Recensione: Manaraga

Manaraga - La montagna dei libri di Vladimir Sorokin edito da Bompiani (che ringraziamo per la copia digitale del romanzo) è un libro molto particolare, lo ha letto Annalisa ed ecco la sua opinione.

Solo un book’n’griller sa quante insidie si nascondono nel nostro mestiere. È la nostra graticola interiore

Manaraga. La montagna dei libri Sorokin Bompiani Recensione
Manaraga. La montagna dei libri
Vladimir Sorokin 
Bompiani


Trama
È il 2037, l’unica carta stampata è quella delle banconote e leggere significa dar fuoco ai libri per cuocervi sopra cibi prelibati. Carré di agnello con Don Chisciotte, bistecca di tonno con Moby Dick, manzo di Kobe con L’adolescente. Le edizioni cartacee sono cimeli conservati nei musei: gli chef che si dedicano al book’n’grill lavorano spesso nella più totale clandestinità per soddisfare le richieste dei loro ricchi clienti. Géza, uno di questi cuochi, specializzato in classici russi, racconta i suoi viaggi per il mondo, tra prelibatezze e traffici illeciti, fino allo scontro con una società segreta dedita alla falsificazione di rare prime edizioni che ha il suo centro in cima al monte Manaraga.
Siamo nel non troppo lontano 2037 e il mondo è appena uscito da un Nuovo Medioevo e dalla Seconda rivoluzione islamica. L’uomo convive con delle “pulci” innestate direttamente nel cervello, le quali forniscono indicazioni, veicolano sogni, agiscono sull’umore del proprietario. Ma soprattutto, l’unica carta ancora in circolazione è il denaro. Il mondo intero è completamento digitalizzato.

Dal momento in cui l’umanità ha smesso di stampare libri e i migliori li ha trasformati per sempre in oggetti da museo, ha fatto la sua comparsa il book’n’grill.

In questa atmosfera spiazzante, si insinua il book’n’grill, una tecnica (fuorilegge) per cucinare a ricchi clienti viziati pregiate prelibatezze utilizzando, al posto della legna o del gas, prime edizioni di classici famosi, reperibili ormai solamente in musei o collezioni private.

Il mio è un destino tortuoso. Sono nato a Budapest trentatré anni fa da una famiglia di ebrei e tatari polacchi.

Géza Jasnodvorskij è un cuoco specializzato nella lettura dei classici russi, per questo viene ingaggiato in tutto il mondo. È impavido, sprezzante del pericolo che il suo lavoro gli pone davanti ogni giorno, è molto professionale e desiderato. Convive con tre “pulci”: la rossa guida il suo psicosoma, la blu ne guida la navigazione, la verde è addetta all’aspetto comunicativo-informativo.

Ada o ardore è un peso massimo, un ciocco grosso, un vero piacere con cui arrostire, di carta spessa, wood pulp paper, 626 pagine, rilegatura in tessuto, sopraccoperta plastificata. Brucia come un pino di Rodi.

Questo instabile equilibrio si rompe quando un gruppo di cuochi inizia a creare migliaia di “prime edizioni” di un libro di Nabokov, attraverso una speciale “macchina molecolare”. Copie perfette, stessi difetti, stessa consistenza, stessa resa in cucina. È il Manaraga, monte degli Urali, la sede del gruppo dissidente.

Il novanta per cento dei libri stampati dall’umanità era stato portato in discarica o semplicemente gettato in pattumiera affinché non occupasse spazio nelle case. Così le poche decine di copie sopravvissute nei musei e nelle biblioteche avevano suscitato nella parte migliore dell’umanità un’incredibile passione.

Se vi aspettate un libro sull’elogio della lettura (quella vera), rimarrete delusi. Se, diversamente, vi aspettate un libro ricco d’azione, una spy story, rimarrete nuovamente delusi. Se, invece, pensate di avere tra le mani un possibile futuro visto in chiave distopica, allora non rimarrete delusi.

Manaraga è un libro che va letto su più livelli. Se lo si approccia come semplice lettura da ombrellone, allora ci si annoierà a morte all’ennesima descrizione di una lettura di Géza presso l’ennesimo riccone che paga fior di quattrini per vedersi cuocere il filetto con una prima edizione di Checov.

Se si va più in profondità, magari ad una seconda lettura, si intuisce tutta la critica che l’autore pone nei confronti del nostro mondo (non troppo lontano nelle sue basi da quello raccontato nel romanzo).
Un mondo che da un lato venera un “oggetto” come un libro, ma dall’altro non si fa problemi a bruciarlo, letteralmente, sul fuoco del dio denaro.

È un mondo, quello di Manaraga, in cui a far da padrona è la violenza, l’astuzia, la voglia di primeggiare. Un mondo guidato dalla tecnologia, senza la quale non si sa più nulla, non si è più nulla.

La lettura scorre abbastanza veloce, anche se spesso annoia. Non è un libro per tutti, come, del resto, il genere distopico non è per un ampio pubblico di lettori (e non, lettori…).

Piango. Piango dalla gioia, per non aver commesso un grave errore. Piango dalla felicità di avere ora tutto, tutto, tutto con me: Henri, il sole, il cielo, il Manaraga, la macchina miracolosa. E il futuro, il nostro radioso futuro.

Perché leggerlo ↠ Perché è un romanzo che racconta anche di noi, del nostro mondo, visto in un'ottica futura e leggermente differente. Da leggere senza fretta e con attenzione.


Buona lettura!

- Annalisa - 

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