Recensione: Una cosa divertente che non farò mai più

«Per tutta la settimana mi sono ritrovato a fare tutto il possibile per distinguermi, agli occhi dell’equipaggio, dal gregge di caproni di cui faccio parte, per discolparmi in qualche modo»

Una cosa divertente che non farò mai più
David Foster Wallace
Minimum Fax

Trama
«E allora oggi è sabato 18 marzo e sono seduto nel bar strapieno di gente dell'aeroporto di Fort Lauderdale, e dal momento in cui sono sceso dalla nave da crociera al momento in cui salirò sull'aereo per Chicago devono passare quattro ore che sto cercando di ammazzare facendo il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto, sentito e fatto per il reportage che mi hanno commissionato». "Una cosa divertente che non farò mai più" è il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace. Commissionatogli inizialmente come articolo per la rivista Harper's, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi - iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni - è ormai diventato un classico dell'umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull'opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.
Ormai, “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, è una pietra miliare del romanzo umoristico contemporaneo
Il genio di Wallace fu spedito da una nota rivista su una crociera extra lusso a comporne una “recensione”. Quello che ne esce fuori, dopo diverse modifiche, è un libricino esilerante, scritto con lo stile sagace e pungente di Wallace, venato dalla solita malinconia che lo coglie mentre ascolta ed osserva i propri simili abbandonarsi alla pigrizia, dimenticando ogni dignità mentre si fanno servire come neonati nella culla. 



David racconta i ricchi opulenti americani come se fosse allo zoo. Ma non lo fa con malizia, anzi, lui è lì sopra a comporre una recensione e si ritrova a far parte di quel gigante organismo che ti assimila, ti rende uguale al resto dei passeggeri, occupato nelle stesse attività e negli stessi ritmi delle persone che il momento prima stavi disdegnando. 
Non è un libro semplice. Nessun libro di David Foster Wallace è semplice. Pregno di note e di quella isteria che contraddistingue lo stile del compianto scrittore (Wallace si suicidò nel 2008), nelle sue 150 pagine.

«Ho sentito cittadini americani maggiorenni e benestanti che chiedevano all’Ufficio Relazioni con gli Ospiti se per fare snorkeling c’è bisogno di bagnarsi, se il tiro al piattello si fa all’aperto, se l’equipaggio dorme a bordo e a che ora è previsto il Buffet di Mezzanotte»

“Una cosa divertente che non farò mai più” impegna il lettore con nozioni tecniche e descrizioni di un’accuratezza spaventosa (la descrizione della cabina e del bagno, ti ci fiondano letteralmente dentro). Però non dimentichiamo che Wallace è anche l’autore di Infinite Jest, una capolavoro di 1148 pagine, una più impegnativa dell’altra. Cosa potevamo aspettarci: un manuale ad uso delle agenzie di viaggio utile a farci sceglie questa crociera anziché l’altra? No.
Buona lettura!

- Emanuele - 

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