno sul meridiano tropicale di Thalasserry, città dalla storia coloniale al sud di Kannur sul dorso del Mare arabico, navigando sulla rotta che porta a Kozhikode.
Aamira di quella legge ne era inconsapevole tessitrice emotiva: seduta sulla piccola scogliera adiacente alla sua borgata di case, adorava, nell'ora del tramonto, rimanere assorta e dipanare le matasse emotive sopite dentro di lei. Nient'altro che piccoli sogni generati dalla fantasiosa mente di una ragazzina quattordicenne e intelligente, chiusa dentro un mondo che ancora non capiva sino in fondo, adolescente sul confine di una società che anche in Kerala stava cambiando, aprendosi al Mondo, in parte succube di un retaggio frainteso islamico in famiglia così come in tutta la sua borgata a ridosso della scogliera. Com'era solita quotidianamente fare, anche quel primo pomeriggio tornava dalla scuola passeggiando con lo zaino sulle spalle, arrivando nella sua zona, sul limitare della periferia nord della città, segnata sul confine dall'ultimo tratto del corso del fiume Kuyyali Puzha, placido serpentone d'acqua che non lontano dalla sua abitazione si riversava nel Mare Arabico con il dolce estuario della sua foce.
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